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Le dure vicende di Visignano (Il Piccolo 30 set)

LETTERE

Negli anni Venti, nella nostra Visignano d’Istria, un individuo con un ombrellino in mano provocò mio padre, ostacolandogli il passaggio. Mio padre gli diede uno spintone e questo gli disse: «Lei deve essere un duro bolscevico!». Rendo noto che mio padre era un ex austriaco che non si era iscritto mai ad alcun partito. Poco tempo dopo dalla vicina Parenzo giunse un camion pieno di fascisti che si addentrarono nella casa di mio nonno, seminando il terrore; presero mio fratello Innocente e mio cugino Italo, ancora neonati, e se li gettarono tra le braccia l’un l’altro minacciando di gettarli fuori dal balcone, facendo piangere le nostre mamme.

Questo era il biglietto da visita dei nuovi arrivati: un episodio da far meditare a nostalgici della dittatura! Poi nel 1945 sono arrivati altri liberatori e qui la storia è più recente, ma non si può dire che si siano comportati meglio. Desidero inoltre segnalare due nostri paesani, Michele e Tiberio Miani, che a mio avviso hanno reso onore a Visignano d’Istria.

Lino Soravito, uno dei 350.000

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