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Ricordata figura e opera di un grande figlio di Pirano (Voce del Popolo 22feb13)

Serata densa di contenuti quella di ieri l’altro a Pirano, che ha ospitato la presentazione degli atti del convegno internazionale di studi “Diego de Castro 1907-2007”, curati da Kristjan Knez e Ondina Lusa, usciti nella collana “Acta Historica Adriatica”, volume sesto della Società di studi storici e geografici di Pirano e nelle edizioni “Il Trillo”, della Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”. Al Centro culturale-pastorale “Georgios”, un numeroso pubblico ha seguito la presentazione ufficiale del volume che raccoglie i contributi proposti alle due giornate di studio, promosse in occasione del centenario della nascita dell’insigne Piranese, intellettuale impegnato e dai molteplici interessi. L’opera è uscita in concomitanza con il decennale della sua scomparsa. Discendente di uno dei casati più antichi della città e dell’Istria, il professore fu una figura poliedrica, distintasi in vari campi, con risultati eccezionali. Fu statistico, demografo, docente universitario, pubblicista, storico, uomo d’azione politica, diplomatico, attento osservatore della realtà in cui visse, e, soprattutto, una mente libera che ha sempre rifiutato gli schematismi.

Vari gli indirizzi di saluto e gli interventi che hanno focalizzato l’importanza di questo erudito, l’opera svolta durante la sua lunga esistenza (Pirano 1907-Roletto 2003), ma anche l’eredità lasciata agli uomini di buona volontà, specie nella ricomposizione di un popolo che i tragici eventi del secondo dopoguerra avevano lacerato. Con garbo e briosità, Marina Paoletić, segretario della Società piranese, ha moderato la serata, ricordando l’attività e l’impegno del sodalizio nello studio del passato e del retaggio storico-culturale adriatico. Ha auspicato pure l’importanza di far conoscere i grandi nomi della nostra terra ai ragazzi delle scuole. Dopo i saluti del presidente della CI, Manuela Rojec, Nadia Zigante, presidente della CAN italiana di Pirano, ha sottolineato che Diego de Castro fu sì un uomo di cultura, ma anche vicino alla cittadina e alla sua Comunità italiana.

Il vicesindaco del comune di Pirano, Bruno Fonda, ha definito il professore una figura importante, essenziale della storia di queste terre, un illustre istriano del Novecento, con una vastissima cultura, uno degli statistici italiani più importanti, che rappresenta un “documento reale della nostra presenza storica”.

Maurizio Tremul, presidente della GE dell’UI, ha rimarcato l’importanza delle iniziative svolte, sia con il convegno di studi sia con la pubblicazione degli atti, finalizzati alla valorizzazione di “un grande figlio di Pirano”, che rappresenta un orgoglio per tutti. A suo avviso è un’operazione importante, specie di fronte al continuo “furto della memoria” e dei tentativi di slovenizzazione e croatizzazione del patrimonio storico-culturale e delle personalità di rilievo originarie delle regioni affacciate sull’Adriatico orientale. Tremul ha poi avanzato la necessità di tradurre lavori di questo tipo anche in lingua slovena e croata per diffondere la verità storica.

Significativo l’intervento della figlia, Silvia de Castro , che ha sottolineato quanto fondamentale sia stato il legame di suo padre con i connazionali della città natale, dopo la morte della moglie Franca a seguito di una lunga e complicata malattia. A suo dire quel rapporto gli giovò moltissimo, tant’è vero che trascorse una “vecchiaia invidiabile”. Ebbe modo di stringere una stretta amicizia con gli italiani di Pirano, entrando a contatto con persone molto più giovani di lui, molto attive, che rappresentarono uno stimolo importante e gli fornirono una carica d’energia.

Ai presenti è stato letto anche il messaggio giunto dal nipote Alessandro Costanzo de Castro, residente a Genova, nel quale ha ringraziato per quanto si sta facendo. “Gli atti sono in sé un piccolo monumento alla memoria del nonno. Un coro a più voci dove la sua vita e il suo impegno sono visti e inquadrati dalle tante prospettive – pubbliche, accademiche e private – che hanno segnato la sua lunga ed intensa vita. Ne esce lo spaccato di un grande uomo, ben voluto e rispettato da molti”.

Kristjan Knez, in veste di presidente della Società di studi storici e geografici, ha sottolineato i profondi nessi esistenti tra il casato de Castro e il territorio compreso tra Pirano e Salvore. “Nella galleria degli istriani distinti, Diego de Castro occupa indubbiamente un posto di prim’ordine. Mente acuta, personalità di grande intelletto, sensibile ai problemi del suo tempo”. E ha posto l’accento sul suo impegno per “salvare il salvabile” al confine orientale d’Italia nonché sul ruolo svolto con competenza e attenzione nella difesa della verità storica degli Italiani dell’Adriatico orientale, “troppe volte mistificata o semplicemente omessa”. “È stato un uomo culturalmente impegnato – sempre Knez –, che mal tollerava l’Italia ‘sbadata’, che aveva abbassato la saracinesca e dimenticato tutto e tutti in quelle che erano ormai solo le ‘terre perdute’”.

Impossibilitato ad intervenire a causa di un male di stagione, Ezio Giuricin , giornalista di TV Capodistria e collaboratore del CRS di Rovigno, ha fatto pervenire un testo ricco di considerazioni e di spunti.

