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Pupo e Spazzali: Foibe, giusto non arrendersi (Mess.Veneto 26 mag)

di PIERO TALLANDINI

«Certo, dal punto di vista della ricostruzione storiografica è evidente come la questione foibe appaia chiusa ma cioè non è altrettanto scontato per quanto riguarda la possibilità che emergano fonti in grado di fornire indicazioni utili a scoprire quale fu la sorte dei singoli deportati». Questo il pensiero comune espresso dagli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali sulla questione foibe.

I due studiosi sono stati protagonisti del dibattito conclusivo di èStoria, incentrato su «Le foibe e il confine orientale. Nuove acquisizioni storiografiche». In quel contesto era emerso peraltro come negli ultimi dieci anni proprio la ricerca storiografica sull’argomento non abbia prodotto sostanziali novità: «a questo punto penso che la questione-foibe possa ritenersi chiusa – aveva affermato Pupo -, nel senso che è stata chiarita in tutti i suoi risvolti. Per la sintesi dei risultati ottenuti si può far riferimento al documento conclusivo risalente a dieci anni fa della Commissione mista italo-slovena».

Un concetto che, come riferivamo ieri, aveva suscitato un po’ di perplessità, espressa nella fattispecie dal presidente dell’Anvgd Rodolfo Ziberna («non sappiamo ancora da fonte certa i nomi di tutti gli infoibati, quanti furono e i luoghi dove furono uccisi e gettati nelle foibe») ed anche il sindaco Ettore Romoli aveva sottolineato che «non bisogna smettere di cercare i luoghi dove i deportati sono stati sepolti. I parenti hanno il diritto di saperlo e spero che a questo si possa arrivare».

Ecco la precisazione di Raoul Pupo: «Va sottolineato anzitutto – ha spiegato ieri al Messaggero Veneto – che c’è un piano relativo alla ricerca strettamente intesa come ricostruzione storiografica e lì è innegabile che la questione sia ormai chiusa. E’ difficile credere che possano venire alla luce, cioè, elementi tali da mutare la ricostruzione di quegli eventi. Cosa diversa è trovare informazioni sulle singole persone scomparse. Certo, è una ricerca faticosissima e difficile ma si sta lavorando su questo. Insomma, i margini ci sono ancora, ma al di là di tutto credo sarebbe auspicabile arrivare a un omaggio condiviso, magari delle croci da posizionare in corrispondenza delle maggiori foibe».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Roberto Spazzali: «Sul piano storiografico la questione foibe non può offrire ulteriori novità ma sulla sorte dei deportati è verosimile che possano emergere ancora elementi utili anche se non è facile. Penso a registri carcerari o dei campi di prigionia anche se in genere si tratta di documentazioni incomplete. Nella mia personale esperienza sono riuscito a trovare pochissmi documenti con sentenze di morte, una nell’archivio del ministero degli esteri, e verbali di interrogatori. Penso comunque che una delle priorità in questa dolorsa vicenda sia quella di poter avere un giorno qualcosa, una targa, una lapide, una croce o qualche altro piccolo monumento che segnalino il teatro di queste tragedie. Così come abbiamo il monumento ai deportati, sarebbe doveroso avere qualcosa di analogo in corrispondenza delle cavità in cui morirono quegli sventurati. Così si potrebbe davvero contribuire a chiudere questa pagina così dolorosa, aperta ormai da 65 anni».

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