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Musica e Storia agli ordini di Muti (Il Piccolo 13 lug)

di GABRIELLA ZIANI

TRIESTE Musica, politica, cerimonie, palchi, vip: ogni cosa è pronta per il concerto-evento di stasera in piazza Unità. Alla trascinante bacchetta di Riccardo Muti hanno infine obbedito tutti, perfino la Storia, che il direttore d’orchestra a Trieste vuol simbolicamente dirigere sulle strade di una nuova amicizia tra Italia (Trieste in particolare), Slovenia e Croazia, riuscendo a radunare in piazza Unità, di fronte al mare e in un mare di musica, i tre presidenti. Solo uno dei mille protagonisti della eccezionale serata gli ha disobbedito come un mulo e nessuno se l’aspettava: il catamarano che avrebbe dovuto trasportare 360 musicisti da Ravenna al golfo per uno scenografico arrivo via mare si è irrimediabilmente guastato.

BANDIERE. L’esercito di orchestre e cori italiani, sloveni e croati, che ieri ha debuttato al Pala de Andrè di Ravenna col medesimo programma, e con le bandiere delle tre nazioni issate sul palcoscenico come avverrà anche stasera, arriverà dunque più prosaicamente a bordo di pullman turistici, alla spicciolata. Muti si sposterà in macchina e per lui è stata allestita una stanza al Teatro Verdi, accanto a quella del soprintendente Giorgio Zanfagnin.

VESTITI. I camerini verranno messi a disposizione degli orchestrali, e perfino la dorata sala del Ridotto è stata attrezzata da spogliatoio per la vestizione degli artisti. Il Verdi è pronto a sostituirsi a piazza Unità in caso di maltempo, ma le previsioni (che parlano di temporali sull’entroterra) sono così favorevoli nel promettere ancora una serata calda e asciutta che l’opzione è tenuta in cassetto. Anche se i sopralluoghi di sicurezza verranno fatti dal palcoscenico (già allestito per un organico ridotto) al loggione. Nella sventurata ipotesi, oltre ad autorità, scorte e ”vip”, pochi potranno essere i cittadini ammessi, per capienza: 1300 posti anziché i 5mila e più esterni. In tutti i casi, il nuovo bar accanto all’ingresso allestirà un buffet-catering.

CONTROLLI. L’ingresso alla piazza, sorvegliatissima da oltre 300 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, oltre che da vigili urbani, tiratori scelti sui tetti e da un centinaio di uomini delle forze speciali e delle scorte dei presidenti (armate quelle slovene e croate), sarà consentito a partire dalle 19.15 e fino alle 21. Non oltre. I ritardatari, anche se in possesso di invito ritirato nei giorni scorsi, dovranno restarsene in piedi. Assieme al biglietto bisognerà esibire anche un documento d’identità.

VIE. Già dalle 14, e fino alle 5 di domani, sarà chiuso al traffico il tratto delle rive tra piazza Tommaseo e via del Mercato Vecchio. Il transito dalle rive al centro città sarà consentito con ingresso su via Canalpiccolo verso Corso Italia, e su via Mercato Vecchio verso il Teatro romano. Deviazioni nei medesimi orari anche per gli autobus 8, 9, 24 e 30.

INNI. Quando le cerimonie presidenziali saranno concluse, e concluderanno così anche un lungo, lento e a tratti acrimonioso processo di avvicinamento che sulla «via dell’amicizia» è inciampato in anniversari, luoghi, omaggi e memorie evidentemente impossibili da «bypassare», alle 21.30 la musica avrà tutto il suo spazio, e Muti, il creatore, la sua scena. I tre inni nazionali, la cantata «Libertas animi» del compositore sloveno contemporaneo Andrej Misson, l’«Himna Slobodi» del croato Jakov Gotovac (1895-1987), e il Requiem in do minore di Cherubini nel 250° anniversario della nascita parleranno quella così invocata lingua universale, protetti da una barriera trasparente che conservi a strumenti e coro la sua compattezza.

LACRIME. Il Requiem debuttò nella basilica di Saint Denis a Parigi, il 21 gennaio del 1816, in memoria di Luigi XVI morto sulla ghigliottina. Si dice che la commozione fu tale da portar lacrime sulle guance dello stesso compositore. Anche allora una gran dose di storia, con le sue crudeltà, da ricordare. A Trieste, invece, si vuole che Cherubini aiuti a elaborare i lutti, e sotto lo sguardo delle telecamere. La Rai riprende, trasmetterà il 29 luglio in seconda serata, Radiotre assicura invece la diretta.

BARCHE. Ma per il concerto sul mare proprio le barche si fanno, in partenza e in arrivo, desiderare. Il catamarano ha dato forfait, e la flottiglia di scafi da regata triestini che avrebbe dovuto riempire, a vele spiegate, l’area davanti alla piazza per uno scenografico sfondo non è certo che sarà ufficialmente ingaggiata. L’idea era stata del sindaco Dipiazza, che aveva interpellato la Società Barcola-Grignano, la quale aveva subito trovato una ventina di soci con barche da sogno da portare sul mare. E invece? Invece vedremo come andrà, perché la Capitaneria di porto ha emesso un’ordinanza che impone agli scafi una distanza da riva di 400 metri: sempre per ragioni di sicurezza.
Ma a 400 metri, anche accendendo le luci di bordo sulle vele, da riva non si vede un bel niente. C’è stata una trattativa tra Rai e staff del Quirinale. Nessuno vuol farsi sparare a vista, in un contesto così segnatamente pacifico, poi. A bordo del grande mezzo di assistenza della Barcolana le troupe hanno però già realizzato abbondanti riprese dal mare, di giorno e di notte. E ieri sera, mentre Muti dirigeva a Ravenna, le barche triestine hanno comunque issato la vela. Ancora senza musica, ma in attesa, e comunque in ascolto.

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