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Mladic: L’Aja pressa Belgrado (Il Piccolo 16 nov)

di GIULIO GARAU

TRIESTE L’ex generale Mladic si nasconde in Serbia, da «professionista della latitanza» conosce tutti i posti dove rifugiarsi, anche nei territori vicini, ma soprattutto può contare ancora su una «vasta e forte rete di protezione». Lo ha ribadito ieri a Belgrado il procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell’Aja, Serge Brammertz che ha incontrato i vertici del governo serbo a Belgrado e ha chiesto di «fare di più e moltiplicare gli sforzi per giungere alla cattura degli ultimi criminali di guerra serbi».

Oltre a Ratko Mladic, ex capo militare dei serbi di Bosnia, accusato dell’assedio di Sarajevo e del massacro di 8 mila musulmani a Srebrenica, su cui pende una taglia che è stata recentemente elevata a 10 milioni di euro, c’è anche Goran Hadzic ex capo politico dei serbi in Croazia.

Proprio l’arresto di Mladic e Hadzic sono l’ultimo e principale ostacolo che resta sul cammino della Serbia verso l’Europa. Il presidente Boris Tadic lo sa bene e spinge da tempo per accelerare i tempi della cattura dei due ricercati, lo ha ribadito anche ieri durante i colloqui con Brammertz. E che il cerchio attorno ai due criminali si stia stringendo lo dimostrano i continui arresti di persone coinvolte nei crimini di guerra commessi allora, o ritenute collegate alla rete di protezione di Mladic o Hadzic. Proprio ieri è stato fermato un ex poliziotto serbo, da parte della polizia bosniaca, accusato di aver partecipato al massacro di Srebrenica nel ’95. Dragan Crnogorac, 38 anni, che faceva parte dell’unità speciale Jahorina della polizia dei serbi di Bosnia (agli ordini di Mladic) è stato catturato a Banja Luka. Una settimana fa era stato fermato a Belgrado un uomo d’affari, Goran Radivojevic, sospettato di essere vicino a Mladic e alla sua famiglia.

Gli sforzi sono continui da parte della Serbia, lo ha riconosciuto ieri pure Brammertz elogiando la «collaborazione mostrata finora dalla dirigenza di Belgrado» nel fornire tutti i documenti richiesti dal Tribunale dell’Aja (Tpi) e che si sarebbero rivelati utili nel fare luce su altri casi di latitanti. In ogni caso «bisogna fare di più e moltiplicare gli sforzi» ha ripetuto il procuratore dell’Aja al premier serbo, Mirko Cvetkovic, al capo del consiglio serbo per la coooperazione con il Tribunale dell’Aja, Rasim Ljajic e al procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic.

La missione di Brammertz a Belgrado è stata organizzata nell’ambito dei preparativi del nuovo rapporto sulla collaborazione della Serbia con il Tpi che presenterà all’Onu in dicembre. E il procuratore capo ha detto ieri che «Mladic non si nasconde da solo e può contare su una vasta e forte rete di protezione». Ed è per questo che le ricerche spesso si concentrano sui suoi complici e sostenitori. «L’ex generale è un professionista della latitanza, secondo i miei collaboratori si trova in Serbia – ha detto Brammetz – grazie alla sua grande esperienza conosce i rifugi migliori dove nascondersi e prende tutte le contromisure». Anche quelle di spostarsi velocemente ed è per questo che sarebbe bene che le ricerche «non si limitino alla sola Serbia».

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