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Odiosa polemica sulle medaglie (Coordinamento Adriatico 17apr15)

 

Il caso sollevato sulla stampa circa il conferimento dell’onorificenza prevista dalla Legge n. 92 del 2004 (Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata) discende semplicemente dall’ignoranza dello spirito e della lettera della legge, alla luce anche dei lavori parlamentari ai quali ho personalmente collaborato. Durante la discussione nelle commissioni parlamentari competenti circa l’estensione dell’onorificenza si pose il problema di escludere quanti avessero commesso “crimini di guerra” accertati dai tribunali italiani, che come si sa operarono da subito dopo la Liberazione del 1945. Si ritenne quindi, anche dai parlamentari del PD, che non potessero escludersi a priori i combattenti della RSI per il solo fatto di essere tali. L’esclusione di chi “avesse combattuto contro l’Italia” voleva invece evitare che dell’onorificenza potessero fregiarsi cittadini italiani arruolati nelle forze armate del III Reich, come purtroppo ve ne erano provenienti da tutte le regioni italiane. Affermare che i militari dei reparti della RSI che combatterono sul confine orientale contro formazioni straniere, quali erano quelle iugoslave, proprio al fine di difendere quel confine del territorio nazionale definito, dopo la Grande Guerra, dal trattato italo-iugoslavo di Rapallo del 1920, avessero combattuto “contro l’Italia” apparve alla coscienza politica e morale della stragrande maggioranza del nostro Parlamento come un criterio iniquo e discriminatorio, contrario ad ogni principio di solidarietà umana e di riconciliazione nazionale.

 

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