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Slovenia-Croazia, la mediazione parte male (Il Piccolo 12 mar)

LUBIANA È iniziata male, quasi fosse un dialogo tra sordi, la trattativa tra Slovenia e Croazia per giungere alla mediazione dell'Unione europea e alla soluzione del contenzioso sul confine, per il quale Lubiana sta bloccando il processo di adesione di Zagabria all'Europa comunitaria. Il primo incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, lo sloveno Samuel Zbogar e il croato Gordan Jandrokovic, con il commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn, martedì sera a Bruxelles, si è risolto con un nulla di fatto. Lubiana e Zagabria hanno accettato entrambe, in linea di principio, la proposta della Commissione europea per una mediazione guidata dall'ex presidente finlandese e Premio Nobel per la pace Marti Ahtisaari, ma le posizioni dei due Paesi sull'obiettivo e i principi della mediazione continuano a essere molto distanti e, almeno per il momento, inconciliabili. Ieri, i due capidiplomazia ne hanno parlato nel corso di due conferenze stampa, una a Lubiana, l'altra a Zagabria. Secondo lo sloveno Zbogar, il commissario Rehn considera la mediazione uno strumento con cui chiudere definitivamente il contenzioso confinario. La posizione slovena, pertanto, è molto più vicina a quella della Commissione europea rispetto a quella di Zagabria, che vede nella mediazione solo una tappa di avvicinamento verso la soluzione del contenzioso in sede di Corte di giustizia dell'Aia.

Nessuno dei due ministri, ha spiegato Zbogar, era autorizzato a proporre qualcosa di diverso. Le trattative pertanto continueranno. Insoddisfazione anche a Zagabria. La Slovenia, ha spiegato Jandrokovic, non è disposta ad accettare la proposta croata sulla mediazione. Non è vero, ha aggiunto, che l'Unione europea sia più favorevole a una soluzione politica piuttosto che giuridica del contenzioso. Secondo Jandrokovic, anzi, buona parte dei Paesi europei sostiene la posizione croata per cui la questione del confine andrebbe affrontata e risolta di fronte alla Corte di giustizia dell'Aia. Il ministro croato ha ribadito che Zagabria insiste sul fatto che il problema bilaterale della definizione del confine debba essere separato dal processo di adesione all'Unione europea. La questione sloveno – croata è rimbalzata ieri al Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria per esaminare il rapporto sui Paesi candidati. Il relatore per la Croazia, l'eurodeputato austriaco Hannes Swoboda, si è detto deluso di come sono andati i primi colloqui tra le due parti.

Anche Swoboda ha ribadito che le questioni bilaterali non dovrebbero bloccare i negoziati di adesione, e che ad ogni modo i due processi devono andare avanti in parallelo, senza che la ripresa dei negoziati sia subordinata alla soluzione del contenzioso sul confine. Per Swoboda, se i negoziati saranno sbloccati, potranno essere conclusi entro la fine del 2010, e la Croazia potrebbe diventare membro dell'Unione europea a partire dal 2012. Il commissario Olli Rehn, intervenuto al dibattito, ha ammesso che attualmente il dialogo tra Lubiana e Zagabria è in una fase di stallo. Sui termini specifici della mediazione, comunque, i colloqui continueranno, ha assicurato Rehn. Il voto sulla relazione di Swoboda è previsto per oggi. Il problema del confine sloveno – croato esiste fin dall'indipendenza dei due Paesi, ma e' diventato una questione anche europee nel momento in cui Lubiana ha deciso di bloccare il processo di avvicinamento della Croazia fino a quando il confine non sarà definito. Lubiana, ricordiamo, insiste su una soluzione politica, che tenga conto del «principio di equità» mentre Zagabria vuole che il tutto si risolva esclusivamente sulla base del diritto internazionale. Il problema riguarda il confine marittimo e diversi punti di quello terrestre, anche nella valle del Dragogna in Istria. La data di riferimento concordata da entrambi i Paesi è quella dell'indipendenza, il 25 giugno 1991, ma Slovenia e Croazia interpretano diversamente la situazione in quella data, visto che i confini fisici, amministrativi e catastali, all'epoca, non coincidevano, e un confine marittimo tra le ex repubbliche jugoslave non esisteva nemmeno.

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