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Requien per l’odio (Voce del Popolo 24 lug)

di Milan Rakovaz

Un'irresistibile bellezza ha lasciato senza fiato Pola e Trieste negli scorsi torridi giorni di luglio; il Requiem di Verdi ha esteso l'accordo armonico fino alle Alpi e a Tangeri, fino a Srebrenica, fino a Cipro e Gaza; era questo un Requiem-per-l'odio; un Requiem-contro-l'odio.

D'accordo, il titolo non è proprio adeguato, perché l'odio non ha bisogno di requiem, come questo, l'odio voglio dire, non serve a noi. Due concerti, a Pola e Trieste, un attore e un direttore d'orchestra contro le passioni passatiste che nell'Adriatico ci accecano già da duecento anni. Com'è tutto facile quando la bellezza batte la stupidità!

Da giovane meditavo sul noto contrappunto di Miroslav Krleža: STUPIDITÀ "l'unica apparizione universale" e contrapposta a questa la BELLEZZA, l'unica capace di battere la stupidità. Dunque non saggezza-vs-stupidità, ma bellezza-vs-stupidità. Concerti di bellezza e di autentico "affratellamento delle persone nell'universo", come scriveva il poeta.

A Pola, nel decimo giubileo del progetto teatrale Ulysses, attori e cantanti bosgnacchi, croati, sloveni, serbi e inglesi, in un'Arena stracolma di gente, hanno offerto uno spettacolo che potremmo definire tendenziosamente bello di poesia, prosa e canto, un concerto slavo del Sud di pacificazione che da queste parti non si era visto da vent'anni; le colpe vanno a Rade Šerbedžija, etnicamente serbo, attore croato e mondiale, agitatore di prim'ordine e attivista della cultura pura. La bellezza ha costretto l'odio alla fuga, specialmente quando si è fatto sentire Ðorde Balaševic "postJugoslavo" di Novi Sad, quindi Kemal Monteno di Sarajevo, mentre ovazioni plebiscitarie sono andate alla croata Josipa Lisac e allo sloveno Kreslin, cantando la sua ballata "al posto di cosa fiorisce la rosa"… Specifico l'appartenenza etnica degli autori specialmente per i miei istriani della diaspora, qui non ha importanza, come non l'aveva al concerto.

Riccardo Muti non è solamente un grande direttore d'orchestra, ma anche uno di quelli che dimostrano chiaramente che il nocciolo della democrazia è essa stessa, ossia la sua interpretazione ed esecuzione alla lettera. Perché democrazia significa semplicemente "potere del popolo". Nell'annacquata bevanda della politica moderna, la politica viene presa in mano da artisti, da persone esterne dalla politica professionale; lo vediamo negli ultimi giorni a Zagabria, dove gli attori Urša Raukar e Vili Matula già da mesi sono in testa a migliaia di cittadini nelle proteste per la tutela della città. Così Riccardo Muti è riuscito a invogliare i presidenti dei tre Paesi vicini a venire al concerto triestino, ma anche ad attuare un atto storico, di riconciliazione politica nell'Adriatico, che aspettavamo da decenni..

Credo che questi due concerti siano un chiaro segnale che (con noi e in noi e nei nostri Paesi) si sta creando un nuovo euro-demos, mentre la cultura e l'arte e la scienza compiono grandi passi avanti in questo inevitabile cammino nella Nuova Europa, l'Europa dei cittadini e non l'Europa degli Stati. Da decenni noi qui siamo schiavi dei miti e dei tabù del passato; l'autore di queste righe, come noto, va annoverato tra coloro che non si sono mai rassegnati a ciò, e che si sono da sempre impegnati per una collaborazione aperta, sincera, cordiale, amichevole e d'INTERESSE tra i popoli nell'Adriatico. Nell'Adriatico e in tutto il mondo, naturalmente, ma per noi qui, ovviamente, l'Adriatico è il mondo intero, l'intero universo.

Riccardo Muti ha disarmato l'odio e con la sua bacchetta ha inviato l'emozionante musica del Requiem di Verdi nel profondo delle nostre anime; ci siamo inginocchiati tutti quanti, ci siamo pentiti, abbiamo perdonato e chiesto perdono; e i tre presidenti, con i simboli della sofferenza hanno innalzato la bellezza umana fino all'Empireo.

Trieste 13 luglio 2010 – questa è una data del nuovo inizio per tutti noi, una data che aspettiamo, per essere precisi, dalla decadenza della Serenissima, perché tutto ciò che ha fatto seguito, fino a questo 13 VII 2010, ci divideva, mentre ora possiamo guardare negli occhi i nostri figli con serenità e audacia; perché se lasciamo loro solamente il 13 VII 2010, lasciamo loro molto!

Allo stesso modo, Rade Šerbedžija&friend, hanno compiuto un grande passo verso la pacificazione e la collaborazione balcanica e jugoslava. Alcuni giorni più tardi, ecco, il nuovo pacificatore balcanico Ivo Josipovic, va a Belgrado; ancora un importante passo in questo tormentoso arrancare delle politiche nazionali fin dal 1991.

Requiem-per l'odio, questo tremendo nostro defunto, che neanche da morto non ci da pace e spesso è tra di noi come un indistruttibile vampiro.

"Al posto di cosa fiorisce la rosa"? Al posto di te, di me, la rosa fiorisce, per te, per me, in te, in me fiorisce la rosa. Naturalmente, nulla è stato drammaticamente cambiato a Trieste e a Pola nel luglio 2010 – ma è cambiato il nocciolo dell'idea, della politica, della convinzione, dell'eredità, è cambiata semplicemente la psicologia collettiva adriatica, ma anche balcanica; e ciò è drammatico; con pieno rispetto per colui che forse non vede questa splendida rosa fiorita sull'Adriatico e sui Balcani, mentre le ammalianti armonie di Verdi si spargono dappertutto laddove siamo; per l'Istria e la Dalmazia e i Balcani e gli Appennini e le Alpi, e lontano oltre l'Oceano, dove i nostri nonni e i nostri padri si esercitavano…

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