Ricordi di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un memoriale e una lettera che ricordano la figura di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara italiana dal 1943 fino all’invasione dei titini nel 1944. Ne sono autori Pietro Serrentino (1921-2010), figlio del Prefetto e Elda Rovaro Rosizzi, esule da Zara.

A livello di documentazione, tale elaborato costituisce un inedito, dato che è stato composto con documenti originali pervasi da uno spirito zaratino. Si è colpiti dall’ottica con cui sono descritte alcune fasi della Seconda guerra mondiale, mentre la città dalmata subiva 54 bombardamenti angloamericani, suggeriti dai titini. Il ruolo dei servizi segreti jugoslavi, prima l’OZNA, poi l’UDBA, nella soppressione degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, è stato evidenziato, di recente da certi storici (Kingler W 2012).

Molti studiosi evidenziano altresì la controversa nomina di Serrentino a giudice del Tribunale straordinario, che agì violando le norme giuridiche basilari, preceduto da crude attività di polizia, per cui fu condannato a morte e fucilato, nel 1947, sotto il regime di Tito, dopo un cosiddetto processo farsa. Non tutti riconoscono l’eroico comportamento di Serrentino dopo l’8 settembre 1943, che garantì il pane, la dignità e la vita a migliaia di italiani di Zara, pur sapendo di rischiare la sua vita.

Si ricorda che l’espansionismo jugoslavo arrivava fino al fiume Tagliamento, in Friuli. Come ha scritto Mara Grazia Ziberna a Gorizia “il periodo dell’occupazione titina, dal 2 maggio al 12 giugno 1945, vide la costituzione nella Venezia Giulia dello Slovensko Primorje, cioè il Litorale Sloveno, che aveva come capoluogo Trieste e comprendeva anche il circondario di Gorizia, diviso in sedici distretti e composto anche dai comuni di Cividale del Friuli, Tarvisio e Tarcento [della provincia di Udine], considerati slavofoni” (Ziberna MG 2013 : 83). I dissidenti del regime di Tito, compresi i comunisti cominformisti e gli stalinisti, vengono arrestati e deportati all’Isola Calva, o Goli Otok (Gilas M 1987 : 259), o in altri gulag, come in quello di Lubiana. Lo stesso Gilas in un’intervista concessa a «Panorama» nel luglio 1991, ha detto che: “bisognava indurre gli italiani ad andare via, con pressioni di ogni tipo. E così fu fatto”.

Il memoriale di Pietro Serrentino è un omaggio d’affetto al padre durante la permanenza a Zara nel pieno della Seconda guerra mondiale. La lettera di Elda Rovaro Rosizzi allo stesso avvocato Pietro, scritta nel 1995, è un ricordo dell’ultimo Prefetto di Zara italiana “per tutto quello che ha fatto per noi fino al sacrificio della vita”. Si dà loro diffusione, come ci ha scritto Franca Balliana Serrentino, proprietaria della collezione dei manoscritti: “per non dimenticare”.  Trascrivendo i testi in questa sede si è cercato di rispettare l’originale del manoscritto, pur sciogliendo alcune abbreviazioni. In parentesi riquadrate si sono inserite rare note redazionali.

A cura di Elio Varutti, per la redazione del blog

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Ricordi della mia prima giovinezza accanto a mio padre

La storia dei bombardamenti di Zara e l’opera di mio padre sono note nel nostro ambiente dalmatico. Per i terzi che non lo hanno conosciuto, attraverso gli scritti egli appare, come in effetti era, un uomo coraggioso, lucido, determinato e cosciente dell’immane compito che si era assunto per la conservazione di Zara all’Italia.

Nella sua vita privata era un papà tenero ed affettuoso ed in me, unico figlio maschio, vedeva la sua continuità. I suoi rapporti con tutti i concittadini (Zara per lui era la sua città) erano improntati alla massima cordialità e quando poteva essere utile a qualcuno ne era ben felice. nonostante occupasse un posto di rilievo nella vita sociale era per tutti il Vize [diminutivo di Vincenzo], o il Sior Vize, anche per i più umili.

Ricordo la prima sigaretta offertami in ristorante (noi due soli) in occasione dell’ottenimento della maturità classica, per me quello rappresenta il simbolo che per lui ero diventato un uomo. Nel marzo del 1941 egli, già richiamato alle armi quale comandante della difesa contraerea della piazzaforte di Zara, venne a Bologna in occasione del mio giuramento quale sottotenente dei bersaglieri, assegnato al glorioso 6° Reggimento Bersaglieri. In quella occasione, tutti e due in divisa, venni scherzosamente presentato ai suoi numerosi amici quale  “fratello minore” (fra noi c’erano soltanto 24 anni di differenza) e mi resi conto di quanto fosse orgoglioso e fiero di presentare il figlio già ufficiale.

Nell’arile 1941, quando tutta la famiglia era sfollata in Penisola, io, in permesso da Bologna, venni preso in forza (non c’erano più comunicazioni fra Zara ed il resto dell’Italia) dal Battaglione bersaglieri “Zara” e presi parte alla mia prima operazione di guerra con l’epica “Colonna Morra” che investì ed occupò il centro della città di Knin [Tenin, in italiano], sede di un corpo d’armata jugoslavo. Il 14 aprile 1941, dopo due giorni di combattimento entrammo, biciclette in spalla, in detta località ove effettuammo (ancora lo ricordo con commozione) l’ammainabandiera jugoslavo e l’alzabandiera del nostro tricolore.

