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Soffia la Bora, in mostra a Trieste (Il Piccolo 30 ago)

Tutto quanto fa bora. Da quella del passato – fermata su pellicole, ritratta su cartoline, dipinta su quadri, modellatata su sculture e protagonista di ritagli ingialliti – a quella moderna. Rappresentata dal windsurf, da un mulino da viaggio per ricaricare il cellulare e da video caricati su Youtube. O perfino imbottigliata, assieme ad altri venti da collezione inviati da "ambasciatori eolici" di tutto il globo.

Non è certo una mostra convenzionale quella allestita dall'associazione Museo della Bora in collaborazione con l’assessorato alla Cultura, aperta fino al 12 settembre a palazzo Costanzi.

”LaBORAtorio: il vento di Trieste in mostra”, prima esposizione dedicata a uno dei simboli cittadini, regala molte chicche, descritte con trasporto dal presidente Rino Lombardi, appassionato di vento e refoli da Est-nord-est.

Tra le curiosità che meritano di far saltare intere sezioni per andarle subito a scovare, il generatore eolico Revolution'Air, macchina a vento dall'originale design firmata da Philippe Starck e definita tecnicamente una turbina eolica capace di produrre energia elettrica (400 watt).

Perché, se sono immancabili le corde per sorreggersi in caso di folate record da 171 orari, come quelle registrate nel febbraio '54, tali da far saltare l'anemotero dell'Istituto talassografico o ”smascherare” un ladro, e non di rado dalle nostre soffitte affiorano ancora gli ”iazini” del nonno, meno consueto è imbattersi nelle pale del moderno mulino a vento, per la prima volta a Trieste. Oppure, autentica star per i piccoli visitatori, la ”sfera fluttuante” dell'Immaginario scientifico: una pompa a vento che tiene sospesa in aria una pallina rossa.

Emoziona non solo i cinefili la proiezione del più celebre documentario sulla bora, ”Bora su Trieste” di Gianni Alberto Vitrotti, premiato alla Mostra del cinema di Venezia nel '53. Il Marcello Mastroianni de ”La ragazza della salina” posa idealmente davanti al modellino della Machina, mulino a vento delle saline di Sicciole. Da gustare anche il filmato di repertorio Rai ”La bora ieri e oggi”di Giancarlo Deganutti. ”E anche la bora”, suonano i 45 giri conservati in bacheca.

Ma è niente a paragone di uno strumento a vento come la Tuna, che produce musica grazie a soffi e refoli. Chissà se l'arpa eolica potrà ispirare i futuri cd di un visitatore d'eccezione: Leee John, voce degli Imagination.

Assente, in quanto al centro delle attenzioni nel museo, la bora in lattina, fanno bella mostra di sé collezioni in vitro di ”venti d'annata”: da quello dell'Etna, conservato in una sfera di vetro, al vento di Brisbane, allo Shargi e al Bahari, catturati in Libia. Il Magazzino dei venti su Facebook rappresenta la loro capiente cantina.

Pochi sanno che dei grandi contenitori per imprigionare il vento li aveva già idealizzati Miela Reina, autrice di un progetto a fini di studio, turismo o collezionismo. O che l'imbottigliamento fosse stato precognizzato da Stelio Mattoni sul Piccolo Illustrato del 1980.

La bora ha ispirato, o meglio insufflato idee agli artisti inseriti nella "Galleria del vento": Wostry, autore del motto "l'unica cosa veramente originale che abbiamo è la bora", Livio Rosignano che dipinse "La bora in Piazza Unità", la scultura di Bruno Chersicla e la "Tromba d'aria" di Vulcano. La "bora d'annata" rivive nelle foto di Ugo Borsatti e negli gli articoli de ”Il Piccolo”.

La rassegna è aperta tutti i giorni (festivi compresi) dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

 

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