Mani tese e sorrisi smaglianti, il dato è tratto, fumata bianca, habemus papam. Solo il tempo potrà dire se le parole e i gesti non nascondano inconfessabili verità. Stando però alle dichiarazioni ufficiali, non si può fare a meno di credere a Zagabria e Lubiana che hanno annunciato nella tardissima serata di mercoledì di aver raggiunto un accordo che metterebbe la parola fine alla querelle della Ljubljanska Banka.
Dopo sei ore di colloqui, i ministri degli Esteri Pusic ed Erjavec hanno comunicato così la lieta novella. «Penso che ci sia una strada per trovare una soluzione», «accettabile sia dalla Slovenia, sia dalla Croazia» ed è ora «visibile la possibilità che arrivi», da parte di Lubiana, «la ratifica» al trattato di adesione della Croazia alla Ue, ha gioito la croata Pusic. Ora la palla, politica, ha specificato lo sloveno Erjavec, passa ai «governi e ai parlamenti» nazionali, che dovranno essere «convinti» che la soluzione ideata è quella «giusta».
Ma qual è, in concreto, l’uovo di Colombo? Nessuno ancora lo sa, perché entrambi i politici hanno mantenuto il più stretto riserbo sulla soluzione dell’annoso problema dei risparmi “svaniti” dai forzieri della Ljubljanska Banka ai tempi del collasso della Jugoslavia. E sulla composizione della cause intentate da parte dei 130mila correntisti croati e bosniaci defraudati dei loro risparmi contro l’istituto di credito e il suo successore legale, la Nova Ljubljanska Banka. Uno scoglio che ora – se i Parlamenti di Croazia e soprattutto di Slovenia non si tireranno indietro – potrebbe venire rimosso. Spianando la strada alla ratifica slovena e all’ammissione di Zagabria nel “club Ue”.
(fonte “Il Piccolo” 8 febbraio 2013)
I due ministri degli Esteri, Pusic (a sin.) e Erjavec (foto www.osservatorioitaliano.org)