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Ragusa: trovato il relitto dell’incrociatore Garibaldi (Il Piccolo 30 ago)

FIUME A poco meno di un secolo dall'affondamento nelle acque del Basso Adriatico, in un tratto di mare al largo tra le Bocche di Cattaro e Ragusa (Dubrovnik) un gruppo di subacquei croati ha localizzato il relitto dell'incrociatore corazzato «Giuseppe Garibaldi», della Regia marina italiana, colato a picco nel luglio 1915 dopo essere stato silurato da un sommergibile dell'Imperial marina austroungarica, portando con sé 53 dei complessivamente 578 uomini che sembra si trovassero a bordo in quel momento. Il ritrovamento del relitto fa sensazione in quanto nessuno finora era riuscito a individuare il punto preciso in cui il «Garibaldi» era colato a picco e men che meno raggiungere e fotografarne i resti in fondo al mare. La cosa è riuscita nei giorni scorsi a un'équipe di sub e archeologi del club zagabrese «Dragor Lux», dediti alla ricerca ed esplorazione delle navi affondate lungo le coste orientali adriatiche.

Il gruppo di subacquei, guidato da Dražen Goricki, ha individuato con assoluta certezza la carcassa del «Garibaldi» nella sua tomba a 122 metri di profondità, poche miglia al largo della costa e nella zona di Ragusa. Queste le uniche indicazioni fornite dai protagonisti della fortunata immersione. Ieri si è comunque appreso che l'immersione è avvenuta a circa 5 miglia nautiche, in un punto fra Konavle (Canali) e Molunat (Malonta), poco a nordest dell'ingresso delle Bocche. Per i sub di «Dragor Lux», che per immergersi a quella profondità hanno usato un mix di aria ed elio, non c'è alcun dubbio che il relitto sia proprio quello dell'incrociatore italiano, alla cui identificazione hanno contribuito i cannoni dell'armamento principale (uno da 254 mm, 2 da 203 e altri di calibro minore, oltre a quattro tubi lanciasiluri). L'equipe di sommozzatori è riuscita anche a penetrare all'interno del relitto con le telecamere e ora si attende con grande interesse la divulgazione del filmato. Ne verrà fuori un documentario.
Quello dell'incrociatore italiano è il relitto a maggiore profondità localizzato finora in acque croate.

Interessante notare che già nell'aprile dell'anno scorso nella stessa zona di mare una grande massa metallica era stata localizzata da un gruppo di subacquei cechi, anch'essi alla caccia del «Garibaldi», che tuttavia non avevano potuto procedere a un'esplorazione più dettagliata e all'identificazione causa il peggiorare delle condizioni meteo. Il 18 luglio 1915 a colpire a morte il «Garibaldi» (8.100 tonnellate di dislocamento a pieno carico e 112 metri di lunghezza fuori tutto) erano stati due siluri, esplosi quasi in contemporanea, lanciati dal sommergibile austroungarico U-4, agli ordini del tenente di vascello Rudolf Singule (nato a Pola).

Assieme ad altro naviglio minore in una squadra agli ordini dell'ammiraglio Tifari, l'incrociatore corazzato italiano aveva appena partecipato a una missione di bombardamento dal mare della linea ferroviaria che collegava Ragusa alle Bocche di Cattaro nell'intento di tagliare i rifornimenti al distaccamento navale austroungarico di stanza nelle Bocche.

Esaurito il «tirassegno» e ormai sulla rotta di rientro a Brindisi, il «Garibaldi» era caduto nell'agguato dell' U-4. Al momento del siluramento a bordo dell'incrociatore italiano sembra ci fosse un equipaggio più numeroso di quello standard (548 persone). Come si è detto, nell'affondamento ne perirono 53. A preservare la nave non bastarono i 50-150 mm di corazzatura dello scafo. L'affondamento fu rapidissimo, appena tre minuti secondo alcune testimonianze. Il «Garibaldi» era stato varato dai cantieri Ansaldo di Genova nel 1899 e completato circa due anni dopo. L'unità ricevette la bandiera da combattimento nel febbraio del 1902 insieme a un labaro sul quale era miniata «La preghiera del marinaio», composta da Antonio Fogazzaro. Come curiosità merita ricordare che la bandiera era stata ricamata a mano dalle donne genovesi su un drappo di seta ed era custodita a bordo in un cofanetto d'ebano intarsiato. (f.r.)
 

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