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12 lug – Concerto Trieste: riconosciuti i torti di queste terre

di Roberto Morelli su Il Piccolo dell'11 luglio

Certo, il sito di Piazza Libertà non è la foiba di Basovizza, e sarà pure un "monumentino, un'ex centralina dell'Enel" (parole di Menia), la cui scelta renderebbe ipocrita l'evento.

Ma tutto questo ha veramente importanza? Una triplice visita di Stato va soppesata non per ciò che materialmente è, ma per ciò che rappresenta. A darne la cifra storica non è la sosta all'ex centralina dell'Enel o al caseggiato in via Filzi (un ragionamento che, alle estreme conseguenze, ci porterebbe a qualificare la Risiera come un capannone dismesso, e la Foiba come un blocco di cemento sul Carso), bensì il significato politico che da quella sosta promana: ciò che non cambia di un'unghia, a Basovizza come in Piazza Libertà. E il fatto che la soluzione di un potenziale caso diplomatico sui siti sia avvenuta su proposta di due esponenti dei rispettivi mondi, Lucio Toth e Milos Budin, aggiunge valore alla scelta. Rompere su questo punto avrebbe significato perdere l'opportunità forse irripetibile di un gesto comune, offerta da un "campo neutro" di eccezionale valore culturale (la musica, Muti, i giovani talenti artistici dei tre Paesi), e sarebbe stato semplicemente imperdonabile. Avremmo continuato ognuno a sventolare la nostra dolorosa bandiera, il nostro incompreso livore, la nostra incapacità d'essere capiti poiché chi non ha provato non può capire.

Il mondo dell'esodo ha sofferto pene indicibili, e così pure i congiunti degli infoibati. Le vittime furono uccise o cacciate due volte, per decenni: le loro vicende taciute, negate, mistificate; il loro patriottismo, ignorato; le iniquità patite, liquidate come l'ineluttabile prezzo della storia. Oggi molto è cambiato. Lo è stato da parte italiana, anche grazie a una riconsiderazione a sinistra partita da Trieste (per iniziativa coraggiosa di Stelio Spadaro nel 1996) e poi estesa a tutto il Paese. Riconsiderazione di cui lo stesso Napolitano porta grandi meriti, per le parole dette e le scelte fatte in varie occasioni, come pure il sindaco Dipiazza e lo stesso centrodestra (Menia compreso) per il nuovo clima maturato in città.

Ma da oltre confine, non ancora un gesto era venuto, non un atto di riconoscimento morale invece doveroso non per chiudere ferite che rimarranno aperte da entrambe le parti, ma per guardare avanti. Dopodomani questo primo atto avverrà dalle più alte cariche dello Stato. Al mondo dell'esodo non si può chiedere di festeggiare, ma di capire che non è cosa da poco. Gli stessi presidenti sloveno e croato, nel venire, hanno fatto una scelta non comoda nella politica interna, ché ognuno ha i suoi problemi in casa. Vi sono momenti da cogliere al volo per fare un passo avanti. Martedì accadrà: è il motivo migliore per far sentire ai tre presidenti l'applauso di Trieste, quando varcheranno piazza dell'Unità al cospetto della musica che non ha confini.

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