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Matvejevic show al tribunale di Trieste (Il Piccolo 13 apr)

di CLAUDIO ERNÈ

Tra plagio letterario, interpretazione poetica, o traduzione ”ispirata” a una vecchia edizione stampata alla fine dell’800.

È battaglia a tutto campo attorno al volume «Il garofano sulla tomba del poeta», dello scrittore croato August Senoa, ristampato nella primavera del 2004 dall’editore triestino ”Il ramo d’oro” e subito ritirato dal commercio.

L’editore Francesco Cenetiempo, l’ex lettore di lingua italiana all’Università di Zagabria Alessandro Jovinelli, oggi funzionario della Farnesina, e la docente Sonia Roic sono stati trascinati in Tribunale dalla dottoressa Luciana Borsetto, ricercatrice del Dipartimento di italianistica dell’Università di Padova. Al centro della vicenda la contestata traduzione dal croato all’italiano del libro dedicato al poeta sloveno France Preseren.

«La traduzione l’ho fatta io su incarico della casa editrice. Successivamente sono insorti dei problemi e il mio testo non avrebbe dovuto uscire. Invece il libro è stato messo in vendita qualche mese dopo e la mia traduzione è stata firmata da Alessandro Jovinelli». Questo aveva affermato la dottoressa Borsetto. Ieri difesa e accusa hanno portato in aula i rispettivi consulenti e tra interrogatori e controinterrogatori se ne è andata gran parte della mattinata. A tenere banco è stato lo scrittore Predrag Matvejevic che rispondendo alle sollecitazioni dell’avvocato Nereo Battello, difensore di Alessandro Jovinelli, ha preso d’assalto sia la traduzione della dottoressa Luciano Borsetto, sia le affermazioni accusatorie della professoressa Liliana Avirovic, traduttrice di Claudio Magris e consulente dell’accusa.

Matvejevic non si è risparmiato e ha usato nella sua appassionata deposizione termini pesantissimi come «scandalosa incapacità» e «accademismo». Li ha riferiti a soggetti impersonali anche se le allusioni erano comunque chiare. Il pm Lucia Baldovin non ha ritenuto queste parole confacenti a un’aula di tribunale e ha chiesto più volte al giudice Francesco Antoni di intervenire per moderare il lessico dello scrittore-consulente.

Matvejevic, originario di Mostar ma da una decina d’anni cittadino italiano, ha comunque sferrato un attacco durissimo alla tesi accusatoria. Ha esibito alcune pagine della traduzione del 1880 attribuita al Bego e ha dimostrato che almeno le prime tre pagine erano totalmente sovrapponibili a quelle della traduzione dalla dottoressa Luciana Borsetto. In sintesi a suo giudizio anche chi ha denunciato l’editore del ”Ramo d’oro” e i due collaboratori avrebbe a sua volta copiato la traduzione.

Ma la denunciante ha rintuzzato l’iniziativa della difesa facendo emergere che tra la sua e la traduzione firmata da Alessandro Jovinelli non solo ci sono numerosissime sovrapposizioni, ma vi compaiono anche gli identici errori di battitura. Una parola è scritta con tre M tanto nel suo testo, quanto in quello successivo, stampato nel volume ”accusato” di plagio.

In aula sono stati successivamente interrogati l’editore Francesco Cenetiempo e il traduttore Alessandro Jovinelli. La terza imputata, Sonia Roic, si è invece avvalsa della facoltà di non deporre. La sentenza sarà pronunciata il prossimo 21 aprile al termine della discussione che non si annuncia breve. Oltre al pm Lucia Baldovin, prenderanno al parola la parte civile e i difensori, gli avvocati Sabina Della Putta, Nereo Battello e Franco Ferletic.

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