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Non è difficile documentarsi sui crimini di Tito

Dicevano gli antichi romani e si dice tuttora in giurisprudenza: ignorantia non excusat, l’ignoranza non giustifica. È la prima cosa che viene in mente sentendo un parlamentare italiano affermare che non è a conoscenza di abbastanza notizie per poter valutare se sia da ritirare o meno l’onorificenza della Repubblica che fu conferita a Josip Broz “Tito” in occasione di una visita di Stato del Presidente della Repubblica Saragat in Jugoslavia nel 1969.

Non ci sarebbero infatti sentenze di tribunali internazionali che condannino il padre e padrone della Jugoslavia comunista, la cui nascita risale proprio a 80 anni fa, allorchè il suo territorio era ancora sotto occupazione straniera, ma i partigiani sloveni e croati in Istria oltre a far strage di nostri connazionali nella prima ondata di massacri nelle foibe già proclamavano l’annessione di quelle terre al futuro Stato che avrebbe raccolto gli slavi del sud.

Da quasi 20 anni tuttavia la legislazione italiana prevede il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle stragi compiute dai “titini” e l’esodo del 90% della comunità italiana autoctona dell’Adriatico orientale, perseguitata e duramente colpita dal nascente regime del despota croato. L’uscita dal Cominform, il ruolo di leader dei cosiddetti Paesi Non Allineati, una relazione altalenante con il comunismo sovietico ed un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti nelle dinamiche della Guerra Fredda hanno contribuito a creare nei decenni il mito di un “despota illuminato”, un dittatore che faceva anche cose buone ed i cui crimini compiuti per instaurare la dittatura finirono nel dimenticatoio.

Le celebrazioni del 10 Febbraio, la risoluzione del Parlamento Europeo che equipara i crimini del comunismo e del nazismo, i riferimenti contenuti nelle Linee guida per la didattica della frontiera adriatica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, le scoperte della commissione istituita dalla Slovenia per rinvenire sepolture e fosse comuni in cui finirono le vittime dell’ondata di terrore scatenata da Tito a guerra finita. Si tratta di circostanze facilmente riscontrabili e che invitiamo l’On. Zaratti a prendere in considerazione, presumendo la sua buona fede.

Renzo Codarin 
Presidente nazionale Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

L’On. Filiberto Zaratti

 

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