«Tutto è cambiato all’interno dell’edificio che è stato per anni il Centro di raccolta profughi giuliano dalmati. Le finestre non c’erano, nel 1956, e le stanze erano grandi la metà. Il calore proveniva da piccole stufe a legna che ogni famiglia teneva nel proprio spazio, tra letti a castello, tavoli e qualche sedia». «Oggi la struttura, a lungo sede della caserma Goito, è parzialmente abbandonata. All’interno del suo perimetro resta attivo il Centro documentale dell’Esercito, ma tutto intorno vi è un silenzio che ieri si è scontrato con le emozioni e i ricordi assordanti di chi visse proprio tra quelle mura, esule dalla propria terra».
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