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Vogliamo ricordare  lo zio Gaspare Tardivelli – 15gen16

 

Lo Stato Italiano ha posseduto la maggior parte della Venezia  Giulia fino al 1947. La storia, con cause ed effetti, collega il passato, il presente ed il futuro ecco perché non  si può dimenticare e “sotterrare dalla memoria l’inutile sacrificio”  dei protagonisti di quell’immensa tragica guerra del 1915-1918.
Un quadro di una guerra mondiale europea, un destino  per gli uomini di quella sconvolgente realtà che aveva lasciato  nei corpi e nelle menti tracce profonde, sofferenze e  testimonianze contenute nei tanti volumi che ricordano la  storia e il destino di centinaia e migliaia di soldati.
L’alto e medio Isonzo sono stati teatro della zona dove si  svolsero le sanguinose “dodici battaglie” che culminarono  nella disfatta di Caporetto, e il ripiegamento d’intere  armate fino alla linea del Grappa-Piave, ma fu anche  l’inizio dell’offensiva per la vittoria, ponendo fine ad un  sanguinosissimo conflitto durato quarantun mesi, il “4  Novembre 1918”.
Il 24 maggio 1915 l’ITALIA era entrata in guerra.
Era il mattino  del 18 luglio l’inizio de “la seconda battaglia dell’Isonzo”  e per la prima volta i combattenti avevano sperimentato  l’effetto scioccante di un intenso e assordante  bombardamento.
Il 14 Agosto, il fuoco di sbarramento  delle artiglierie austriache continuava giorno e notte. Un   tiro pesante e diretto contro il fronte di Tolmino, significava il prologo a nuovi attacchi della fanteria italiana.  Preparandosi alla prossima battaglia la fanteria inviata nella zona delle operazioni si era scavata delle trincee,  profonde appena cinquanta centimetri, rinforzate da sacchi  di terra, il massimo possibile in quei terreni rocciosi, in  cui ripararsi.
Il 18 Agosto si concludeva la seconda battaglia  dell’Isonzo, interrotta da frequenti azioni intraprese  da ambo le parti. La situazione intorno a Tolmino si faceva  sempre più critica e il tempo stringeva. Nell’attesa  di un’altra e imminente grande battaglia continuavano le  piccole azioni d’artiglieria, e così:…
“Al “Sottotenente Gaspare  Tardivelli” era stato comandato di aprire un varco  tra i reticolati nemici con una squadra d’animosi della propria  compagnia, ma quel campo di battaglia non offriva   né riparo né difese naturali per i soldati. Quel ragazzo aveva  dimostrato d’essere costante, capace di abbracciare un   “ideale” e rimanervi fedele. Così… in una di quelle ardite  operazioni per la conquista della collina occupata dagli  austriaci, sebbene bersagliati con efficacia, tennero impavidi  il proprio posto trovandovi gloriosa morte, con tutta la  squadra allineata. Cadde gloriosamente il 22 Agosto 1915  di fronte a Tolmino.
Altre squadre ci arrivarono dopo furiosi  combattimenti a prezzo d’incredibili difficoltà, di loro   rimaneva pochissimo.
Sotto l’impeto delle battaglie furono  lasciati sul terreno migliaia di morti e feriti agonizzanti.  Era stato un vero massacro.
Era stata una “fine tragica” e “La medaglia d’argento e  bronzo alla memoria” sul campo di battaglia non aveva  consolato i famigliari e soprattutto la giovane moglie che   era impazzita dal dolore.   Il figlio Aldo, nato dopo la partenza,  non l’avrebbe mai conosciuto.
Passarono parecchi anni dalla fine della guerra, quando un  fratello (zio Ulisse, anche lui Tenente di Fanteria, aveva voluto recarsi nel luogo del massacro dove si erano battuti i  soldati Italiani, in quella “Grande guerra”, alla ricerca delle spoglie di suo fratello.
Nella parte occidentale del cimitero militare di Tolmino  c’era la lapide che cercava.
Un semplice blocco di granito  alto circa trentacinque centimetri, con un’iscrizione sulla  parte anteriore.
Prima di partire recitò una preghiera, poi  s’inchinò a toccare un’ultima volta la pietra.
Quanta tristezza  suscitano il sacrario di Redipuglia e quello di Oslavia a  pochi passi dal Confine, dove sono sepolti i caduti nella Prima Guerra Mondiale: sono 500mila. Valorosi combattenti  che hanno “sacrificato la vita” per la grandezza della Patria.
Un sacrificio inutile visto che con il “Trattato di Pace  del 1947” siamo ritornati, nuovamente, al Confine di Stato dell’anno 1915. L’inizio della Prima Guerra Mondiale.

 

Aldo Tardivelli
(da “La Voce di Fiume” – dicembre 2015)

 

 

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