Lo Stato Italiano ha posseduto la maggior parte della Venezia Giulia fino al 1947. La storia, con cause ed effetti, collega il passato, il presente ed il futuro ecco perché non si può dimenticare e “sotterrare dalla memoria l’inutile sacrificio” dei protagonisti di quell’immensa tragica guerra del 1915-1918.
Un quadro di una guerra mondiale europea, un destino per gli uomini di quella sconvolgente realtà che aveva lasciato nei corpi e nelle menti tracce profonde, sofferenze e testimonianze contenute nei tanti volumi che ricordano la storia e il destino di centinaia e migliaia di soldati.
L’alto e medio Isonzo sono stati teatro della zona dove si svolsero le sanguinose “dodici battaglie” che culminarono nella disfatta di Caporetto, e il ripiegamento d’intere armate fino alla linea del Grappa-Piave, ma fu anche l’inizio dell’offensiva per la vittoria, ponendo fine ad un sanguinosissimo conflitto durato quarantun mesi, il “4 Novembre 1918”.
Il 24 maggio 1915 l’ITALIA era entrata in guerra.
Era il mattino del 18 luglio l’inizio de “la seconda battaglia dell’Isonzo” e per la prima volta i combattenti avevano sperimentato l’effetto scioccante di un intenso e assordante bombardamento.
Il 14 Agosto, il fuoco di sbarramento delle artiglierie austriache continuava giorno e notte. Un tiro pesante e diretto contro il fronte di Tolmino, significava il prologo a nuovi attacchi della fanteria italiana. Preparandosi alla prossima battaglia la fanteria inviata nella zona delle operazioni si era scavata delle trincee, profonde appena cinquanta centimetri, rinforzate da sacchi di terra, il massimo possibile in quei terreni rocciosi, in cui ripararsi.
Il 18 Agosto si concludeva la seconda battaglia dell’Isonzo, interrotta da frequenti azioni intraprese da ambo le parti. La situazione intorno a Tolmino si faceva sempre più critica e il tempo stringeva. Nell’attesa di un’altra e imminente grande battaglia continuavano le piccole azioni d’artiglieria, e così:…
“Al “Sottotenente Gaspare Tardivelli” era stato comandato di aprire un varco tra i reticolati nemici con una squadra d’animosi della propria compagnia, ma quel campo di battaglia non offriva né riparo né difese naturali per i soldati. Quel ragazzo aveva dimostrato d’essere costante, capace di abbracciare un “ideale” e rimanervi fedele. Così… in una di quelle ardite operazioni per la conquista della collina occupata dagli austriaci, sebbene bersagliati con efficacia, tennero impavidi il proprio posto trovandovi gloriosa morte, con tutta la squadra allineata. Cadde gloriosamente il 22 Agosto 1915 di fronte a Tolmino.
Altre squadre ci arrivarono dopo furiosi combattimenti a prezzo d’incredibili difficoltà, di loro rimaneva pochissimo.
Sotto l’impeto delle battaglie furono lasciati sul terreno migliaia di morti e feriti agonizzanti. Era stato un vero massacro.
Era stata una “fine tragica” e “La medaglia d’argento e bronzo alla memoria” sul campo di battaglia non aveva consolato i famigliari e soprattutto la giovane moglie che era impazzita dal dolore. Il figlio Aldo, nato dopo la partenza, non l’avrebbe mai conosciuto.
Passarono parecchi anni dalla fine della guerra, quando un fratello (zio Ulisse, anche lui Tenente di Fanteria, aveva voluto recarsi nel luogo del massacro dove si erano battuti i soldati Italiani, in quella “Grande guerra”, alla ricerca delle spoglie di suo fratello.
Nella parte occidentale del cimitero militare di Tolmino c’era la lapide che cercava.
Un semplice blocco di granito alto circa trentacinque centimetri, con un’iscrizione sulla parte anteriore.
Prima di partire recitò una preghiera, poi s’inchinò a toccare un’ultima volta la pietra.
Quanta tristezza suscitano il sacrario di Redipuglia e quello di Oslavia a pochi passi dal Confine, dove sono sepolti i caduti nella Prima Guerra Mondiale: sono 500mila. Valorosi combattenti che hanno “sacrificato la vita” per la grandezza della Patria.
Un sacrificio inutile visto che con il “Trattato di Pace del 1947” siamo ritornati, nuovamente, al Confine di Stato dell’anno 1915. L’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Aldo Tardivelli
(da “La Voce di Fiume” – dicembre 2015)