Il Museo Ebraico di Roma ospita dal dicembre 2014 la Mostra Prima di tutto italiani, una rassegna curata da Lia Toaff e dedicata alla partecipazione degli italiani di religione ebraica alla Grande Guerra, testimoniata da documenti e immagini conservati dalle famiglie e dalle comunità, che narrano un capitolo poco o affatto noto della storia patria. Fotografie, lettere dal fronte, libri di preghiera, cartoline, medaglie e onorificenze, qui esposti, raccontano un’adesione convinta e motivata: «il richiamo alle armi rappresentava, infatti, – si legge nella presentazione – una spinta verso l’emancipazione e smentiva coloro che identificavano l’ebraismo con la codardia e l’ostilità verso la patria di adozione». Li muoveva anzitutto un senso di gratitudine verso la ancor giovane nazione che li aveva affrancati da secoli di coartazione e di emarginazione, rendendoli cittadini a pieno titolo del nuovo Stato. E furono così 5.000 gli ebrei che partirono per il fronte, la metà dei quali ufficiali: un numero rilevante che indusse ad istituire il Rabbinato Militare, con funzioni pressoché simili all’Ordinariato Militare cattolico, segno anche ciò del crescente inserimento dei cittadini ebrei nella società nazionale. Per comprendere quanto lungo sia stato quel percorso di integrazione e quanta fede vi sia stata riposta bisogna ricordare che già nel 1849 la difesa della Repubblica Romana enumerava diversi volontari ebrei giunti dalle regioni d’Italia e dall’estero, anche giuliani, come i triestini Giuseppe Revere e Giacomo Venezian, nonno dell’omonimo esponente irredentista: come scrive al riguardo Ester Capuzzo «certamente […], fu il 1848 a segnare il momento culminante della partecipazione ebraica alla lotta risorgimentale con alcune centinaia di volontari impegnati nelle campagne militari del 1848-1849». «Con la proclamazione del Regno d’Italia – prosegue la studiosa – si apriva una nuova fase dei rapporti tra ebrei e Stato nazionale, tra ebrei e società italiana, tra ebrei e liberalismo. La lunga ed intensa partecipazione risorgimentale aveva, infatti, contribuito a diffondere tra gli ebrei italiani la sensazione di essere tra i co-fondatori insieme con gli altri patrioti di un qualcosa di completamente nuovo, di essere i co-protagonisti della fondazione dell’unità del Paese».
Furono circa 700 i decorati e 420 si calcola siano stati i caduti di religione ebraica, cifre che possono apparire limitate, rispetto alla somma generale delle vittime e dei dispersi in grigioverde, ma significative se inserite nella dimensione politica e civile della loro partecipazione al conflitto. La promulgazione nel 1938 delle leggi razziali ebbe un effetto devastante sulle comunità israelitiche presso le quali erano ancora in vita 1.600 ex combattenti della Grande Guerra, molta parte dei quali, nonostante il contributo di forze versato nel primo conflitto, si ritrovò così tragicamente tradita.
La Mostra è stata prorogata al 16 giugno 2015. Per informazioni: http://lnx.museoebraico.roma.it/w/?page_id=4017
p. c. h.