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29 mag – Nelle ”short stories” la commedia umana di Morovich

Esce il primo volume dei racconti brevi che lo scrittore fiumano pubblicò per oltre vent’anni sul ”Giornale di Brescia”
Recuperati 141 testi apparsi sul quotidiano tra il 1949 e il 1978

di PIETRO SPIRITO su Il Piccolo del 29 maggio 2010

C’è la natura, il cui domina il mare, e le navi. Ci sono i riferimenti autobiografici, con richiami e ricordi di amici, parenti, compagni di scuola. Ci sono i sogni, naturalmente, con i tanti fantasmatici personaggi, spesso animali, che caratterizzano la sua narrativa. Insomma c’è tutto il variegato mondo di Enrico Morovich, nei racconti che lo scrittore fiumano pubblicò sul ”Giornale di Brescia” dal 1949 al 1978, nel corso di una lunga, proficua collaborazione. Testi che rischiavano di essere dimenticati se Carla Boroni, coadiuvata da Bruno Rombi, biografo, amico e curatore dell’archivio e dell’opera di Morovich, non avesse recuperato pazientemente il ”corpus” di questa produzione, ritrovando ben 141 racconti brevi, che ora escono in un primo volume (1949-1970) dal titolo ”Le parole legate al dito” (Ed. De Ferrari, pagg. 219, euro 16,00) e rappresentano un’occasione ghiotta per tornare a leggere uno dei maggiori scrittori del Novecento, la cui notorietà, curiosamente, va e viene come le onde di quel mare che Morovich tanto amava.

Nato nel 1906 a Pecine, un sobborgo di Fiume quando la città era ancora sotto il Regno d’Ungheria, e morto a Lavagna, in Liguria, nel 1994, Enrico Morovich iniziò la sua carriera letteraria nel 1929 grazie ad Alberto Carocci che lo introdusse alle riviste Solaria e La Fiera Letteraria. Esule nel 1950, Morovich visse poi in varie città d’Italia, prima di trasferirsi a Genova. Considerato scrittore surrealista – ma l’etichetta gli sta stretta – lo scrittore fiumano ebbe la sua prima consacrazione quando Gianfranco Contini lo inserì nell’antologia Italia Magica. In seguito fu quasi del tutto dimenticato fino alla riscoperta verso la fine degli anni Ottanta, vivendo una seconda stagione (fu tra l’altro finalista al Premio Strega nel 1991 con ”Piccoli amanti”) grazie anche all’impegno di alcuni letterati, come appunto Bruno Rombi, che l’aiuteranno a pubblicare e ripubblicare alcune opere, stante la sua proverbiale ritrosia.

I racconti apparsi sul ”Giornale di Brescia” permettono di gettare uno sguardo approfondito nel laboratorio dello scrittore, quanto basta per ribadire la profondità e la complessità della sua opera, e la sua modernità. Dal primo della raccolta, ”L’amicizia con Febo”, all’ultimo di questo primo volume, ”Aladino”, che hanno entrambi un cane come protagonista, emerge la capacità straordinaria di Morovich di muoversi dalla dimensione surreale a una, a volte, addirittura iperreale, scandagliando psicologie e ragioni di quella che Boroni chiama la ”commedia umana”, messa in scena da Morovich con pochi, incisivi tratti. Come faceva per i suoi disegni onirici, e come emerge con forza da queste profonde, fulminanti ”short stories”.

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