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16 set – ”L’Italia non ci vuole nei libri di scuola”

di Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

L’incipit è polemico ma la festa è comunque nell’aria. “L’Italia sa poco o niente di noi e non  siamo ben visti”. Esordisce così l’on Renzo de’Vidovich all’avvio del 56.esimo Raduno dei Dalmati Italiani nel Mondo iniziato ieri a Trieste, presso la prestigiosa sede del Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di Via Torino, con una cerimonia che ha visto la partecipazione dell’on. Roberto Menia, del Sindaco Roberto Dipiazza, di Dennis Visioli in rappresentanza della Provincia di Trieste, di Renzo Codarin Presidente della Federazione degli Esuli di cui i Dalmati fanno parte, di Lucio Delcaro Presidente dell’IRCI e di Silvio Delbello Presidente dell’UPT.

A Trieste dopo sedici anni in cui i Raduni sono stati organizzati in altre città d’Italia con la partecipazione delle Comunità Italiane della Dalmazia che arriveranno a Trieste nei prossimi giorni quando ai Dalmati della città si aggiungeranno i massimi rappresentanti, Franco Luxardo ed Ottavio Missoni, rispettivamente Sindaco e Sindaco onorario ma anche altri esponenti del mondo associativo, Lucio Toth Presidente dell’ANVGD, personalità del mondo della cultura, della politica e tanta gente che continua a sentire in modo forte il legame con le radici.

Nonostante la ricchezza della nostra cultura – incalza de’Vidovich nella sala quasi al completo – che parte da imperatori e imperatrici, nei libri di scuola si continua a non parlare di noi…”. E racconta ai presenti fatti e misfatti di una terra che ha dato i natali a tanti uomini illustri, culla di civiltà la cui storia va rivista e rivalutata. “Tutto questo – dichiara ancora – non per continuare a piangere sui nostri destini ma per pensare al domani perché se la vita di un uomo dura decenni quella dei popoli prosegue per secoli”. E i Dalmati vogliono esserci. In che modo? Promuovendo i contenuti di una civiltà. Ecco perché la scelta di Trieste come luogo di questo Raduno, perché dalla capitale morale dell’Esodo parta un messaggio forte su una realtà da costruire.

La base è senz’altro “il vostro grande amore per la terra d’origine” – commenta il Sindaco Roberto Dipiazza, soddisfatto perché la manifestazione si tiene anche al Civico Museo la cui realizzazione ha coinvolto il Comune di Trieste e continua a farlo in un’interazione che schiude ad iniziative di grande respiro. “La vostra storia – sottolinea il Sindaco – è stata il motore di tanto lavoro svolto da noi negli ultimi anni, dalla realizzazione del nuovo monumento sulla Foiba di Basovizza al riconoscimento del ruolo che tanti personaggi provenienti dalle terre dell’Adriatico orientale hanno svolto nella cultura locale ma anche in quella nazionale”.

Ecco perché diventa importante – afferma il Presidente dell’IRCI, Lucio Delcaro – fare in modo che “il Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata rappresenti ciò che è stato creato nelle nostre terre nel corso dei secoli e continua a pulsare nel quotidiano. Un piccolo saggio lo vedrete nella mostra predisposta dal direttore Piero Delbello. Bisogna portare l’attenzione su queste caratteristiche che rappresentano secoli di storia in un contenitore prestigioso”.

Non è stato semplice riuscire a portare a termine i lavori di restauro dell’immobile ma la fatica e la pazienza di uomini come Silvio Delbello, l’architetto Giorgio Berni ed altri è stata ripagata. “E’ una festa – ha detto Silvio Delbello – incontrare i Dalmati in questa sede anche se personalmente, avrei voluto che la prima inaugurazione avvenisse in un diverso contesto, ovvero con una sistemazione definitiva anche dell’impianto museale che spero il Comune definisca quanto prima perché è un impegno che abbiamo con tutti coloro che hanno creduto in quanto stavamo proponendo e ci hanno supportato in questo cammino. Rimane comunque la soddisfazione di poter ospitare il Raduno che vede qui i Dalmati di tutto il Mondo anche quelli che in Dalmazia continuano a mantenere viva la cultura italiana e che l’UPT segue da vicino”.

Sono queste Comunità – afferma Renzo Codarin, Presidente della Federazione – che “sottolineano l’impegno e la lungimiranza dei Dalmati che sono stati in grado di stimolare la rinascita, come Araba Fenice, di una realtà nelle località della Dalmazia che si credeva estinta o tale comunque doveva essere per l’ex Jugoslavia. Oggi si fa strada una nuova fase che garantisce una presenza importante”.

Che aiuta a riflettere – ribadisce Dennis Visioli, VicePresidente della Provincia di Trieste – su ciò che è stata la sofferenza. “Chi soffre come noi, e dico noi perché mia madre è di Cherso, è in grado di capire il trauma dello sradicamento ed aiutare l’altro”.

Sono tematiche che impegneranno gli organizzatori del Raduno per tutta la settimana attraverso conferenze e tavole rotonde, una anche sul significato del concetto di Nazione Dalmata al quale, nel suo intervento, ha fatto cenno l’on. Roberto Menia che ha portato il saluto del Governo. Ha voluto ricordare che solo pochi giorni fa a Ronchi una cerimonia è stata dedicata ai 90 anni dall’impresa di D’Annunzio a Fiume, poeta che aveva cantato anche le lodi della terra dalmata e dei suoi uomini. “Un’eccellenza – afferma il Sottosegretario – alla quale l’Italia deve molto”.

Lancia un appello alla conservazione delle radici nella nuova Europa prima di dichiarare aperto ufficialmente il Raduno. Poi gli ospiti vengono invitati a un primo assaggio di quelle mostre che occupano tutti i piani del Museo e che verranno inaugurate in questi giorni.

 

 

(il tavolo delle autorità all'inaugurazione della settimana dalmata a Trieste: Silvio Delbello dell'UPT, Lucio Delcaro dell'IRCI, l'On. Roberto Menia, Renzo de' Vidovich, il sindaco di Trieste Dipiazza, il vicepresidente della Provincia di Trieste Visioli, il presidente della FederEsuli Renzo Codarin. Foto www.arcipelagoadriatico.it)

 

 

 

 

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(una parte del pubblico presente alla manifestazione)

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