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Rocchi precisa sugli indennizzi dei beni abbandonati

Sul numero dell'11 aprile de «Il Piccolo» è apparso un intervento di Silvio Stefani relativo alle varie leggi e fondi che riguardano gli esuli e i rimasti. Mi premono solo alcune piccole precisazioni tecniche, atte soltanto a fare chiarezza ai tanti esuli che in questi giorni ci chiamano allarmati dopo aver letto tale articolo.

1) Non è esatto che gli indennizzi per i beni degli esuli siano stati finora solo la ventesima parte (5%) del dovuto, perché le somme erogate – e questo lo sa chiunque si occupi di economia – vanno rapportate al valore reale della moneta al momento dell'erogazione: centomila lire erogate nel 1968 non possono essere considerate i 50 euro di oggi.

2) Non è esatto che la legge del 2001 per gli indennizzi prevedeva il pagamento in tre anni, ma in tre anni veniva distribuito lo stanziamento fondi, cosa ben diversa dalla effettiva erogazione.

3) Non è esatto che finora sono state indennizzate solo le domande del primo scaglione, in quanto il secondo scaglione è già in avanzato stato di pagamento.

4) Non è esatto che i pagamenti sono fermi, ma sono solo rallentati da quando è tornato a casa il gruppo di lavoro dell'Inps, mentre ora si occupano dei pagamenti solo gli addetti «ordinari» del Ministero dell'Economia.

5) Le leggi a favore delle comunità dei rimasti e dell'associazionismo degli esuli non hanno nulla a che vedere con i fondi destinati agli indennizzi dei beni abbandonati.

Ribadisco il carattere esclusivamente tecnico delle mie precisazioni, aggiungendo comunque che è assolutamente vergognoso per un Paese civile continuare a dilazionare nel tempo il pagamento di un diritto (e non di una elargizione) relativo ai beni sottratti alle proprietà degli Esuli da accordi sopra le loro teste più di sessant'anni fa. Una indegna condizione di cui si assumono la responsabilità i governi del passato e sulla quale dovranno riflettere quelli futuri.

Fabio Rocchi, Segretario nazionale ANVGD

Da “Il Piccolo” del 23 aprile 2008

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