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Museo della Civiltà istro-dalmata: Veglia dimenticata (Il Piccolo 26 set).

LETTERE

Domenica pomeriggio 19 settembre u.s. ho avuto il piacere di visitare per la prima volta assieme a mia moglie, il Civico Museo della Civiltà, Fiumana e Dalmata, sito in via Torino , dove ho apprezzato lo stabile molto bello dopo il suo restauro, tutto il materiale esposto, interessante dal punto di vista storico e culturale, eseguito con molta professionalità, semplici e concise le spiegazioni. Anche la mostra della Modiano è stupenda, con alcuni pezzi mai visti, mi riferisco sopratutto alle cartoline di Trieste. Oltre che essere amante ed appassionato di cose vecchie o antiche, ovviamente a livello amatoriale, sono originario di Veglia, capitale dell’Isola di Veglia, ho sessantotto anni, e sono a Trieste da sessantasette, posso forse ritenermi quasi triestino, non rinnegherò mai però le mie origini. La visita, ritengo di averla fatta in modo oculato ed attento, forse mi è sfuggito, e chiedo scusa, se questo è avvenuto, ma non ho notato, nessuna fotografia dell’Isola di Veglia, una nota storica di questa, o qualche notizia dell’esodo avvenuto.

Ricorderò sempre, che i miei genitori mi raccontavano che su l’isola di Veglia, a Veglia in particolare, la maggioranza dei cittadini era italiana, basta leggere il libro «Veglia e i suoi cittadini», di Lauro Giorgolo. In sintesi la storia: il 9 gennaio 1921, l’Italia consegna l’isola di Veglia alle autorità Jugoslave. Per effetto di una legge imposta, tutti i cittadini diventano automaticamente cittadini jugoslavi, però ai cittadini italiani viene data la possibilità di mantenere la cittadinanza italiana attraverso l’opzione. Per non diventare cittadini iugoslavi, la quasi totalità opta per la cittadinanza italiana. La seconda guerra mondiale contribuisce alle tragedie ben note, purtroppo anche a Veglia, l’occupazione delle truppe tedesche, poi le truppe di Tito. Nei primi mesi del 1948 ai primi mesi del 1949, è il periodo durante il quale quasi la totalità della popolazione italiana di Veglia, decide di lasciare per sempre il luogo natio. Ciascuno di noi ha una storia, e ciascuno di noi ha incrociato la propria storia con gli eventi bellici e quelli socio politici.

Ricordo con affetto la mia professoressa di storia all’istituto A. Volta, quando ci chiamava per essere interrogati, a volte facevo e facevamo scena muta, lei usava dire «Ricordatevi che la storia si può dimenticare, ma non cancellare» e si andava al posto con il due, sul registro. Spero che i responsabili del Museo, non me ne vogliano, aspetto una cortese risposta, per quanto concerne Veglia, periodo triste vissuto assieme ai miei genitori e famigliari, come in eguale misura degli amici istriani e dalmati.

Leo Udina

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