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26 lug – Terreni in Istria: ”seconda nazionalizzazione”

di Tamara Tomic su La Voce del Popolo del 24 luglio 2010

Senza polveroni né dibattiti e senza un grande interesse da parte dei media il Sabor ha votato la nuova Legge sui terreni turistici. Ci sono voluti vent’anni per varare una normativa che mettesse ordine in questo complesso settore. La legge è stata approvata la settimana scorsa con 87 voti favorevoli, 33 contrari e un solo astenuto. La nuova cornice legislativa offrirà una soluzione ad una serie di problemi legati alla definizione dei rapporti di proprietà sui terreni turistici che dopo la privatizzazione degli anni Novanta non sono rientrati a far parte del capitale di base di campeggi, alberghi e villaggi turistici. La nuova regolamentezione sarà valida sia per i terreni ad uso turistico sia per i terreni edificabili dei quali usifruiscono ormai da anni le aziende che operano nel settore dell’industria dell’ospitalità.

UNA MINIERA D’ORO Si tratta di una vera e propria miniera d’oro, della quale potranno godere grazie alle concessioni previste dalla nuova legge, per l’appunto le aziande e le ditte del settore turistico. La precedenza verrà data alle imprese che hanno già in uso tali terreni che sono stati proclamati dallo Stato beni di interesse della Repubblica di Croazia. La durata delle concessioni è stata prolungata, passando da 35 fino a un massimo di 50 anni.
Con la nuova legge lo Stato acquista il diritto di proprietà sulla totalità dei terreni nei campeggi, il cui status era finora irrisolto. Nel caso degli impianti alberghieri la proprietà passa alle autonomie locali.

ANCORA QUESTIONI APERTE Rimangono però ulteriori questioni aperte nel settore del turismo almeno stando alle parole di Veljko Ostojic, presidente della Direzione della Riviera Parenzo. Si tratta in primo luogo dell’obbligo alla comproprietà nel segmento dei campeggi. Per Ostojic si tratta di una situazione che va nella direzione di una nazionalizzazione strisciante. Il motivo sta nel fatto che “noi dovremo investire in questa comproprietà quello che in tutti i sensi ci appartiene. Lo Stato invece investirà il terreno ed è in questo che vediamo una silenziosa nazionalizzazione. Non vedo alcuna ragione per qualcosa del genere”, ha spiegato al “Novi List” Veljko Ostojic, che tra l’altro è anche il candidato più probabile per ricoprire la funzione di ministro del Turismo nell’ambito del futuro governo che dovrebbe essere formato dalla coalizione di centrosinistra “Kukuriku” se questa dovesse imporsi alle prossime elezioni politiche.

INVESTITORI PREOCCUPATI Secondo Ostojic lo Stato ha il potere di modificare lo status di comproprietà, perché può pagare alla società commerciale la sua quota di partecipazione al prezzo di mercato. Questo in altre parole significa che lo Stato stesso pagherebbe la cifra che reputa necessaria. Semplificando ulteriormente lo Stato definirebbe il prezzo di vendita. Se si guarda con più attenzione alla disposizione legislativa si potrebbe arrivare alla situazione ipotetica nella quale lo Stato riprende in mano la gestione del campeggio. Da questa situazione si desume che il messaggio per gli investitori è chiaro – continua Ostojic – cioè che lo Stato definisce comproprietà qualcosa che ha in precedenza privatizzato. Anche il prezzo delle concessioni è ancora una questione aperta. Si parla di un prezzo che va da 1 kuna a 3 euro al metro quadro. I prezzi comunque verranno definiti tramite decreto. Dall’associazione di campeggi della Croazia (KUH) ricordano invece che il prezzo della concessione deve essere tale da permettere uno sviluppo delle aziende operanti nel settore del turismo evitando di mettere in discussione la loro esistenza.

CONCESSIONI E COSTI “Considerando la situazione attuale nei campeggi tutto quello che è al di sopra di un euro sarebbe difficile da sopportare”, ha precisato Adriano Palman direttore del KUH. “Se i prezzi dovessero essere più alti potrebbe capitare che anche le zone verdi, ora adibite a parchi, vengano usate per l’alloggio dei campeggiatori”, ha precisato. Secondo Palman le concessioni per i campeggi dovrebbero venir legate alle concessioni sul demanio marittimo, cioè a quelle relative alle spiagge.
Anche per l’Associazone di datori di lavoro del settore alberghiero (HUPH) la Legge sui tereni turistici rappresenta la condizioni base per gli investimenti.

EX PROPRIETARI CON LE PIVE NEL SACCO? È importante sottolineare, però, che durante il dibattito sulla Legge al Sabor la parlamentare dell’SDP, Ingrid Anticevic Marinovic, ha puntato l’indice su altre possibili conseguenze della normativa. “È controverso lo status di quei terreni che sono stati nazionalizzati all’epoca dell’ex Jugoslavia comunista e che ora dovrebbero essere restituiti agli ex proprietari”, ha rilevato la parlamentare. I terreni turistici e i rimanenti lotti edilizi, ora vengono divisi tra lo Stato, gli albergatori o i campeggi e gli autogoverni locali. “E cosa rimane a coloro ai quali dovrebbe essere restituita una parte di questi terreni? Quelli che hanno proposto la Legge dicono che quello che è stato tolto alle persone verrà loro restituito, ma dubito che sarà così. Temo invece che assisteremo invece a un secondo esproprio”, ha sottolineato la parlamentare dell’SDP. Le persone di fatto saranno costrette a sporgere denuncia nei confronti dello Stato per la restituzione dei terreni che un tempo erano di loro proprietà. Anche se in base alla Legge sulla restituzione del patrimonio sottratto all’epoca del regime comunista alcuni sono riusciti ad ottenere la restituzione dei terreni nazionalizzati, tanti altri e anzi la maggior parte, invece non c’è l’ha fatta a riavere vecchie proprietà. La legge sui terreni turistici, di fatto, sospende quelle che sono le norme della Legge sulla restituzione del patrimonio, ha fatto presente la parlamentare. Pertanto si può dire che viene annullato in un certo qual senso il diritto all’ottennimento dell’indennizzo da parte degli ex proprietari. E se si finirà in Tribunale alla fin fine tutto dipenderà dalla prassi giudiziaria. Come dire una battaglia degli ex proprietari contro… i mulini al vento.

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