“Diego de Castro è sicuramente una delle personalità e delle menti più brillanti delle nostre regioni, è stato un ‘precursore’, un intellettuale capace di immaginare nuovi orizzonti culturali e politici, uno dei primi coraggiosi e disinteressati fautori del dialogo tra esuli e minoranza, e della necessità di sostenere con ogni mezzo la ‘comunità dei rimasti’, quale presupposto per l’affermazione della continuità della presenza italiana nell’Adriatico orientale”.

Dean Krmac, storico e segretario della Società umanistica Histria di Capodistria, ha proposto alcune considerazioni sullo studioso di demografia. Fuori dalla Venezia Giulia de Castro è conosciuto soprattutto per il suo impegno scientifico in quel campo; è stato uno dei maggiori statistici e ha contribuito al suo sviluppo in Italia Tra i suoi lavori “Qualche considerazione sui concepimenti antenuziali” (1933), “La revisione luogotenenziale del censimento austriaco del 1910 a Trieste” (1946), nel corso delle trattative che avrebbero portato alla firma del Trattato di pace, il cui studio analitico fu pubblicato solo un trentennio più tardi, o l’ambizioso lavoro di ricerca “L’età media degli sposi al matrimonio nel corso di due secoli (1739-1938)”, che non poté portare a compimento poiché nel corso del secondo conflitto mondiale, una bomba cadde sulla Facoltà di economia e commercio dell’ateneo torinese e i crolli danneggiarono la cassa contenente circa ventiquattromila schede che attendevano d’essere elaborate.

 

Il docente universitario fu anche un ottimo divulgatore e grazie alla profonda conoscenza della materia e ad uno stile di scrittura accattivante seppe diffondere al vasto pubblico argomenti che potevano sembrare ostici. Lo testimoniano i suoi numerosi articoli pubblicati su “La Stampa” di Torino dal 1948 al 1981, sugli studi sulla popolazione, il trend, la mortalità, le nascite e il loro controllo, gli aborti, le famiglie, i matrimoni, i divorzi, il movimento migratorio sia interno sia con l’estero. Affrontò gran parte degli aspetti legati alla demografia e li presentò a un’ampia cerchia di lettori.

Quando aveva iniziato a manifestare il suo interesse per la disciplina non esisteva ancora uno specifico corso universitario. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1929 all’Università di Roma, incentrata sull’impostazione teorica della statistica giudiziaria penale, iniziò a seguire i corsi di Scuola statistica. Gli anni Trenta del secolo scorso rappresentarono una stagione fondamentale e ricca di stimoli per il Piranese. A tre anni dalla laurea conseguì la libera docenza in statistica, trovò impiego presso le Facoltà di giurisprudenza degli atenei di Messina e di Napoli, tra il 1932 e il 1935 a Torino fu assunto all’Istituto superiore di scienze economiche e commerciali e nel 1937 lo troviamo professore ordinario di statistica alla Facoltà di economia e commercio. Fu proprio lui a fondare l’Istituto di statistica e lo diresse sino al 1972, per poi passare alla Facoltà di scienze statistiche e matematiche e attuariali della “Sapienza” di Roma, ove insegnò statistica e demografia.

Anche Chiara Vigini, del direttivo della Società nonché presidente dell’IRCI di Trieste, ha evidenziato che “qualche volta si invecchia bene”, di conseguenza il professore mantenne e sviluppò ulteriori relazioni con un’ampia cerchia di persone, un aspetto indubbiamente positivo. Ha posto l’accento sulla sua lungimiranza e il suo essere un precursore dei tempi. E si è soffermata pure sulle “Memorie di un novantenne. Trieste e l’Istria”, un volume accessibile a tutti, anche ai non addetti ai lavori, a differenza del monumentale “La questione di Trieste. L’azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954”, in cui emergono tanti retroscena legati all’intricata definizione del confine tra Italia e Jugoslavia, di cui fu un protagonista, spiegati con semplicità e puntualità. Sottolineò quanto importante sia conoscere l’Istria attraverso le persone, poiché proprio dalla conoscenza nasce la pace.

Giorgio Tessarolo, già direttore centrale per le relazioni internazionali e autonomie locali della Regione FVG e componente del collegio di consulenza della presidenza dell’IRCI, ha definito de Castro uno dei maggiori esponenti istriani del XX secolo, paragonabile “ai grandi umanisti europei”, “un signore nell’accezione più pregnante e nobile nei sentimenti” ma anche “profondamente istriano, che invitava a parlare in dialetto istro-veneto anche con i propri figli”.

Ondina Lusa, tesoriere della Società e uno dei curatori del volume, che ha illustrato alcune delle fasi di elaborazione di un lavoro articolato e impegnativo. “Per me che l’ho conosciuto personalmente e avuto l’onore di corrispondere con lui per un decennio viene spontaneo mettere in evidenza il suo impegno nei nostri confronti e la disponibilità nel voler esserci vicino nelle nostre iniziative sia nell’ambito della comunità sia in quello della scuola”. A riprova del forte interesse del prof. de Castro per gli Italiani della terra in cui è nato.

Italo Dapiran
“la Voce del Popolo” 22 febbraio 2013

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