di Gabriella Zani su Il Piccolo dell'8 maggio 2009
Negozi aperti o chiusi come al solito, musei con i consueti orari domenicali, alberghi pieni a metà, solo in centro e solo se dotati di sufficienti stelle, bar a ristoranti che si attendono invece felici affari (come con la recente Bavisela). Città murata da una cerniera di divieti domenica per il triplice passaggio del Giro d’Italia, da piazza Libertà alle Rive, da Passeggio Sant’Andrea alla galleria di Chiarbola e poi in viale D’Annunzio, piazza Garibaldi, via Carducci. E i triestini «chiusi dentro» che cosa faranno, oltre che eventualmente assieparsi alle transenne per sentire il respiro dell’emozionante volata di bici, e chi lavora di turismo come aspetta dunque l’evento e come si organizza, quanto ci spera e quanto gli è di fatto conveniente?
I negozi non hanno ricevuto uno speciale invito dai vertici della categoria come per il 25 Aprile, apriranno come ogni domenica (quelli che di solito aprono) oppure potranno decidere lì per lì: nel centro storico chi ha meno di 400 metri quadrati di superficie ha libertà d’azione a prescindere da leggi regionali o fresche patenti di «città d’arte». «Abbiamo pensato – dice la responsabile dei dettaglianti Donatella Duiz – che col Giro la gente va a vedere i ciclisti più che le vetrine: magari sbagliamo valutazione, ma conta anche il fatto che i negozi resteranno aperti sabato 16 maggio fino alle 22 per Piazzale Europa e il concerto di Mtv, e che abbiamo invitato i colleghi ad aprire di più la domenica successiva, non è che si possa lavorare proprio sempre…».
«Il target del Giro d’Italia – commenta invece Guerrino Lanci, presidente degli albergatori – è piuttosto particolare, hanno prenotato persone degli staff sportivi e tecnici, giornalisti televisivi e della carta stampata, emissari degli sponsor, e solo in alberghi centrali e da tre stelle in su, sono impegnate circa 500-600 stanze per una notte, per fare un paragone i campionati di nuoto ne hanno prenotate almeno 1200, e per una settimana intera, con circa 2500 persone ospiti, mentre le gare di arti marziali hanno portato a Trieste non meno di 1000-1200 tra sportivi, staff e famiglie». Dunque un medio risultato, il Giro, dal punto di vista alberghiero. «Lo spettatore-turista – prosegue Lanci – accorre casomai a tappe spettacolari, ad arrivi o partenze, e in ogni caso arriva anche all’ultimo minuto». Lanci certifica che negli ultimi mesi il flusso turistico a Trieste è stato bassino, con un «andamento preoccupante».
Per i pubblici esercizi vige la totale libertà di tenere aperto secondo volontà e convenienza: Beniamino Nobile, presidente della Fipe, si dice comunque ottimista, «perché la crisi qui c’è ma non si vede proprio tanto, perché domenica è anche la Festa della mamma, perché maggio è il mese delle prime comunioni, perché arriva anche Piazza Europa, e perché con questi eventi di solito c’è un sacco di gente in giro e si lavora bene». Il Giro d’Italia, dunque, sarà una ciliegina per bar e ristoranti.
Mentre chi vorrà spostarsi in città dovrà fare estrema attenzione, o aspettare le 18, o consultare le variazioni di percorso degli autobus, molti si chiedono che cosa succederà coi servizi di emergenza. «Il Giro ha la sua organizzazione sanitaria per gli sportivi – risponde il direttore del 118, Vittorio Antonaglia -, e stranamente la Prefettura non ha organizzato un servizio speciale, noi abbiamo potenziato il servizio comunque, come per ogni situazione di assembramento pubblico, per il resto conosciamo tracciati, divieti e strade e arriveremo ugualmente dappertutto».