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Ricordata a Trieste l’insurrezione del 30 aprile

È stato celebrato al Parco della Rimembranza il 69°anniversario dell’ insurrezione della cittadinanza di Trieste contro le truppe tedesche che occupavano la città. “E’ un riscatto dal giogo nazi fascista” ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale Sergio Pahor, ricordando che la resistenza e l’insurrezione dei triestini attestano il loro alto livello organizzativo ed un elevato impegno politico e culturale. Fabio Forti, presidente dell’Associazione Volontari per la Libertà di Trieste ha voluto ricordare i 3.500 giovanissimi triestini, ragazzi di poco più di 17 anni che insorgono su ordine impartito dal CLN il 25 aprile 1945 a tutte le forze partigiane italiane. “La nostra, però” continua Forti, “è stata una condizione diversa. I 31 morti ed i 60 feriti tra i triestini insorti attestano la durezza dei combattimenti di quel giorno. Gli altri italiani hanno potuto per la prima volta respirare l’aria della libertà, che a noi non era ancora concessa. Abbiamo dovuto combattere conto i nazisti per issare la bandiera italiana sulla Prefettura e sul Comune il 30 di aprile, che il giorno dopo il era già ammainata e calpestata” dai partigiani iugoslavi. È stata di nuovo una seconda volta nel Novecento che sul Comune del capoluogo giuliano sventolava il tricolore che ritornerà appena 9 anni più tardi, dopo l’occupazione anglo americana cessata nel 1954. Questa pagina della nostra storia per lungo tempo è stata cancellata perché si confondeva il patriottismo democratico con il nazionalismo, precisa Stelio Spadaro. Forti ha voluto ricordare il tenente colonnello Antonio Fonda Savio, comandante dei partigiani italiani di Trieste, e don Edoardo Marzari, presidente del CLN e dell’Istria che appena quattro anni fa, con un “enorme ritardo”, è stato decorato con la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Purtroppo dopo “l’insurrezione attuata dal Corpo Volontari della Libertà italiano”, ha sottolineato Renzo Codarin, Presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, “a Trieste e nel resto della Venezia Giulia è arrivata l’occupazione comunista jugoslava che da tempo mirava ad annettere la città alla Federativa socialista jugoslava. Cominciano le persecuzioni, il controllo spietato, la caccia ai membri del CLN costretti a fuggire in Italia o a tornare in una precaria clandestinità. Ma quella data e quell’insurrezione costituiscono un simbolo per tutti noi, per tutta la Resistenza patriottica e democratica della Venezia Giulia e di Fiume che ha radici profonde nella storia e nella cultura di queste terre”. Agli italiani che si sentivano democratici che si sentivano e volevano essere parte dell’Italia che stava risorgendo, ha ribadito Codarin a nome di una grande moltitudine di Esuli e figli di esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia “rendo omaggio al sacrificio degli uomini del 30 aprile 1945, esprimendo la nostra gratitudine all’Associazione Volontari della Libertà di Trieste che tutti questi decenni hanno saputo tener viva la memoria di quella giornata e di quei patrioti che hanno onorato la città e l’Italia”. In presenza delle autorità del Comune, della Provincia e di numerose associazioni combattentistiche sono state deposte al Masso della Resistenza nel Parco della Rimembranza tre corone d’alloro: del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Comune di Trieste e dell’Associazione Volontari di Libertà.

Daria Garbin

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