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15 gen – Mesic: i partigiani croati liberarono Trieste e l’Istria

Altro che riconciliazione e dialogo come auspicato dal capo dello Stato sloveno Danilo Türk. Tra Slovenia e Croazia, dopo il veto di Lubiana a Zagabria nell’Ue, è ormai guerra fredda.

A rinfocolare le polemiche ci ha pensato il presidente della Repubblica croata, Stipe Mesic il quale, parlando agli studenti della facoltà di Scienze politiche della capitale (la futura classe diplomatica e dirigenziale croata) ha strappato appalusi a scena aperta affermando che durante la Seconda guerra mondiale sono stati i partigiani croati a liberare l’Istria e Trieste, mentre quelli sloveni combattevano contro i nemici interni e sul fronte austriaco. «Se le brigate croate non avessero liberato il Litorale e la Venezia Giulia – ha detto Mesic – la Slovenia guarderebbe oggi il mare a venti chilometri di distanza». Insomma, letta la dichiarazione fra le righe, Lubiana deve ai partigiani croati l’attuale sovranità su Capodistria, Isola e Pirano.

Ma non basta. Egli ha poi ribadito che la Croazia non può accettare la pretesa slovena di controllare le acque dell’intero golfo di Pirano e che la commissione Badinter, nel 1991, ha stabilito che i confini tra le varie repubbliche della Jugoslavia sarebbero diventati i limes dei nascituri Stati indipendenti. «La Slovenia – ha affermato – non è un problema della Croazia, ma dell’Unione europea», rimarcando quell’isolamento diplomatico che Lubiana sta vivendo in queste ore dopo il veto dell’ingresso nell’Ue a Zagabria.

Il capo dello Stato croato ha ripetuto che il contenzioso può essere risolto ricorrendo al giudizio della Corte internazionale dell’Aja, «proposta – ha poi specificato – che la Slovenia rifiuta». «Del resto – ha puntualizzato – lo stesso problema che Zagabria ha oggi con Lubiana ce l’aveva la Slovenia con la Croazia al tempo del suo ingresso nell’Ue. Ci sono anche questioni di principio da rispettare». Tesi questa confutata con forza dal premier sloveno, Borut Pahor il quale sostiene che, a quel tempo, ci fu l’accordo Drnovsek-Racan sui confini che fu accettato dalla Commissione europea, ma bocciato dal Parlamento croato.

Alla fine della sua allocuzione, Mesic ha affermato che comunque Croazia e Slovenia troveranno un accordo oppure la questione sarà «congelata» come lo è attualmente quella confinaria tra Zagabria e Podgorica.

«Il capo di Stato croato sta cercando di ribaltare la storia», è la sdegnosa replica dell’eurodeputato liberaldemocratico, Jelko Kacin, già ministro dell’Informazione nel primo governo della Slovenia indipendente. «Il populismo – ha aggiunto – non è lo stile che si addice a un presidente della repubblica e non contribuisce certo ai buoni rapporti tra i due Paesi». «Non solo Mesic ha offeso la sensibilità slovena, ma ha anche confuso se stesso e l’intera nazione croata». Parole dure anche da parte dell’«Associazione 25 giugno». «Le dichiarazioni di Mesic – hanno replicato – non fanno altro che innalzare la tensione tra i due Stati. E poi – hanno aggiunto – i fatti storici sono totalmente diversi. Basta leggere i nomi sulle lapidi di Basovizza, Trebiciano, Opicina, Prosecco e Aurisina per capire che la maggior parte dei caduti nella lotta di liberazione di Trieste sono stati sloveni». L’Associazione mette, infine, in guardia da questa sorta di revanscismo croato. «Se le posizioni sono queste – hanno concluso – quando Zagabria ha bisogno della Slovenia per entrare nell’Unione europea e nella Nato, figuriamoci che cosa potranno tirare fuori quando saranno membri a pieno titolo di queste importantissime organizzazioni internazionali».

Anche alcuni partigiani sloveni che vivono a Trieste si sono detti «sconvolti» dalle parole di Mesic il cui padre, peraltro, ha partecipato alla guerra di liberazione. «Noi possiamo ancora testimoniare chi ha liberato Trieste e i primi partigiani a giungere in città sono stati quelli sloveni del battaglione ”Tiger”. La storia non si può cambiare – concludono – nè tantomeno manipolare».

Mauro Manzin su "Il Piccolo" del 15 gennaio

 

 

 

(il presidente croato Stipe Mesic)

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