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Quarantotti Gambini e il mistero del “Fante” censurato dalla Rai (Il Piccolo 05mag15)

 

La data sembrava perfetta. Sì, perché il 4 novembre del 1961 non era una ricorrenza simbolica solo per chi voleva celebrare la Prima guerra mondiale. La vittoria italiana nella Grande guerra. In quel giorno, infatti, la Rai aveva deciso di inaugurare il nuovo canale televisivo. Il secondo. Con programmi di intrattenimento, ma anche culturali e divulgativi. E allora? Ai dirigenti dell’emittente di Stato venne un’idea: arruolare un grande scrittore, l’istriano-triestino Pier Antonio Quarantotti Gambini, e fargli scrivere il testo per un documentario che raccontasse la vita dei nostri fanti nelle trincee e al fronte. Tutto bene? Neanche per sogno. Perché chiunque vada a controllare la bibliografia relativa all’autore de “L’onda dell’incrociatore”, “La rosa rossa”, “La calda vita”, curata dal fratello Alvise, si accorgerà che non si fa mai cenno a questa collaborazione con la Rai. E lo stesso scrittore, morto nel 1965 a Venezia, non ne parlò mai nelle interviste successive a quella data, o nelle note autobiografiche dedicate al suo lavoro. Eppure Quarantotti Gambini, il testo per il documentario lo scrisse. Con il titolo “Il ritorno del fante”. E il filmato, in qualche modo, venne messo in onda dalla Rai proprio quel 4 novembre del 1961. Con un altro titolo: “Tutti quei soldati”.

 

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