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Marin e Brazzoduro in un ”dialogo oltre il confine” (CDM 12 mar)

“Incontro focalizzato su un libro che vuole essere richiamo di attenzione alla letteratura giuliana e fiumana ma anche tributo di onore reso a  Biagio Marin  per la sua idealità civile a 25 anni dalla morte”. Così Edda Serra sulle motivazioni che hanno indotto il Centro Studi Biagio Marin di Grado a pubblicare il volume intitolato “Dialogo al Confine” scelta di lettere di Gino Brazzoduro e di Biagio Marin a cura di Pericle Camuffo.

Il libro verrà presentato a Gorizia, il prossimo mercoledì 17 marzo, alle ore 17.30 presso la Sala Del Palazzo Della Torre della Fondazione CaRiGo di  via Carducci 2. Interverranno Edda Serra (presidente Centro Studi Biagio Marin), Pericle Camuffo, Fulvio Salimbeni, Fulvio Senardi. Porterà il suo saluto anche Guido Brazzoduro presidente dell' Associazione del Libero Comune di Fiume in esilio.

“Alcune raccolte di poesie, Confine (Genova 1980), A Itaca non c’è approdo (Pisa 1987), Tra Scilla e Cariddi (Pisa 1989), Straniero/Stranac (Fiume 1996), parecchi saggi ed interventi critici sulla «Battana» di Fiume e «Most» di Trieste, oggi una corposa corrispondenza intessuta con Biagio Marin: sono questi i tratti salienti di uno scrittore ed intellettuale di grande levatura, fiumano, poco noto in Italia anche tra gli stessi fiumani, a parte la risonanza oggi del cognome che in altra persona rappresenta tutta la fiumanità esule”. Lo scrive la prof.ssa Serra sottolineando che: “Gino Brazzoduro di professione era ingegnere “metallurgico” nella grande industria italiana e qui respirava le leggi delle necessità e del lavoro delle masse operaie, mentre coltivava la vena critica politico sociale e letteraria; di approccio etico morale questa, e di impegno civile, come è della letteratura giuliana, e come è della prospettiva dell’intellettuale impegnato di impronta gramsciana se non proprio marxiana”.

Perché avete voluto proporre questo carteggio che si potrebbe definire “singolare”?

“Portare alla luce i documenti del dialogo Brazzoduro-Marin con il titolo appunto di Dialogo al confine (Supplemento a «Studi Mariniani» n° 14) e farli conoscere era ed è dovere ineludibile ed irrinunciabile per il Centro Studi Biagio Marin, per più motivi: oltre quello scontato di completare il quadro della biografia di Marin, c’era quello più urgente di offrire al pubblico degli studiosi e dei lettori il pensiero di Marin “più maturo” e organizzato, quasi un testamento storico morale, rispondendo così alla sua ripetuta richiesta di provvedere alla sua pubblicazione. A persuadere in tal senso c’era e c’è nel Fondo della Biblioteca Civica di Grado un bel po’ di documenti epistolari i cui autori rimandano a Fiume”.

Che cosa propone, concretamente, questo volume?

“Dialogo al confine presenta una scelta ben ricca di lettere (due terzi circa del totale di 272 lettere dei due autori) che vanno dall’agosto 1978 al 31 dicembre 1985, gli ultimi anni del longevo Marin (1891-1985), ed è un bel libro, di lettura accattivante, ma non del tutto “facile”, non per tutti: bello per lo stile dei due autori, per il linguaggio, e Marin ammira la lingua italiana di Gino Brazzoduro; mentre noi ammiriamo la storia della loro amicizia, la statura e la cultura dei due intellettuali in dialogo, uno degno dell’altro, che si trovano a fronteggiarsi su temi condivisi sì ma valutati in modo discorde se non opposto; ammiriamo la libertà rispettosa dell’altro con cui dibattono sui temi di forte contrasto: cioè nella lettura del presente e della tragedia della Venezia Giulia, della responsabilità dei popoli, del valore delle ideologie”.

Che cosa li distingue?

“Marin resta fedele alla scelta irredentista democratica di radice mazziniana, e pur nella delusione nei fatti di una realtà italiana ben lontana dal sogno irredentista, non rinuncia mai ad essere e sentirsi italiano. Il suo rimprovero costante è la mancanza di coscienza civile e di dignità del popolo italiano. Gino Brazzoduro ben più giovane di Marin resta prigioniero del senso di colpa delle responsabilità degli italiani nei confronti dei popoli slavi e si trova ad essere esule due volte, vivendo e lavorando in Italia, non compreso ed anche non accettato”

Quale la lezione che, in un  certo senso, se ne trae?

“La lezione di Marin, l’autore delle Elegie istriane e di tante pagine dedicate all’Istria, è quello del superamento; e per un confine che pur spostandosi in conseguenza di due guerre mondiali, potrà essere ancora motivo di frizione – ché le demarcazioni sono in ciascuno di noi, e quelle istituzionali sono praticamente necessarie e comunque mai interamente soddisfacenti per tutti – indica per ciascuno la strada dell’affermazione personale al meglio della propria potenzialità nel rispetto dell’altro da realizzare giorno per giorno; come ribadisce in alcune lettere indirizzate a Diego de Castro negli stessi anni”.

Che cosa svela il loro dialogo?

“E’ molto bella la loro corrispondenza, che è tale alla lettera, perché il dialogo si nutre di stima e di affetto e del dibattito condiviso sul senso della poesia come luogo di superamento di ogni esperienza. Dialogo al confine merita l’attenzione anche di chi potrà sentire risvegliarsi sofferenze e risentimenti e contrasti sempre possibili in chi è vissuto e vive lungo una linea di confine sempre precaria ed esposta. Il loro dialogo, infatti, è vera lezione per i nostri giorni, e non è isolata né peregrina, anzi si fa dialogo a tre, per non dire a quattro, allargandosi così da costituire gruppo sodale malgrado l’enorme distanza di ciascuno dei componenti: con Paolo Santarcangeli, l’ebreo di ascendenza ungherese e cultore della lingua – presente a Marin da anni ben più lontani – e padre Sergio Katunarich, gesuita, ebreo da parte di madre, Marin si trova bene con loro, quasi più che con i triestini. Il loro è mondo mitteleuropeo, e di alta cultura, quasi divaricante negli interessi e nelle convinzioni personali, eppure unito in quel valore che è la fiumanità è l’appartenenza alla lingua e alla cultura italiana. Ed anche questo va ascritto e precisato nella storia della letteratura giuliana”.

La pubblicazione del carteggio è stata resa possibile dalla disponibilità della signora Anna Brazzoduro che ha aperto il ricco ordinato archivio lasciatole dal marito a Pericle Camuffo, curatore del volume.

La presentazione di Gorizia è curata dal Centro Studi Biagio Marin di Grado, in collaborazione con altri soggetti, il Comune di Grado, la Biblioteca Statale Isontina, l’Istituto Giuliano di Storia Cultura e Documentazione, l’Associazione del Libero Comune di Fiume in Esilio, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana,  Istriana, Fiumana e Dalmata e Incontri Culturali Mitteleuropei.

Dopo Gorizia, il volume verrà presentato a Roma nell’ambito della manifestazione “pillole romane di bancarella” che avranno luogo nella capitale dal 20 al 22 marzo.

(rtg) 

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