Sull’isola di Jakljan (arcipelago delle Elafiti), situata al largo di Ragusa (Dubrovnik), sono stati riesumati i cadaveri di 33 persone la cui morte risale probabilmente alla seconda metà del maggio 1945. Stando a fonti storiche si potrebbe trattare di una parte delle 102 persone giustiziate dai partigiani sull’isolotto disabitato. In base ai dati in possesso dell’associazione “Hrvatski domobran”, i resti umani ritrovati a Jakljan apparterrebbero agli uomini delle Marine militari di Croazia e Germania, nonché a piloti e soldati che si erano arresi ai partigiani a Trieste e in Istria dopo l’8 maggio 1945. i militari in questione sarebbero stati fatti imbarcare a Pola su una nave diretta verso le Bocche di Cattaro. Al momento non è chiaro come mai l’imbarcazione, dopo aver raggiunto l’isola di Curzola (Korčula), avesse fatto rotta verso Jakljan. Il compito di fare luce sulla vicenda spetta alla Procura di Stato della Repubblica di Croazia.
Le riesumazioni sono iniziate il 19 febbraio scorso e proseguiranno fino alla fine di questo mese. Gli esperti hanno appurato che i resti riesumati appartenevano a persone giovani, alte e dalla mandibola ben conservata. Alcune delle vittime, uccise a colpi di arma da fuoco (le ferite sui loro crani sono molto ben visibili), sarebbero state legate con del fil di ferro.
Il ministro dei Difensori, Predrag Matić, che ieri ha visitato Jakljan (l’isola ospita una colonia e un centro di ricreazione per ragazzi), ha ribadito che ciascuna vittima merita una sepoltura dignitosa. “Qui non c’è spazio né per l’ideologia né per la politica. Si tratta di un gesto dettato dalla pietà umana”, ha dichiarato il ministro, ricordando che le riesumazioni di Jakljan sono le prime ad essere state rese possibili grazie alla Legge sulla ricerca e sulla manutenzione delle tombe delle vittime della II Guerra mondiale e del secondo dopoguerra. Ha spiegato che non sarà possibile identificare singolarmente tutte le vittime rinvenute sull’isola e che i resti saranno tumulati nella fossa comune nel cimitero dei Domobrani di Gospino polje.
(fonte “la Voce del Popolo” 23 febbraio 2013)
