ANVGD_cover-post-no-img

Lega Nazionale: firme contro intitolazioni titine (Il Piccolo 17 dic)

di GABRIELLA ZIANI

TRIESTE Tutti i capigruppo della maggioranza comunale di centrodestra, più alcuni assessori e consiglieri, hanno comunicato ufficialmente il «sì» definitivo all’intitolazione della scalinata di San Vito «al giornalista Mario Granbassi», oggetto di lunga polemica per la militanza fascista e la guerra franchista. Insieme, a ritorsione per le polemiche, l’annuncio della Lega Nazionale per bocca del presidente Paolo Sardos Albertini: parte una campagna e raccolta di firme contro intitolazioni slovene che facciano riferimento al comunismo e a Tito, impegnando le amministrazioni comunali.

Palazzo comunale pelle a pelle con la storia di Trieste, ieri mattina, tra sala della giunta e sala del consiglio, a mezz’ora e pochi passi di distanza. Prima tutti i capigruppo della maggioranza di centrodestra, più alcuni assessori e consiglieri, hanno comunicato ufficialmente il «sì» definitivo all’intitolazione della scalinata di San Vito «al giornalista Mario Granbassi», oggetto di lunga polemica per la militanza fascista e la guerra franchista. Insieme, a ritorsione per le polemiche, «inscenate – hanno detto i politici – da quattro faziosi gatti», l’annuncio della Lega Nazionale per bocca del presidente Paolo Sardos Albertini: parte una campagna e raccolta di firme contro intitolazioni slovene che facciano riferimento al comunismo e a Tito, impegnando a norma di legge le amministrazioni comunali. Mezz’ora dopo, nella sala del consiglio, il San Giusto d’oro al vescovo Ravignani: una festa d’altra specie, sul dialogo e sul perdono in una città così tormentata.

Ma la toponomastica è un’arena in pieno servizio. «La prima via che perderà il nome di un titino acquisterà quella di Dario Pitacco» ha annunciato il vicesindaco Paris Lippi dopo che il presidente Sardos Albertini aveva rammentato che nel prossimo Giorno del ricordo il presidente Napolitano conferirà la medaglia alla sorella del ragazzo ucciso dalle truppe slovene il 1.o maggio 1945 per aver issato la bandiera italiana.

Everest Bertoli, vicecapogruppo di Forza Italia (assente Piero Camber), aveva appena proposto una via per Norma Cossetto infoibata. In coro i colleghi: «C’è già, c’è già». L’assessore alla Cultura, Massimo Greco (cui si deve la proposta Granbassi), amareggiato: «In una via oscurata da Dio e dagli uomini». Lippi riferisce di essere accusato di un’intitolazione al giornalista Almerigo Grilz: «Non è vero, e mi dispiace». E mentre tutti si appellano alla geniale attività giornalistica di Granbassi, chi difendendo la sua militanza e chi considerandola «storia» e dunque ininfluente per l’oggi, Salvatore Porro della Nuova Dc si distingue per argomentazioni: «Parlo da cattolico, se Granbassi è partito volontario in Spagna per difendere preti e curie dalla furia omicida dei comunisti ha fatto bene e sono pronto a emularlo».

Per l’una o per l’altra via, le vie restano battesimi ansiogeni. In sala giunta sono confluiti i capigruppo o vice di maggioranza, Angela Brandi di An, Bertoli per Fi, Gianfranco Trebbi (Lista Dipiazza), Porro, i consiglieri Lippolis, Sulli, Giorgi, Frommel, il vicesindaco Lippi (An), l’assessore Greco (Fi), e appunto l’invitato Sardos Albertini.

Brandi ha ricordato che Granbassi fu lodato e commemorato da Silvio Benco, e di recente da Guido Botteri. «Con queste logiche non possiamo più usare il telefono vista la collocazione di Marconi». Delegittimati i contestatori: «I soliti faziosi quattro gatti, Ovadia, Hack e un professore di storia spagnola, Claudio Venza, che scrive cose deliranti, anche sulle foibe». Trebbi: «Una cosa è la storia e una cosa è la politica, il fascismo è storia, chi si rifà a questa crea solo divisioni». Greco: «Errore togliere una via a Romanin per darla a Granbassi, errore toglierla poi a Granbassi, cui va restituita una memoria, fu un gran personaggio nella smilza storia del giornalismo regionale». Lippi: «Non è retriva la destra triestina, rispetto a Fini, è la sinistra che si àncora al passato: io nemmeno sapevo che Granbassi avesse combattuto in Spagna, e comunque non si è macchiato di crimini, se come Lajolo fosse tornato forse non avrebbe tradito convertendosi alla sinistra, nel qual caso però avrebbe avuto anche lui una lapide in Carso con la stella rossa».

Da qui l’appello a levare le lapidi «comuniste». E l’annuncio di Sardos Albertini: «La giornata del ricordo sulle foibe è legge dello Stato, 30 marzo 2004. Su quella tragedia non possono esistere più monumenti celebrativi, è antigiuridico. Se ci sono, vanno levati».

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.