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Spalato: il monumento mai eretto (C.I. Spalato dic 09)

A proposito di un monumento mai eretto

Facendo proprio un pensiero di Giulio Baiamonti, espresso nelle sue "Memorie della città di Spalatro:" "Ogni nazione dovrebbe promettere un premio a colui che mettesse in piena luce le manchevolezze della sua Costituzione e delle sue abitudini, nonché degli errori dei suoi progenitori", Lorenzo Dalbello iniziò a suo tempo nel 1900, una mirabile e solerte iniziativa: quella di raccogliere fondi in città e nei paesi circostanti, affinché fosse eretto un monu­mento ad Antonio Baiamonti, nipote di Giulio, grande sindaco della città di Spalato.

L'opera di Lorenzo Dalbello venne ferocemente contrastata dalla parte croata che ostacolava ogni iniziativa del Partitio Autonomista* italiano: il 31 Marzo 1900 il nr.24 del "Narodni List", giornale zaratino portavoce del Partito Nazionale croato, uscì scrivendo in croato: "Oggi pomeriggio è venuto da Sinj (il luogo più florido della Dalmazia montana con un nucleo di cittadini distinti), Lorenzo Dalbello, ispettore dell'Ufficio del Saggio, per adescare le sotto­scrizioni di coloro che furono favorevoli alle oblazi­oni per il monumento ad Antonio Baiamonti, già sindaco di Spalato. Sperava egli di averne fortuna. Ma se ne andò con il muso basso. Infatti, l'Assessore comunale Šlujo, con sincerità e apertamente, gli disse ciò che gli spettava, senza aver timore dei controlli che Dalbello eseguiva d'ufficio nei circondari della Dalmazia.

"Preghiamo, quindi, questo indesiderato agitatore del Partilo Autonomo di lasciarci in pace, perché qui vivono soltanto Croati e non dei rinnegati. Per ora basta".

Lorenzo Dalbello rispose direttamente agli Strali del "Narodni" sul foglio "Il Dalmata", anch'esso Stampato a Zara, che perorava le cause del Partito Autonomista. Il nr. 32 del 21 Aprile 1900 firmò l'articolo intitolato "A tutta risposta": "Nel Narodni List nr.24 di quest'anno, un rettile anonimo Sputa la sua bava velenosa contro di me, in una corrispon­denza tendenziosa e malevola, intessuta di menzogne ed elaborata con perfidia a base di delazione. Le accuse e le calunnie dirette contro di me, come a persona, e specialmente da certi individui, neppure mi degno di rilevarle e ancor meno di confutarle, e Stimerei perciò molto al di sotto del mio decoro, onorare di una risposta l'indegno corrispondente.

Essendo però che egli, nella sua corrispondenza, con manifesta maligna intenzione, e con insistenza

degna di miglior causa, batte sempre sovra una nota, cioè sulla mia veste di impiegato dello Stato, non posso far a meno di ribattere le sue menzogne di evidente tendenziosità. Trovo perciò necessario di esporre i fatti come sono, semplicemente e franca­mente.

Trattandosi delle oblazioni raccolte da me pel monumento ad Antonio Baiamonti, lo feci esclusiva­mente come persona privata, avente il diritto di farlo, senza incarico, di mia volontà, senza sotterfugi e fini secondari, ma spontaneamente e alla piena luce del sole. Spinto a ciò dalla infinita Stima e venerazione che nutrì sempre, e nutro, pel defunto stesso. Nelle ore libere godo, e ho il diritto di fare, delle escursioni sulla bicicletta nei villaggi circonvicini, come per mio passatempo sono uso di fare da lungo tempo. E in queste occasioni, familiarmente e solo fra amici e conoscenti, e nei soli villagi di Trigl e Ugliane, raccolsi delle oblazioni, esponendo francamente lo scopo. Non mi servì mai e in nessun caso, della mia veste ufficiosa, né feci pressione e nessuno, né approfittai della ignoranza di alcuno. Questi mezzi li lascio ai miei avversari. Quindi non é che io con mezzi illeciti abbia carpito delle oblazioni, ma queste mi furono date con piena coscienza degli oblatori di buona volontà.

Onorando in questa maniera, e contribuendo, per quanto potevano le mie modeste forze, la memoria benedetta dell'illustre defunto, che tanto bene fece al proprio paese. Io non posso che avere la coscienza quieta e contenta di aver soddisfatto un lieto dovere. Ed osservo che, anche per fare il delatore, non basta averne la Stoffa e la vocazione, ma bisogna addurre dei fatti concreti e prove inconfutabili. Non delle semplici insinuazioni e delle calunnie".

QueSte le passioni che animavano i nobili due espo­nenti della famiglia Baiamonti e anche, chi si faceva portavoce, per l'erezione di un monumento che potesse mantenere vivo nel popolo le opere e l'amore che queSti profusero per la loro città. Auspico che, in un giorno non lontano, la mia città possa finalmente onorare la memoria e le opere di Giulio e Antonio Baiamonti, rendendo giustizia a chi, come Lorenzo Dalbello, custodì gelosamente e con grande fervore il ricordo.

Dr.M.ČULIĆ – DALBELLO Presidente della Comunità d.Italiani di Spalato

* Il Partito sosteneva la necessità di conservare in Dalmazia la lingua e la cultura italiana.

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