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Bandiere rosse sul carso, Dipiazza infuriato (Il Piccolo 08 mag)

di PIERO RAUBER

La sua agenda prevedeva il sopralluogo in Strada del Friuli, per l’inaugurazione del cantiere di rimodellamento del tornante Moncolano. Poi Roberto Dipiazza, stuzzicato dall’assessore ai lavori pubblici Franco Bandelli che lo acccompagnava, ha improvvisato una divagazione verso il Carso, per vedere l’area del futuro parcheggio di Prosecco, immaginando di potersi godere il trionfo della primavera. Arrivando, invece, si è goduto un vero trionfo di bandiere rosse. Bandiere agganciate ai cartelli stradali, appese ai pali dell’illuminazione pubblica, ai fili della luce sopra le strade, nei giardini delle villette come pure alle finestre delle case. Non si era mica scomodato un polemico comitato d’accoglienza. Erano – a sei giorni di distanza – le tracce del Primo maggio, ricorrenza sacra per buona parte dei carsolini. Tracce che, peraltro, fino a ieri erano ancora ben in vista da Basovizza a Santa Croce, lungo l’intero altopiano triestino, sulla scia di una consuetudine che le vuole esposte per una settimana, non di più. Dipiazza non ci ha visto più, però, quando gli è parso di scorgere una bandiera jugoslava – in realtà è quella, molto simile, del Fronte popolare di Liberazione sloveno – accanto al tricolore italiano sui pili del monumento ai partigiani. E soprattutto, quando gli hanno mostrato altre due bandiere esposte da altrettanti finestre di una casa: una della Jugoslavia, la seconda dell’Unione Sovietica. Si narra che sempre da quelle finestre, durante i mondiali di calcio 2006 abbiano fatto mostra di sé le bandiere di Germania e Francia, le ultime due avversarie dell’Italia…

A quel punto il Dipiazza furioso si è attaccato al telefonino: «Se non le tolgono entro domani mattina stiano certi che non le metteranno più neanche il Primo maggio», l’ultimatum lanciato al presidente della Prima circoscrizione Altopiano Ovest competente su Prosecco Bruno Rupel, nonché al consigliere comunale del Pd che abita in zona Stefano Ukmar. «Esiste una sorta di patto di non belligeranza per il Primo maggio – ha sbottato il sindaco – ma adesso basta con la tolleranza. Trovo scandalosa una simile esposizione che ormai non accade nemmeno nelle regioni più rosse d’Italia. Alcune sono anche fuori legge: la bandiera rossa sistemata sui cartelli stradali secondo il codice della strada segnala la presenza di cantieri». In linea anche Bandelli: «Nessun problema se si espongono le bandiere rosse nel giorno della festa, ma tenere fuori per una settimana la falce e martello è una scelta un po’ fuori mercato…».

«Mi spiace ma in questi giorni ero chiuso in casa per l’influenza, se le avessi viste avrei mosso subito le acque», ha poi spiegato Rupel. Che ha aggiunto: «Domani (oggi, ndr) sono persuaso al 99% che potrò telefonare al sindaco già al mattino e dargli la notizia che le bandiere sono state tolte». «Quando avevo vent’anni perché è la ”clapa” di ragazzi del paese che si occupa delle bandiere – gli ha fatto eco Ukmar – le appendevo anch’io. Però il giorno dopo andavano giù. La bandiera sovietica? È esposta da una casa privata. Cosa può fare un consigliere comunale?».

«Le bandiere rosse quando non recano icone politiche sono il simbolo del lavoro, non del comunismo», ha chiuso il presidente della Seconda circoscrizione Altopiano Est Marko Milkovic. «Sono una tradizione dei paesi, come le bande che suonano per il Primo maggio. Anch’io ci vado, dietro alla banda. Peggio sono tutte quelle scritte in città con svastiche e stelle rosse…».

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