News GGalbocaDUTI

Le storie dei caduti del 1915-18 rivivono sul web – 30ott13

Il nonno caduto in guerra? Se ne è sentito parlare, magari in un pranzo di Natale o più facilmente a un funerale. “Sai, lo zio era l’ultimo figlio di Antonio, il bersagliere morto sul Carso nel 1917”. “Antonio chi?”. Siamo alla quarta generazione, rispetto alla Grande Guerra. Ricordi e memoria somigliano alle cartoline che hanno perso inchiostro e colore. Del parente morto in guerra a volte non si conosce nemmeno il nome o il cognome. Ora è possibile ritrovare, almeno in parte, la memoria del primo grande macello mondiale.

Un clic sul sito www.cadutigrandeguerra.it , poi il nome o il cognome, o almeno il luogo di nascita, ed ecco apparire una traccia del parente scomparso. “Mathieu Emilio di Pietro, soldato 138° reggimento di fanteria, nato il 28 giugno 1892 a Melezet, distretto militare di Pinerolo, morto il 2 dicembre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento”. Accanto, nell’elenco, c’è il fratello Mathieu Giorgio di Pietro, classe 1895, soldato III reggimento Alpini, disperso il 14 dicembre 1917 sul monte Grappa in combattimento.

Amos Conti e Livio Nicolini sono due ricercatori volontari dell’ISTORECO (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea) di Reggio Emilia. “Abbiamo iniziato – raccontano – mettendo in rete i nomi e le storie dei partigiani. Poi abbiamo affrontato i lunghi elenchi della Prima guerra. Perché? Per ricordare. Delle guerre del nostro passato sappiamo molte cose. Anche della battaglia di Canne, 216 avanti Cristo, conosciamo i nomi dei condottieri, Annibale da una parte e i consoli romani Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone dall’altra. Ma chi erano i 45.000 fanti ed i 2.700 cavalieri che secondo Tito Livio persero la vita in quella battaglia? Non vogliamo che la stessa nebbia copra la memoria degli oltre 600.000 italiani caduti nella Prima guerra”.

Raccoglie le storie dei caduti della provincia di Reggio Emilia nella Prima Guerra mondiale e nelle guerre risorgimentali il sito creato dall’ ISTORECO (Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea). Basta un click sul sito, un nome, un cognome o la città di provenienza per ritrovare le notizie disponibili del nonno o del bisnonno morto in guerra. Qui la storia per immagini di alcune famiglie, come il dramma di Luigi Giampietri di Albinea che perse quattro figli: Anastasio, Ettore, Francesco e Umberto. Nella foto Prospero Aguzzoli, nato nel 1882 a Reggio Emilia, soldato del 28 reggimento fanteria, morto nel 1916 per le ferite riportate in combattimento.

Un lavoro da certosini aiutato dalle nuove tecnologie. “Siamo riusciti a mettere assieme, anche con l’aiuto dell’Associazione Cime e Trincee di Venezia, i 26 Albi d’oro pubblicati negli anni ’30 dal Ministero della guerra con l’elenco dei “Militari Caduti nella guerra nazionale 1915 – 18”. Abbiamo fotografato tutte le pagine, le abbiamo messe in rete. Poi, grazie a un contributo di Onorcaduti che ha coperto i costi di un’azienda informatica, abbiamo isolato ognuno dei 600.000 nomi. E così basta un clic per conoscere data di nascita, grado, reparto e causa della morte. Almeno questo. Ma si può fare di più”.

A Reggio Emilia questo “fare di più” è già una realtà. “Il sito nazionale con ricerca dei nomi è attivo dal luglio di quest’anno ma per la nostra città e provincia abbiamo un altro sito, www.albimemoria-istoreco.re.it, aperto ormai da anni. E qui è possibile trovare tante notizie. A Roma, a Onorcaduti, hanno detto che ‘tutti dovrebbero fare come a Reggio’. L’inizio non è stato facile, poi sono cominciati i contatti con le famiglie. Ci hanno scritto via mail da tutta Italia, dal Canada, dall’Australia, dall’Argentina… Gli emigrati, più degli altri, cercano nomi e storie legate alle loro radici”.

Aguzzoli Prospero, classe 1882, nato a Reggio e morto nel dicembre 1916 sul Carso, era un contadino reggiano. “Ferite riportate in combattimento, la causa della morte. Ma quando abbiamo aperto il sito si sono fatti vivi i suoi due figli orfani, Alberto e Gelsomina. Ci hanno raccontato che il papà era stato mandato a casa per congelamento ai piedi. Rimase tre mesi e poi fu richiamato e mandato in prima linea. Alberto è diventato sacerdote, è morto nel luglio scorso a 102 anni”. Nella pagina ci sono le foto del caduto e dei due orfani, allora bambini in collegio. È indicato anche il luogo di sepoltura, nel sacrario di Oslavia.

“Dopo avere studiato e documentato la Resistenza – dice Mirco Carrattieri, presidente dell’ ISTORECO – ormai da vent’anni ci occupiamo della storia dal Risorgimento ad oggi. Abbiamo gli elenchi dei Caduti dalle guerre di Indipendenza alla Seconda guerra. Stiamo curando l’archivio delle Officine Reggiane. Sulla Prima guerra abbiamo preparato una mostra su I prigionieri dimenticati: 600.000 italiani che furono catturati e deportati dagli austriaci, 100.000 di loro morirono. Il governo italiano non mandò alcun aiuto a questi prigionieri. Temeva di incentivare la diserzione. A Reggio ci furono anche i primi morti per una manifestazione contro la guerra. Il 25 febbraio 1915 venne a tenere un comizio per l’entrata in guerra Cesare Battisti, al teatro Ariosto. Ci furono proteste in piazza e la polizia sparò. Caddero uccisi Fermo Angioletti e Mario Baricchi”.

Fanno ancora impressione, i numeri della Prima guerra. Cinque milioni e 800.000 mobilitati su una popolazione di 38 milioni di abitanti. Cinque milioni di soldati effettivi, 4.200.000 dei quali impiegati al fronte. Il 56% erano contadini. I renitenti furono 470.000, i morti 420 al giorno. Il 50% per ferite, il 30% per malattie, 750 i fucilati. Giusto ricordare i nomi e possibilmente i volti di tutti. “Abbiamo fatto ricerche – dice Amos Conti – anche nel nostro manicomio di San Lazzaro. Quindicimila soldati furono ricoverato qui per capire se fossero diventati davvero matti, magari dopo l’esplosione di una bomba, o se fingessero per tornare a casa. Quasi tutti furono rimandati in prima linea. Abbiamo trovato famiglie devastate, come quella di Luigi Giampietri di Albinea che perse nella guerra i quattro figli Anastasio, Ettore, Francesco e Umberto. Solo leggendo una singola storia e moltiplicandola per 600.000 si può entrare nella dimensione della tragedia. Sono passati tanti anni, bisogna fare presto. L’altro giorno è arrivata un’anziana signora. Ci ha portato una grande foto ed il foglio matricolare di suo padre. ‘Teneteli voi, per favore. Altrimenti, appena muoio, i miei nipoti buttano tutto nel cassonetto’ ”.

Jenner Meletti
“la Repubblica” 30 ottobre 2013

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.