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Ritratto di bambina dalmata travolta dalla storia (Corriere Mercantile 10 ott)

IL LIBRO Maria Rosa Dominis in "La panchina di pietra" affida a una figura femminile i tormenti della slavizzazione forzata dei territori costieri della Serenissima

Ritratto di Flora bambina dalmata travolta dalla storia

Forse Dubrovnik non ridiventerà mai più Ragusa, né Rijeka Fiume: la slavizzazione forzata dei territori costieri della Serenissima, avviata sul finire della guerra con il consenso – o complicità multidecennale di un'Italia condiscendente al panslavismo tirino fino al trattato di Osimo, ha trasformato in un ricordo il mondo veneziano fiorito sull'Adriatico orientale. Un mondo rimasto a lungo senza voce, per via della rimozione colletti va praticata dalla politica e dalla storiografia nei confronti del dramma vissuto dagli esuli dalmati-giuliani, italiani cronicamente stranieri in patria, costretti a custodire nello scrigno della memoria i ricordi e le immagini di una vita troncata, fatta di affetti familiari e di prospettive sfumate. La dimensione inesorabile della nostalgia dell'avvenire è quindi quella propria anche di La panchina di pietra, nuovo romanzo di Maria Rosaria Dominis (p. 260, euro 15, De Ferrari Editore) : la storia di una figura femminile che porta indelebili nell'anima le cicatrici di un'ingiu stizia collettiva, patita prima nella concretezza storica e poi nel silenzio calato sui fatti.

La Storia, con la S maiuscola, trascende le storie dei singoli e segnatamente delle moltitudini anonime che subiscono le grandi vicende. In queste pieghe oscure del Novecento vive così la sua esistenza smarrita Flora, anch'essa cacciata come tutti i suoi familiari da una parte d'Italia cancellata con la forza delle armi, e riparata in un altrove indifferente al destino della sua gente. Il suo percorso sembra così una vicenda di amore e disamore, illusione e rincrescimento, simile negli aspetti positivi a tu tte le altre, per il teorema tolstoiano dell'analogia illimitata frale felicità familiari. Ma la tristezza originata dalla fuga senza fine da se stessi, che accomuna Flora e tutti gli esuli da una terra che oggi non si chiama più Jugoslavia, risbuca dai giunti narrativi di un romanzo scritto con mano sicura, nel segno di una trasparente melanconia, animato dalla tensione verso una speranza impossibile da «relegare nel ripostiglio polveroso di tutti i ridicoli sogni della giovinezza mai realizzati ».

Il libro racconta la storia di una vita costellata di equivoci e

fraintendimenti: il che capita a ognuno. Ma quando ci si trova a camminare con l'ausilio di una bussola senza più ago, si può smarrire facilmente la strada : metodo non più ozioso di altri per ritrovarla.

"La panchina di pietra" è il nuovo romanzo di Maria Rosaria Dominis (p. 260, euro 15, De Ferrari Editore)

(courtesy Mailing List Histria)

 

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