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Silvio Ferrari, traduttore fra le due sponde (Voce del Popolo 24 feb)

GENOVA – Silvio Ferrari è il più prolifico traduttore di opere in lingua croata in Italia. La sua produzione vanta decine e decine di romanzi, sillogi e saggi attraverso i quali i lettori italiani hanno avuto modo di conoscere la letteratura croata, bosniaca e serba. Il nuovo allestimento del Dramma Italiano, la commedia “Tutto sulle donne”, di Miro Gavran, che debutterà il 24 marzo prossimo, si basa proprio sulla sua traduzione.

Figlio di un camogliese e di una croata, nato a Zara nel 1942, alla fine della Seconda guerra mondiale lascia la Dalmazia con la madre, zaratina, e dopo un breve soggiorno nel campo profughi di Trieste va a Camogli, dove vive attualmente. Terminati gli studi, diviene insegnante, dapprima all’Istituto Nautico, quindi al Liceo Artistico Statale e ai Licei Classici “Giuseppe Mazzini” e “Cristoforo Colombo” di Genova; infine, lavora come “docente a contratto” alla Facoltà di Lingue per l’insegnamento delle letterature croata, bosniaca e serba. Per alcuni anni si è occupato attivamente di politica in seno ad alcuni enti locali: tra il 1975 e il 1995 è stato assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia e poi del Comune di Genova, quindi assessore alla Cultura del capoluogo ligure. Affronta il mondo della traduzione dalle tre lingue di ceppo slavo-meridionale a cominciare dalla metà degli anni Settanta, con piccole e grandi case editrici: Studio Tesi, Hefti, Costa & Nolan, Garzanti, Einaudi, Feltrinelli, Diabasis, Zandonai, Anabasi. Non si limita a traduzioni di uno, massimo due campi letterari, come di solito avviene, bensì spazia dalla narrativa al teatro, alla poesia e alla saggistica.

Tenendo conto che sino ai primi anni Ottanta gli unici autori del Novecento dell’ex Jugoslavia tradotti in italiano erano Ivo Andrić (croato-serbo di Bosnia), Meša Selimović (bosniaco) e Mojmir Bulatović (montenegrino), non è azzardato affermare che è appena grazie all’opera di Silvio Ferrari che le lettere italiane scoprono la narrativa, la poesia e il teatro degli autori provenienti dall’ex Jugoslavia. Silvio Ferrari, infine, è anche autore: nel 1998 è uscito “La morte del Preside”, nel 2000 “Sette croati dell’Isola Lunga” e nel 2003 “Fra Genova e Zara”.

Com’è nata la traduzione e l’interessamento per l’opera di Miro Gavran “Tutto sulle donne”?

“Avendo partecipato cinque, sei anni fa a Osijek, alle ‘Giornate di Krleža’ sul teatro, ascoltai un intervento in cui si parlava di Miro Gavran, che conoscevo solo come un nome di spicco, ma di cui avevo letto poco, e del suo testo ‘Come uccidere il Presidente’. Mi procurai l’opera e la tradussi di mia iniziativa, e poi la mandai all’autore. Di lì nacque un bel rapporto, e un giorno gli domandai cosa tradurre di sintomatico e significativo della sua produzione per il pubblico italiano. Lui mi propose ‘Tutto sulle donne’. Le cose sono andate così”.

Cosa ci racconta del suo lavoro?

“Per rispondere adeguatamente mi ci vorrebbe un saggio. Traduco e pubblico dei testi croati, ma anche serbi, bosniaci e montenegrini, dalla fine degli anni ‘70. È bene fare il nome di alcuni autori: Miroslav Krleža (‘Il dio Marte croato’, ‘Il ritorno di Filip Latinovicz’, ‘Sull’orlo della ragione’, ‘I signori Glembay’, ‘Bellezza, arte a tendenza politica’, ‘Michelangelo Buonarroti’, ‘Le Ballate di Petrica Kerempuh’) e dei suoi connazionali Antun Šoljan (‘La breve gita’), Ivo Brešan (‘La rappresentazione dell’ Amleto nel villaggio di Mrduša Donja’), Predrag Matvejević (‘Breviario Mediterraneo’, ‘Mondo ex’); i bosniaci Abdulah Sidran (‘La bara di Sarajevo’, ‘Poesie per Sarajevo’) e Izet Sarajlić (‘Ultimo tango a Sarajevo’); il serbo Aleksandar Gatalica (‘Secolo’), il serbo-croato Mirko Kovač (‘La vita di Malvina Tripković’); l’albanese del Kosovo David Albahari (‘La morte di Ruben Rubenović’). Soprattutto, ho puntato a rendere in lingua italiana le specifiche qualità di ogni testo. Ad esempio, Gavran è abilissimo ed efficace nella sintesi della battuta teatrale e a questo ho mirato nella traduzione di ‘Tutto sulle donne’”.

È anche l’autore della traduzione del “Breviario mediterraneo” di Predrag Matvejević, opera che di recente in Italia ha avuto la sua diciassettesima ristampa

“Il riferimento a Matvejević è molto opportuno. Da lui ho imparato tanto e sono diventato suo amico. È stata un’esperienza notevole tradurre trent’anni fa la prima versione del ‘Breviario mediterraneo’ perché era la prima volta che potevo pensare in quei termini alla nozione stessa di Mediterraneo. Da allora ho accompagnato il suo soggiorno italiano anche traducendo centinaia di pagine di suoi saggi e articoli su tanti argomenti. Fino al recentissimo ‘Libro sul pane’, pubblicato in Croazia nell’autunno scorso e che uscirà quest’anno in Italia per i tipi della Garzanti”.

Prima di questo lavoro ha avuto altre collaborazioni con la compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume?

“Per la verità ho avuto solo una precedente significativa collaborazione con il Dramma Italiano, nel 2001 quando venne allestito il ‘Michelangelo Buonarroti’ di Miroslav Krleža, per la regia di Gianfranco Pedullà. Mi piacerebbe invece vedere realizzata a Fiume la mia versione in italiano della splendida ‘Recita dell’Amleto nel villaggio di Mrduša Donja’, di Ivo Brešan, che ho tradotto più di venti anni fa, e che un gruppo sperimentale italiano provò a interpretare negli anni Novanta a Genova”.

Gianfranco Miksa

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