L’esodo degli istriani nei campi di internamento austriaci durante la Prima guerra mondiale

Oggi, 24 maggio, si commemora l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Impero Austro-ungarico (I^ Guerra Mondiale), per liberare definitivamente gli italiani dell’Adriatico orientale da una secolare oppressione e completare il disegno risorgimentale dell’unità della Nazione riscattando, in tal modo, quelle parti della Nazione, definite “Terre irredente”.

Quest’oggi è doveroso ricordare anche il contributo dato dagli italiani d’Istria annoverando, tra questi, mia madre (che ha vissuto a Barletta per 40 anni), i miei nonni materni ed i miei zii che furono prelevati nottetempo dalla loro città, Dignano d’Istria, e deportati per anni in lager dell’impero austroungarico (Stiria, Boemia, Ungheria) malvisti e maltrattati perché sospettati di possibile connivenza con il “nemico” italiano. Molti istriani deportati morì durante il viaggio o nei lager, malvisti e maltrattati. Mia madre con i miei nonni e zii vissero nel campo di Wagna nella Stiria fino al 1918 quando, riusciti a sopravvivere, tornarono in Patria trovando la loro casa occupata da slavi e nella più assoluta miseria per ricominciare tutto da capo. Ma, dopo questo primo esodo che si può definire “con ritorno”, gli istriani, compresa tutta la mia famiglia materna che nel frattempo comprendeva anche il sottoscritto, si sottoposero ad un secondo esodo, questa volta senza ritorno, per non essere infoibati dai titini.

La deportazione di questa gente è la più grande tragedia istriana nella Prima guerra mondiale. Oggi assume quanto mai un particolare significato per la presenza di conflitti bellici che insanguinano l’Europa e che rendono quanto mai attuali i valori di Patria, di libertà e del diritto dei popoli all’autodeterminazione.

Giuseppe Dicuonzo Sansa

Di seguito la poesia di Giuseppe Dicuonzo dedicata alla sua mamma, la donna  dei due esodi, e nonna dell’avv. Michele Dicuonzo, la quale ha vissuto a Barletta per 40 anni. 

I DUE ESODI DELLA MIA MAMMA

Mamma,

anche se da questa vita sei passata

e mai più ritornerai,

nel mio cuore per sempre resterai.

Lassù nel cielo blu hai portato tutte le tue virtù. 

La tua Dignano è sempre lì,

ma i tuoi due esodi senza storia

resteranno indelebili nella mia memoria.

La strada della tua fanciullezza fu sfiorita con la prigionia.

Per tre anni la tua casa divenne una baracca austriaca

nel campo profughi di Wagna.

Stenti, dolori, malattie, morti erano i tuoi quotidiani momenti.

Ma tu, con eroica forza e senza tanti lamenti,

superasti i tre anni dell’austriaca prigionia

riacquistando la libertà con la tua quotidianità

di bambinella spensierata e piena di vitalità.

Ma un altro esodo amaro questa volta

ti strappò dalla tua casa.

Arresti, rappresaglie, infoibamenti e saccheggi

ti fecero scappare di notte tempo su un barcone

per sfuggire a quel maledetto flagello di nome Tito.

Come tutti gli istriani subisti una diaspora forzata

lasciando la tua Patria sì bella e perduta

per ritrovarla lassù e non perderla mai più.

Giuseppe Dicuonzo Sansa (Barletta)

Fonte: Barletta Live – 24/05/2024

 

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