di SILVIO MARANZANA
Sbarco con gommoni alla Costa dei barbari e collocamento di esplosivi nella galleria ferroviaria di Santa Croce con commando francesi, accompagnamento di commando belgi in incursioni notturne sul Molo Settimo e nel cantiere di Monfalcone. Niente di simulato, ma tutto vero: è accaduto a Trieste negli anni Settanta e Ottanta senza che né le forze dell’ordine, né i vari servizi di vigilanza si accorgessero di alcunché. L’unica, tranquillizzante precisazione da fare è che le bombe erano in realtà pezzi di polistirolo.
Sono esercitazioni alle quali hanno preso parte due Gladiatori triestini che ieri hanno pubblicamente ammesso di essere stati componenti di Stay Behind, la rete messa in atto dalla Nato in Europa per fronteggiare le minacce di invasione sovietica. In Italia Gladio era sotto il controllo della Settima divisione del Sismi, il servizio segreto militare. La ”confessione” è venuta dall’ingegner Paolo Pocecco ben noto in città per essere stato fino a un anno, prima del pensionamento, responsabile dei Lavori pubblici del Comune, e dal ferroviere Giuseppe Pappalardo. Di origini istriane il primo, con moglie di Parenzo il secondo, si sono sentiti fin dalla gioventù in dovere di fare qualcosa per difendere l’Occidente dal comunsimo.
«Ero un vicecaporete – ha raccontato Pocecco – del nostro gruppo facevano parte solo 7, 8 persone e il nostro capo era Remigio Lampronti, il papà del pilota Pierluigi, morto in un disastro aereo, a propria volta perito in un incidente stradale. A Trieste però c’erano anche altre reti, ma membri di reti diversi tra loro non si conoscevano». «Armi ed esplosivi venivano usati solo nelle esercitazioni in Sardegna – hanno riferito entrambi – a Trieste non potevamo tenere nemmeno un coltello in tasca. Facevamo però da supporto a molti commando di eserciti stranieri che sono giunti in città: americani, inglesi, francesi, belgi. Non siamo mai stati smascherati sebbene in qualche occasione i militari stranieri avessero operato anche in mimetica. Agivamo però soltanto di notte, talvolta travestiti da pescatori. In occasione dello sbarco alla Costa dei barbari c’era stata qualche difficoltà: era estate e le nostre luci di segnalazione ai francesi in gommone si sono confuse con le lampare dei pescherecci e i fuochi di qualche griglia sulla spiaggia».
L’”outing” dei due Gladiatori triestini, i primi ad ammettere la propria partecipazione a Stay behind dopo l’ingegner Marino Valle venuto allo scoperto già qualche anno fa, è avvenuto ieri sera nella sede della Lega nazionale a margine della presentazione del libro ”Gladio. Storia di finti complotti e di veri patrioti”. Sono intervenuti uno degli autori, Franco Tosolini, il presidente nazionale dell’associazione Stay Behind, Giorgio Mathieu, la professoressa Paola Del Din, medaglia d’oro della Resistenza, e Dario Zudenigo dell’Unuci.