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Si apre il Raduno dei Dalmati: intervista al Sindaco Luxardo

da arcipelagoadriatico.it

 

Raduno Nazionale dei dalmati: intervista con il Sindaco Franco Luxardo

E’ un Raduno, è un incontro culturale, è un’occasione di riflessione e di rilancio dei grandi temi sulla realtà degli Esuli e le loro aspettative nei confronti del futuro. Il tradizionale appuntamento dei Dalmati, che si svolgerà a Pesaro il 22 e 23 settembre 2007, è tutto questo ed altro ancora. Si tratta di conquiste raggiunte con un lavoro costante, mirato, nella consapevolezza che una civiltà che ha lasciato il segno su un territorio specifico e nel mondo, ha il dovere di continuare a ribadire e tramandare i propri principi, le proprie posizioni, spesso avanzate, comunque moderne.
Tutto questo è frutto di un preciso progetto o la naturale evoluzione delle cose?
“E’ l’insieme di questi fattori – risponde Franco Luxardo, Sindaco del Libero Comune di Zara e dei Dalmati del Mondo -. All’inizio si trattava di tenere unita la comunità sia in Italia che all’estero. Ricordiamo che la Dalmazia ha subìto due esodi: alla fine della prima guerra mondiale con la cessione dei territori al Regno di Jugoslavia e, dopo il secondo conflitto mondiale, con l’esodo da Zara che con Lagosta ed alcune isole del Quarnero, erano rimaste fino ad allora, tra le due guerre, uniche enclavi italiane. Da qui la necessità di creare una rete di collegamento tra i Dalmati nel mondo, per continuare a veicolare la nostra cultura”.
Che cosa rappresenta, per tanto, il Raduno?
“Mi piace ricordare che molte famiglie dalmate, che vivono Oltreoceano, organizzano, da tempo, le loro vacanze in Europa, proprio nei giorni del nostro appuntamento annuale. Anche in questa edizione, la famiglia di Giorgio Sergio Gjergja, noto sportivo che ha avuto grandi successi nel mondo, si ricomporrà a Pesaro con i parenti che confluiranno dall’Australia, Udine e Zara stessa. Sergio, ha inviato da Melbourne una lettera nella quale mi racconta la sua vicenda di ragazzino a Zara, prima alunno della scuola italiana e poi nel 1954, con la chiusura della scuola italiana per decreto ministeriale, la sofferenza di un giovane che decide di andarsene: l’Italia e poi l’Australia portando con se l’amore per la pallacanestro che lo renderà famoso. Sono testimonianze forti, che fanno riflettere ma che, nello stesso tempo, la dicono lunga sulla caparbietà della nostra gente, le indubbie capacità, l’amore verso la terra d’origine, la voglia di nuovi spazi di contatto tra la storia ed il futuro in Dalmazia”.
In che modo hanno contribuito alla coesione i frequenti vostri incontri con i Dalmati in Italia e nel Mondo?
“Direi moltissimo. Ricordo che una decina d’anni fa, l’allora Sindaco Ottavio Missoni, andò in Australia per motivi di lavoro, a Melbourne e Sydney la nostra gente lo accolse in pompa magna, fiera dei suoi successi e della comune appartenenza”.
L’esodo d’eccellenza è una componente importante, dunque?
“Assolutamente. Soprattutto se diventa parte della nostra attività. A Pesaro premieremo alcuni uomini importanti, che hanno dato lustro alla nostra causa, mantenendo alti i valori che ci contraddistinguono in quanto popolo dalmata. E non soltanto, il loro coinvolgimento dà maggiore peso alla nostra dimensione mediatica che non può essere sottovalutata nella società odierna”.
Perché avete scelto Pesaro come luogo del vostro incontro?
“Per ricordare l’opera di due artisti zaratini importanti: Luciano e Francesco Laurana, tra i principali architetti italiani del Quattrocento. Luciano in particolare ha realizzato a Pesaro la Rocca Costanza ma, soprattutto, gli viene attribuito uno dei quadri più noti e famosi del Rinascimento italiano, ovvero La Città Ideale”.
Quale ruolo assume l’arte per spiegare e capire la Dalmazia?
“E’ una terra che anche da questo punto di vista ha saputo offrire, in ogni tempo, esempi originali nell’arte e nell’architettura. I maestri che si formavano nelle città della penisola italica, riuscivano a trasformare, nel laboratorio dalmata, l’esperienza acquisita in esempi innovativi da esportare nell’Europa di allora. Capire questa vivacità nell’unicità, significa addentrarsi nei percorsi della storia in queste terre che è affascinante  per la sua forte personalità”.
I vostri Raduni hanno l’attenzione sia della politica che della cultura…
“Sarà così anche per questa edizione. Avremo con noi, per la prima volta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Pietro Colonnella, già Presidente della Provincia di Ascoli Piceno ed il Presidente della Commissione per le medaglie agli infoibati, Alberto Ficucello e poi saranno con noi, ancora una volta, Carlo Giovanardi, Roberto Menia, da Spalato il Console Marco Nobili, da Ragusa il Console onorario Francesco Bongi, dall’UI l’amico Maurizio Tremul e poi i rappresentanti delle nostre Associazioni, Renzo Codarin, Lucio Toth che comunque fa parte del popolo dei Dalmati, Guido Brazzoduro e Lorenzo Rovis. Altri ospiti, che animeranno l’incontro culturale: Dario Fertilio, Luciano Monzali, Piero Magnabosco ed altri ancora a promuovere 34 nuovi titoli che parlano di Dalmazia. E poi, anche quest’anno si ripeterà l’attesa cerimonia di conferimento del premio Niccolò Tommaseo, che è stato assegnato a Tullio Kezich e Marco Nobili. Sarà un’edizione davvero piena di significati e contenuti”.
I rapporti con le comunità della costa dalmata?
“Sempre più importanti e saranno tutte presenti al nostro raduno, i massimi esponenti arriveranno da Zara, Spalato, Veglia (che consideriamo parte del nostro territorio), Cattaro e l’ultima nata, Lesina”.
Le finalità, la meta da raggiungere?
“L’abbiamo espresse molto chiaramente nelle ultime edizioni del Raduno. Fare in modo che la nostra cultura e la nostra civiltà diventino parte fondamentale, imprescindibile, accettata e fatta propria da tutti i Dalmati, della storia della nostra terra. In modo che soprattutto i giovani dalmati, indipendentemente dalla loro nazionalità, riconoscano come proprie le radici di un mondo orgoglioso di vantare un ricco passato di incontri, osmosi tra popoli, genialità, innovazioni ed una consapevolezza della propria particolarità che solo oggi, nella nuova Europa, sta diventando per altri popoli patrimonio da conquistare e condividere. La fucina Dalmazia, siamo convinti sia in grado ancora di stupire e di reinventarsi”.

Rosanna Turcinovich Giuricin

 

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