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16 dic – La storia del ”Toscana” che portò via gli italiani da Pola

di Giuseppe Palladini su "Il Piccolo" del 16 dicembre 2009

«Non era una nave grande, non era veloce, non era lussuosa, e in definitiva non era neanche una bella nave. Sarebbe rimasta del tutto ”anonima” se non fosse stata coinvolta in eventi che hanno segnato la nostra storia». Spiega così la decisione di dedicare un libro alla ”Toscana” Paolo Valenti, presidente dell’Associazione marinara Aldebaran, autore di numerosi libri sulla marineria e la cantieristica delle nostre terre.

L’ultimo volume a vedere la luce è appunto ”Toscana, la nave dei due esodi” (Luglio editore, pagg. 124, euro 23), che viene presentato oggi alle 17.30 nella sede dell’Associazione delle Comunità istriane, in via Belpoggio.

Varata nel 1923 con il nome di ”Saarbrucken” nei cantieri Weser di Brema (nell’ambito di sei navi miste ordinate dal Norddeutscher Lloyd per i servizi con l’Estremo Oriente e il Sud America), nell’agosto 1935 venne acquistata dall’Italia per adibirla al trasporto delle truppe e di materiali nell’Africa Orientale.

Un servizio intenso, quello negli anni prima della Seconda guerra mondiale, e anche durante il conflittto, che vide il ”Toscana” impiegato per il trasporto di truppe sulle rotte della Spagna (durante la guerra civile) e dell’Albania, ma anche della Libia per il trasferimento di migliaia di ”coloni” italiani e delle loro famiglie.

Nave ospedale durante il Secondo conflitto mondiale, utilizzata per il trasporto di feriti e infermi dalla Libia e dalla Tunisia, ma anche per l’evacuazione della Sicilia in seguito allo sbarco anglo-americano, e ancora per il collegamenti militari con le isole del Dodecanneso, al termine della guerra, il 4 dicembre 1945, il ”Toscana” rientrò a Napoli e venne destinato dal Comitato gestione navi degli Alleati al servizio fra Napoli e Cagliari. Nell’agosto 1946 fu derequisito e qualche mese dopo restitutito al Lloyd Triestino (cui era stato assegnato al momento dell’acquisto nel 1935), sotto la cui bandiera provvide comunque al rimpatrio di ex prigionieri dalla Libia e dalla Tunisia. Proprio nel 1946 iniziò la conferenza di pace di Parigi, che decretò la perdita della Venezia Giulia, fatta eccezione per il Territorio libero di Trieste.

Con il Trattato di pace inizò il doloroso esodo di migliaia di italiani dall’Istria, e con esso si aprì un altro capitolo della vita del ”Toscana”: il trasferimento di migliaia di famiglie, con le loro masserizie, sia di Pola sia del resto dell’Istria, che attraverso quel porto raggiunsero l’Italia sbarcando a Venezia o ad Ancona. Solo a Pola si stimò che 7.500 famiglie (28mila persone) avessero deciso di lasciare la loro città, con qualcosa come 180mila metri cubi di masserizie.

Il primo viaggio partì da Pola il 7 febbraio 1947, sotto la neve. In una decina di viaggi alternati fra Venezia e Ancona, il ”Toscana” trasporto 16.800 profughi. Per inciso, in quei tragitti la nave non fece mai scalo a Trieste, poichè il Governo militare alleato pensava di non poter accogliere un così elevato numero di profughi, anche se erano già stati allestiti rifugi di fortuna nel grande Silos e in altre zone della città.

Il ”Toscana” fu la nave più famosa dell’esodo, affiancata da altre meno note e più piccole, come il cargo Montecucco, le motonavi Pola e Grado dell’Istria-Trieste, ma anche trabaccoli e motovelieri, che trasferirono i profughi anche in altri porti.

E questo fu il primo esodo che vide il ”Toscana” protagonista. Il secondo – da cui appunto il titolo del volume – fu quello degli esuli da Trieste verso l’Australia, dopo la ristrutturazione dell’unità in nave passeggeri, effettuata dal cantiere San Marco di Trieste nella seconda metà del 1947.

Rimesso in linea per il Sud Africa nel gennaio 1948, nell’ottobre dello stesso anno veniva destinato alla linea Genova, Suez, Colombo, Sidney, in quanto il governo australiano aveva aperto le porte all’immigrazione.

Con la ristrutturazione dei servizi dal Tirreno, il ”capolinea” del ”Toscana” per la rotta dell’Australia veniva spostato a Trieste, dove aumentava la richiesta di imbarchi per quel continente anche da parte dei profughi provenienti dai paesi del blocco sovietico e dai Balcani.

In seguito alla ”fine” del Territorio Libero di Trieste nell’ottobre 1954, con il ritorno della città all’Italia, dalla Zona B si creò un nuovo esodo, che determinò un aumento della popolazione triestina e la creazione di nuovi campi profughi. Le sistemazioni precarie e la mancanza di lavoro spinserò migliaia di istriani e di triestini, a tentare fortuna in Australia.

Insieme ad altre navi di vari armatori, fra cui il ”Castel Verde” il ”Castel Felice”, il ”Sebastiano Caboto” e la ”Fairsea” , fra il 1954 e il 1957 il ”Toscana” fu così protagonista di questo secondo esodo, che vide la partenza di circa 22mila persone fra triestini e giuliani, di cui almeno 15mila trasportati appunto dal ”Toscana”.

Alla fine del 1960, dopo numerosi altri viaggi con profughi diretti in Australia, il ”Toscana” finiva la sua vita, con la messa in disarmo nel porto di Trieste, per poi essere demolito in Liguria nel 1962.

 

 

 

(sotto la neve i polesani raggiungono il molo dove il "Toscana" li sta aspettando: è uno dei momenti-simbolo dell'esodo degli istriani)

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