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Messaggero Veneto – 100108 – I nazionalisti sloveni continuano a slavizzare Gorizia

La verità dovrebbe essere patrimonio etico e morale di una società civile e democratica. La critica politica un diritto inalienabile dei cittadini, che  non condividono l'operato dei potenti locali o nazionali, tendenti a imporre  la loro verità. Passata la buriana politica dell'ingresso dei 12 Paesi nell'area di Schengen, compresa la contermine Slovenia e la relativa scomparsa dei  confini fra gli Stati, è di conseguenza doveroso evidenziare che l'evento  epocale che dovrebbe portare pace e una migliore convivenza fra i popoli ha  avuto nel Friuli Venezia Giulia anche una motivazione nazionalista. I cittadini di cultura italiana hanno festeggiato l'allargamento dell'Europa,
la scomparsa dei confini da Tarvisio alla Polonia, la libertà, il superamento dei nazionalismi che hanno diviso i popoli europei.
La comunità slovena italiana ha colto l'occasione per festeggiare soprattutto l'ingresso della Slovenia nell'area Schengen. Le manifestazioni organizzate dai nazionalisti sloveni nelle province di Gorizia e Trieste, marce, fiaccolate, concerti, comizi, hanno avuto un valore politico non trascurabile, perché dimostrano i sentimenti dei nazionalisti sloveni, quasi irridentisti, che dopo 89 anni di appartenenza all'Italia non si sono integrati nello Stato italiano. Non paghi di godere di tutti i diritti previsti dalla Costituzione italiana, la lingua, la cultura, gli usi e costumi della propria etnia, continuano a operare per conquistare Gorizia e slavizzarla. I politici italiani, che hanno sparso fiumi di retorica per festeggiare l'entrata della Slovenia, dovrebbero ricordare che gli sloveni lottano da sempre per slavizzare Gorizia, Trieste e il Friuli orientale.L'"Isonzo Soca", nel numero 28 del 1997/1998 scriveva: «Dopo la prima guerra mondiale avremmo dovuto prendere almeno ancora Gorizia, la nostra città, senza la quale non c'è e non potrà esserci alcun popolo. Questa è dopotutto l'unica città slovena che è da sempre nostra, essa ci appartiene intimamente».
In questi giorni un illustre storico triestino ha indirettamente confermato quanto sopra. Parlando della caduta dei confini italo-sloveni a Gorizia, ha scritto: «Nei manuali scolastici sloveni, la storia nazionale slovena passa e si forma più sull'Isonzo (Gorizia) che sulle rive della Drava, confine spesso inteso come fattore di separazione fisica dall'unità nazionale slovena».
Verità confermata dalla relazione della Commissione italo-slovena sui rapporti fra i due paesi 1880-1956, resa pubblica il 4 aprile del 2001 che scrive: «La rivendicazione slava sulla città di Gorizia è così motivata: da parte slovena si afferma l'appartenenza della città alla campagna, anche
perché il volto nazionale della città sarebbe la conseguenza di processi di assimilazione che hanno impoverito la nazione slovena. La perdita dell'identità nazionale, pertanto, è vissuta dagli sloveni come un'esperienza dolorosa e drammatica che non deve più ripetersi. Ricordino, i politici italiani, che gli sloveni non rinunceranno mai a slavizzare Gorizia, Trieste e il Friuli orientale».
Infine alcune precisazioni. Gorizia non è stata mai divisa in due come Berlino, ha perso il Rafut e la Transalpina. I goriziani indigeni hanno vissuto il confine come una naturale separazione etnica e culturale fra due popoli nemici. Il confine non era una cortina di ferro invalicabile, ma un
ostacolo che si poteva facilmente superare.  I goriziani per molti anni hanno fatto lo shopping a Nova Gorica facendo il pieno di benzina, comperando carne, sigarette, liquori e perfino fiammiferi.
Nel campo sanitario molti concittadini frequentavano gli studi medici di Nova Gorica. Come risulta da questo breve elenco, il confine italo-sloveno jugoslavo era il confine più aperto dell'Europa. Per i goriziani l'entrata della Slovenia non cambierà molto.
La politica di pacifica convivenza continuerà nel rispetto reciproco delle due comunità. Il pericolo viene dai nazionalisti sloveno-italiani, che continueranno la lotta per slavizzare Gorizia.

 

Livio Tunini

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