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Le banche slovene frenano la scalata di Cerani (Il Piccolo 15 set)

di CLAUDIO ERNÈ

Ieri mattina Pierpaolo Cerani era stato dato per sconfitto e i commentatori parlavano già con i verbi coniugati al passato della sua ’mancata’ scalata all’industria slovena della birra, delle bibite, dei giornali e dei supermercati. In sintesi un uomo alle corde, una «meteora estiva» dissoltasi alle prime piogge.

Nel pomeriggio il quadro si è rovesciato perché l’imprenditore triestino – goriziano ha affermato di aver rilanciato la sua offerta e di aver acquisito venerdì nuovi pacchetti azionari in Slovenia. «Hanno riso anzitempo, speravano che mollassi e li lasciassi giocare ancora. Abbiamo rotto il quadro… In questo momento sono a Francoforte e mercoledì un comunicato ufficiale farà chiarezza su tutta l’operazione. Lo ripeto il quadro è cambiato».

Come sia cambiato il quadro Pierpaolo Cerani ieri non lo ha voluto dire. Aveva fretta, una maledetta fretta e il telefonino sembrava scottargli in mano. Ma ha promesso nuove notizie sulle acquisizioni e nuovi scenari. Poi ha ringraziato per l’interessamento. Ma perché il comunicato ufficiale sui nuovi scenari sarà diffuso appena domani?

Certo è che da parecchi giorni gli avversari dell’imprenditore, cantavano vittoria. Al di qua e al di la del confine. Qualcuno lo ha fatto a squarciagola, altri più sommessamente. Ma il ritornello era sempre lo stesso. «Aveva tentato la scalata al traballante impero dell’ex mago della finanza Bosko Srot, ma la holding controllata da Pierpaolo Cerani, era piena di debiti e le banche slovene hanno requisito le azioni».

Alle spalle del termine «requisire», usato impropriamente, vi è una precisa operazione finanziaria. Da tempo la «Infond holding», di cui è diventato recentemente amministratore Pierpaolo Cerani, aveva dato in garanzia le proprie azioni alle quattro più importanti banche slovene, ottenendo in cambio l’apertura di una importante linea di credito. Alla restituzione del prestito, le azioni date in garanzia sarebbero ritornate alla holding. Invece la restituzione non c’è stata – probabilmente per mancanza di nuovi crediti o per la spendita di tutto il prestito – e le banche slovene hanno «requisito» le azioni che sono diventate di loro proprietà. In altri termini la «Infond Holding» che all’inizio di agosto controllava formalmente più del 50 per cento della società finanziaria della fabbrica di birra «Lasko» e il 25 per cento della «Mercator», è rimasta con un pugno di mosche in mano.

Secondo le informazioni diffuse negli scorsi giorni ora la finanziaria possiede poco più del tre per cento delle azioni della fabbrica di birra e l’1,35 per cento di quelle della Mercator. Il quotidiano «Dnevnik» sostiene che la Infond Holding ha un patrimonio di 40 milioni di euro, contro cento milioni di debiti. Una situazione a rischio.

Su questo «sbilancio», ieri Pierpapolo Cerani non ha detto nulla, anche se nei giorni scorsi la sua azienda aveva annunciato che avrebbe citato in Tribunale le quattro maggiori banche slovene, «colpevoli» di aver compiuto non meglio specificate irregolarità nella vendita delle azioni «requisite».

Il mondo sloveno dalla politica si è schierato a riccio attorno al proprio sistema finanziario e ha affermato quasi all’unisono che, requisendo le azioni, si «sono tutelati gli interessi nazionali». In altri termini sia la fabbrica di birra Lasko, sia la Mercator impegnata nel settore dei grandi centri commerciali, ora sono controllate dal sistema bancario e finanziario di Lubiana. Dal momento che i principali Istituti di credito sloveni sono controllati dallo Stato, non è azzardato dire che per il momento la privatizzazione è «sospesa» e che le aziende coinvolte nell’operazione, sono ritornate lì, dov’erano in origine. Sotto l’ala del Governo.

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