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Beni indennizzati: lo scandalo sono i criteri di valutazione (Il Piccolo 16 gen)

LETTERE

Sul quotidiano «Il Piccolo» di Trieste, il 9 gennaio appare in prima pagina la notizia-scandalo del ridicolo indennizzo di 2mila euro ricevuto dall'esule Sergio Carciotti per una casetta in riva al mare nei pressi di Umago. Si tratta di una delle 32 mila pratiche di indennizzo intestate agli italiani fuggiti da Istria, Fiume e Dalmazia e le cui abitazioni furono espropriate dallo Stato italiano per cederle alla Jugoslavia quale pagamento dei danni di guerra.

Oltre ai commenti ironici del caso e alle prese di posizione di alcuni rappresentanti delle Associazioni degli esuli giuliano-dalmati, sono doverose alcune precisazioni affinché le grida allo scandalo siano indirizzate nella giusta direzione. L'ignaro lettore, infatti, potrebbe presumere che un intero immobile sia stato indennizzato con 2mila euro.

In realtà il rimborso ottenuto oggi trae origine dalle valutazioni fatte dalla commissione mista italo-jugoslava sui beni degli esuli. Tali valutazioni, base di partenza per i calcoli degli indennizzi, sono il vero scandalo ma non è sicuramente uno scandalo di oggi, bensì di 50 anni fa.

Basti pensare che i componenti italiani della commissione non si recarono mai sul posto a verificare gli immobili e si limitarono a un calcolo «sulla carta», naturalmente il più moderato possibile per fare in modo di creare il minimo danno economico allo Stato italiano (è questa la beffa per gli esuli). Dall'altra parte anche i rappresentanti jugoslavi avevano tutto l'interesse a una valutazione bassa, che si traduceva in un maggior numero di immobili incamerati per raggiungere la somma in pagamento dei danni di guerra.

L'immobile del Carciotti fu valutato 12.950 lire del 1938 che, con la svalutazione e il passaggio alla moneta europea, equivarrebbero a circa 10.000 euro di oggi. È quindi evidente che nessuna casetta sul mare in Istria può valere così poco, ma tale fu la base di rimborso assegnata dallo Stato italiano. Oggi la famiglia Carciotti ha ricevuto 2.146 di quei 10mila euro e, se ha seguito il normale iter nei decenni precedenti, altri rimborsi sono giunti in passato. Tali rimborsi, sommati all'attuale e rapportati alla svalutazione, si avvicinano probabilmente a quei 10mila euro di valore stimato.

Il vero obbrobrio non sta quindi nel ricevere oggi pochi spiccioli, bensì nell'azione delinquenziale di chi, di fronte a un popolo in fuga cha abbandona ogni suo avere, ne prese possesso speculando dolosamente sulla sofferenza degli esuli, approfittando di anni di concitata confusione per propinare valutazioni ridicole al solo scopo di ricavarne un beneficio economico: per lo Stato, naturalmente.

Fabio Rocchi, segretario nazionale Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia

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