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”Sloveno a scuola, no a rivendicazioni” (Il Piccolo 30 gen)

Interessante, da incoraggiare ma avanzata con motivazioni fuorvianti. Una questione troppo seria per essere lasciata alle polemiche politiche prive di prospettive.

Posizioni critiche, quelle del consigliere regionale di Rifondazione Igor Kocijanic e del segretario regionale del Pdci Stojan Spetic, sulla questione dell'insegnamento dello sloveno nelle scuole italiane, sollevata dal segretario dell'Unione slovena Damijan Terpin.

«Va detto – esordisce Kocijancic – che i presupposti e le motivazioni alla base della proposta risultano del tutto inadeguate e fuorvianti. L’insegnamento della lingua slovena nelle scuole italiane non può essere posto su basi rivendicative e di ”risarcimento”, bensì in base al semplice ragionamento, proprio delle comunità più evolute, che è giusto conoscere quella che a Trieste, Gorizia e nel Friuli orientale è, a tutti gli effetti, lingua d'ambito, oltre che essere lingua comunitaria da almeno un lustro».

Risultano quindi datate, prosegue il consigliere regionale, oltre che inopportune e inadeguate, anche le reazioni e i commenti alla proposta «perché ispirati e orientati quasi tutti da retaggi del passato, diffidenze e ”prudenze” che sopravvivono alla stessa realtà»

«Oggi molti ”italiani” – rileva Kocijancic – scelgono non solo di iscrivere i propri figli alle scuole con lingua d'insegnamento slovena, ma di risiedere in Slovenia, di trasferire lì la propria attività, e probabilmente la maggior parte di queste persone dovrebbe tendere all'integrazione e all'utilizzo di ulteriori opportunità, finora niente affatto scontate. Questa dovrebbe essere la base del ragionamento da suggerire ai dirigenti scolastici, a prevedere, nell'ambito dell'autonomia scolastica, l'introduzione dell'insegnamento dello sloveno nelle scuole di queste zone».

Mettere da parte le polemiche politiche, in quanto prive del senso della prospettiva futura e dello sviluppo delle nostre terre, in un contesto di integrazione europea accelerata dalla caduta dei confini e affidare agli atenei le linee di sviluppo dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole slovene.

Commenta così la proposta di Terpin il segretario regionale del Pdci Stojan Spetic. «La nostra regione – osserva – ha istituzioni culturali come le facoltà di educazione primaria delle università di Trieste e Udine in grado di progettare questi sviluppi futuri. Una legge regionale incentiva inoltre l'insegnamento della lingua del vicino di casa. È indubbio che è in crescita la domanda di conoscenza dello sloveno – aggiunge – anche per le implicazioni che riguardano le possibilità imprenditoriali, di lavoro e di insediamento abitativo nell'area allargata, oltre quella che fu una frontiera. E sarebbe ingiusto che a tale domanda dovessero supplire soltanto le scuole con lingua d'insegnamento slovena».

L'insegnamento della lingua del vicino nelle scuole dell'obbligo sarebbe certamente un passo importante, prosegue il segretario del Pdci, specie se accompagnato da una crescente collaborazione tra le scuole della maggioranza e della minoranza. Già esistono lodevoli di cooperazione tra scuole dell'obbligo slovene ed italiane, come nella zona di Cattinara e Melara.

«Sono convinto – conclude Spetic – che alla fine del percorso che probabilmente durerà decenni si arriverà a costituire scuole uniche bilingui, più o meno simili a quella operante in via sperimentale a San Pietro del Natisone».

 

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