In detta occasione, a mia madre in ansia, papà scrisse: “Il nostro Piero in questo momento è impegnato con il suo reparto (ero un diciannovenne comandante di plotone) nella sua prima azione di guerra [e il suo comandante] mi ha detto che si è comportato bene. Io ne sono fiero, non ti preoccupare, se la caverà, ricordati che difende la sua Patria”.

Con questi sentimenti io venni educato da mio padre. Per tutti i dalmati, dopo cinquant’anni dagli eventi in cui egli fu protagonista, mio padre rappresenta una bandiera bagnata dal sangue del suo olocausto. Alla famiglia lasciò in eredità la sua integrità morale, nessun cespite economico (come oggi si usa).

Mia madre dopo anni ebbe una misera pensione quale vedova di “vittima civile”. Nessun riconoscimento per la sua persona, evidentemente… [i soggetti] della Prima Repubblica erano occupati in ben altre attività. Il patrimonio morale lasciatomi vale qualsivoglia prezzo.

Piero Serrentino 

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Lettera di Elda Rovaro Rosizzi a Piero Serrentino

Mn, 15.2.95 [Mantova]

Caro Piero,

sono stata di recente in Sicilia e andando / da SR [Siracusa] a RG [Ragusa] sono passata per Rosolini. Im- / mediato e commosso è stato il ricordo di tuo / padre, della sua nobile figura: e la gratitudine / per tutto quello che ha fatto per noi fino / al sacrificio della vita. Non lo dimentichere- / mo mai, né finiremo mai di rimpiangere / una figura come la sua, della quale si è / perso lo stampo!

È per questo che ho scattato questa foto [non disponibile]: non / è un gran che ma accettala come una / prova in più del nostro attaccamento alla sua / memoria.

Ciao, Caro. Ti abbraccio. Elda.

Lettera di Elda Rovaro Rosizzi a Pietro Serrentino, 1995. Collezione Franca Balliana Serrentino.

Documenti originali

– Elda Rovaro Rosizzi, Lettera a Pietro Serrentino, Mantova, 15 febbraio 1995 (viaggiata il 20.2.1995), p. 1, ms.

– Pietro Serrentino, Ricordi della mia prima giovinezza accanto a mio padre, Jesolo (VE), 1995, pp. 3, ms.

Collezioni familiari

– Franca Balliana Serrentino, Jesolo (VE), lettere ms, fotografie e ritagli di giornale.

– Giuseppe Bugatto, Udine, cartoline.

– Collezione privata, Arezzo, disegni di scolari zaratini al Crp di Laterina (AR).

– Nicolò Zupcich, Roma, fotografia.

Cenni bibliografici e del web a cura dei ricercatori del blog

– Antonio Cattalini, I bianchi binari del cielo. Zara 1943-1944, (1^ edizione: Arena di Pola, Gorizia, 1965) a cura di Silvio Cattalini, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 3^ edizione, 2005.

– Milovan Gilas, Se la memoria non m’inganna… Ricordi di un uomo scomodo 1943-1962, (ediz. originale: Vlast, London, Naša Reč, 1983), Bologna, Il Mulino, 1987.

– Angelo Giudice, “A Rosolini per Serrentino”, «L’Arena di Pola», 3 ottobre 1987, p. 8.

– William Klinger, Ozna. Il terrore del popolo. Storia della polizia politica di Tito, Trieste, Luglio editore, 2012.

– Sergio Brcic, Franca Balliana Serrentino, La fine di Vincenzo Serrentino ultimo prefetto di Zara. Storia di una famiglia italiana in Dalmazia, con una Premessa di Elio Varutti, on line dal 14 settembre 2022 su varutti.wordpress.com

– Maria Grazia Ziberna, Storia della Venezia Giulia da Gorizia all’Istria dalle origini ai nostri giorni, Gorizia, Lega nazionale, 2013.

Ringraziamenti – La redazione del blog, per il saggio presente, è riconoscente alla signora Franca Balliana Serrentino, che vive a Jesolo (VE), per aver cortesemente concesso, il 14 settembre 2022, la diffusione e pubblicazione dei suoi materiali d’archivio. Si ringraziano per la collaborazione riservata Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR) delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo e Giulietta Del Vita, di Montevarchi.

Note – Autori principali: Pietro Serrentino e Elda Rovaro Rosizzi. Ricerca e Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Lettori: Franca Balliana Serrentino, assessore alle Attività promozionali del Libero Comune di Zara in Esilio, Bruno Bonetti, Bruno Stipcevich, Claudio Bugatto, Claudio Ausilio e la professoressa Annalisa Vucusa. Aderisce il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e ANVGD di Arezzo. Copertina: Tessera del 1949 dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci intestata a Pietro Serrentino, sottotenente dei Bersaglieri, iscritto dal 24 aprile 1946. Collezione Franca Balliana Serrentino. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/ 

Fonte: Elio Varutti – 26/09/2023

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