Una prospettiva economica sull’esodo giuliano-dalmata

Proponiamo un breve riassunto della videoconferenza organizzata dal Comitato provinciale di Milano dell’Anvgd tenuta mercoledì 27 ottobre. Claudio Fragiacomo ha sintetizzato il tema della conferenza che aveva per oggetto: L’esilio delle imprese. Per una storia economica delle imprese giuliano-dalmate (1947-1955)”.

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Ho voluto sintetizzare con “Il contenzioso italo-jugoslavo nelle trattative economiche che precedono e accompagnano il Trattato di Osimo” il tema della conferenza di mercoledì 27 ottobre, avente per oggetto: “L’ESILIO DELLE IMPRESE. Per una storia economica delle imprese giuliano-dalmate (1947-1955)”. Il relatore, Prof. Gianraimondo Farina è ricercatore e studioso presso l’Università Cattolica di temi storico-economici, ed inoltre particolarmente sensibile al dramma dell’esodo giuliano-dalmato, essendo stato allievo di una maestra esule da Orsera.

Nella conferenza il relatore ha prima enumerato le numerose imprese esistenti a Zara, che, in parte distrutte dai pesanti bombardamenti alleati, in parte spoliate e umiliate dalle autorità jugoslave, hanno presto cessato di esistere. Si è unicamente salvata la Luxardo, che grazie alla sola intraprendenza dei successori e senza aiuto alcuno da parte dello stato italiano, si è ricostituita nel Veneto.

La situazione a Pola era simile, anche se Pola viveva essenzialmente del suo cantiere navale Scoglio Olivi. Il relatore ha voluto ricordare gli anni attorno al 1948, dove regnava la più completa desolazione, mentre i papaveri del partito si facevano forti degli slogan “Morte al Fascismo” “Libertà ai Popoli” per mascherare la loro completa nullità nel gestire la situazione e nel venire incontro ai bisogni della popolazione.

Il tema degli indennizzi, sia dei beni abbandonati dagli esodanti che delle proprietà connesse ad un’attività industriale o commerciale, è stato a lungo terreno di negoziazione fra le autorità italiane e jugoslave.

Il relatore rileva che da parte italiana gli interessi dei giuliano-dalmati sono stati difesi senza convinzione, in quegli anni i politici italiani erano affascinati da Tito visto come l’astro nascente dei paesi non allineati, e non come il sanguinario boia di centinaia di migliaia di vittime.

Anche il Trattato di Osimo è stato voluto dalla politica nazionale motivata dalla necessità di nuove alleanze, sacrificando aspirazioni e interessi degli abitanti della Zona B, che fino all’ultimo avevano sperato nella possibilità di una soluzione diversa.

Umberto Saba, in un suo scritto, affermava che i triestini, nei confronti degli occupanti alleati, non volevano essere considerati indigeni, cioè soggetti incapaci di gestirsi in proprio. Dal periodo del Governo Militare Alleato erano passati altri vent’anni, ma sembra che anche i governanti italiani abbiano considerato i triestini degli indigeni, tenendoli all’oscuro di tutte le loro decisioni

Questi alcuni temi trattati nella conferenza, riascoltabile nella sua interezza al link YouTube del Canale del Comitato di Milano:

Fonte: Como Live, Resegone Online, Valtellina News, Varese in Luce – 30/10/2021

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