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Resta indelebile la ferita di Vergarolla (Voce del Popolo 19 ago)

Nel 65º anniversario dell’esplosione che vestì di lutto la città
Corone di fiori e alloro alla memoria delle vittime
Resta indelebile la ferita di Vergarolla

Sessantacinque anni fa la tragedia di Vergarolla avrebbe scritto le pagine più dolorose e laceranti della storia della città. Ma Pola non dimentica. Ancora una volta il dolore ha chiamato a raccolta i polesani e i loro ospiti. Quest’anno più numerosi che mai. Assiepati a ridosso del Duomo, affollati intorno al cippo memoriale, sparpagliati nella via Kandler e in piazza San Tommaso, ma sempre composti, attenti, commossi e, soprattutto, memori di quel funesto 18 agosto 1946 che decise il destino di centinaia di famiglie spianando la strada all’esodo in massa degli italiani da Pola e dall’Istria.

Doverosa la manifestazione di cordoglio per un dolore indelebile. Anche quest’anno la Comunità degli Italiani di Pola e il Libero Comune di Pola in Esilio si sono dati appuntamento per ricordare le vittime della terribile esplosione alla presenza di autorità e ospiti, tra cui l’ambasciatore italiano a Zagabria, Alessandro Pignatti Morano di Custoza, una delegazione del Consolato generale d’Italia a Fiume, dell’Unione Italiana, del Circolo “Istria”, ma anche sindaci, vicesindaci e assessori dei Comuni di Trieste, di Muggia, di San Dorligo della Valle e di Monfalcone, esponenti della ANVG, dell’Associazione delle Comunità Istriane, del Libero Comune di Fiume in Esilio e del Comitato 10 febbraio della Provincia di Trieste.

“Siamo qui, assieme, per ripercorrere a testa alta le pagine del passato e commemorare degnamente i concittadini che persero la vita in quella domenica di agosto quando ormai si credeva che dopo gli orrori della guerra la vita sarebbe ripresa. E siamo qui per onorare accanto ai tanti, l’eroica figura del dottor Geppino Micheletti. Pola non dimenticherà mai il 18 agosto 1946!”. Parole, queste, di Claudia Millotti, presidente dell’Assemblea della Comunità degli Italiani di Pola, che ha invitato gli astanti a contemplare il cippo commemorativo al fianco del Duomo, “semplice ma significativo, una pietra spezzata a simboleggiare le vite spezzate, la città mutilata e distrutta dal dolore”.

Sulla pietra solo un’epigrafe sintetica, essenziale: Vergarolla, la data e l’ora. In calce, una firma importante: “Grad Pula – Città di Pola”.

Per dire che la città – tutta – onora le vittime e conserva il ricordo della tragedia. Ma non più aggrappandosi al passato rivangando vecchi rancori. Anzi. “Dopo secoli di alterne fortune – ha concluso Claudia Millotti – i muri e i paletti eretti dall’intolleranza hanno ceduto, e la Croazia nel 2013 farà parte della grande famiglia europea. Quanto a noi, l’abbracciamo fieri di aver saputo, voluto e potuto conservare la presenza italiana, la storia, la lingua e la cultura italiane a Pola e in Istria”.

Anche la guerra ha i suoi colpevoli

Interprete fedele dei sentimenti dell’allora “dolente, sgomenta e rassegnata al peggio popolazione di Pola”, furono le pagine dell”Arena di Pola”, il periodico informativo del Libero Comune di Pola in esilio. L’attuale direttore, Silvio Mazzaroli, ne ha rispolverato alcune pagine “storiche” curate dal fondatore, Guido Miglia, che attribuì la responsabilità dell’accaduto alla guerra.

 “Sarà anche vero – così Mazzaroli –, ma personalmente trovo questo modo di affrontare il problema pilatesco e anacronistico. Le guerre non sono qualcosa di inevitabile ed imprevedibile; sono dovute alle passioni e agli appetiti degli uomini ed investono, pertanto, loro precise responsabilità, che nello specifico caso di Vergarolla stanno gradualmente emergendo dagli archivi della storia configurandolo, senza ombra di dubbio, come un crimine e non un fatto accidentale, come, appunto, già nel 2004 nel corso di un’analoga cerimonia ebbe a dire l’allora sindaco di Pola, Luciano Delbianco”.

Ma se quello c’era stato, a suo tempo, ad omaggiare ai piedi del cippo le vittime della tragedia di Vergarolla, assente è stato ieri il sindaco attuale, Boris Miletić. Un’assenza cui non ha mancato di accennare Mazzaroli auspicando che in futuro la cerimonia “anziché essere voluta ed organizzata da coloro che siamo usi definire, con una terminologia che vorremmo poter accantonare, esuli e rimasti, fosse organizzata dalla Città di Pola e dai suoi reggitori e qualora ad essa presenziassero affiancati, in un’ottica appunto di continuità nel cambiamento, così come lo sono al balcone del suo Municipio, anche i colori di Pola, dell’Italia, della Croazia e, in un domani prossimo, dell’Europa, sarebbe un segnale di raggiunta maturità civile e civica ed un faro acceso sul futuro di tutti noi.

Questo il nostro auspicio e l’invito che rivolgiamo a quanti sono nella condizione di accoglierlo”. La cerimonia al cippo è stata preceduta anche quest’anno da una funzione liturgica alla memoria delle vittime, officiata in italiano da Desiderio Staver e cantata dal coro misto della “Lino Mariani”. Diretto da Edi Svich, il coro ha eseguito in anteprima il Madrigale contemplativo in ricordo delle vittime, scritto da Luigi Donorà.

Daria Deghenghi

 

(courtesy MLH)

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