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Laura Antonelli, storia di una diva tormentata

L’attrice, nata a Pola il 28 novembre 1941, conobbe una grandissima popolarità ma negli anni Novanta la sua vita fu funestata da un lungo calvario giudiziario.

«Il volto femminile più bello del mondo»: così Luchino Visconti definì una volta Laura Antonelli. Oggi l’attrice, nata a Pola il 28 novembre 1941 e scomparsa nel 2015 in completa solitudine nella sua casa di Ladispoli dopo aver vissuto a lungo lontana dal mondo dello spettacolo, avrebbe compiuto 80 anni. Diva tormentata e sex symbol negli anni Settanta e Ottanta con i suoi film ha fatto sognare milioni di italiani. A partire da quel «Malizia» di Salvatore Samperi – arrivato dopo «Il merlo maschio» di Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca – che nel 1973 la consacra regalandole una grandissima popolarità (la pellicola le vale anche un Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista e un Globo d’Oro come miglior attrice rivelazione).

«Sono bassina, tondetta e con le gambe un po’ corte. Chissà perché piaccio?». Gli anni Settanta per Laura Antonelli sono quelli del grande successo: dopo aver interpretato la sensuale cameriera Angela La Barbera accanto a Turi Ferro e al giovane Alessandro Momo la carriera dell’attrice spicca il volo. Sono gli anni di «Trappola per un lupo» di Claude Chabrol (1972), sul cui set conosce Jean-Paul Belmondo (con il quale Antonelli avrà una travagliata relazione), «Sessomatto» di Dino Risi (1973), «Mio Dio, come sono caduta in basso!» di Luigi Comencini (1974), ««L’innocente» di Luchino Visconti (1976) e «Passione d’amore» di Ettore Scola (1981), per il quale riceve il David di Donatello per la migliore attrice non protagonista.

Per tutti gli anni Ottanta Laura Antonelli si dedica a pellicole come «Viuuulentemente mia» di Carlo Vanzina al fianco di Diego Abatantuono (1981), «La venexiana» di Mauro Bolognini (1986), «Grandi magazzini» di Castellano e Pipolo (1986), «Rimini Rimini» e «Roba da ricchi» di Sergio Corbucci (1987). Sul finire del decennio l’attrice approda sul piccolo schermo in due miniserie, «Gli indifferenti» di Mauro Bolognini (1988) e «Disperatamente Giulia» di Enrico Maria Salerno (1989).

Nel 1991 si apre il capitolo più doloroso della vita di Laura Antonelli: la notte del 27 aprile vengono trovati nella sua villa di Cerveteri 36 grammi di cocaina. Inizia così un lungo calvario giudiziario: l’attrice viene arrestata per spaccio di stupefacenti e condannata in primo grado a tre anni e sei mesi. Nel 2000 invece viene assolta dalla Corte d’appello di Roma perché nel frattempo la legge era cambiata e il fatto non costituiva più reato.

In seguito alla vicenda l’attrice – che ha avuto anche problemi fisici legati ad un intervento estetico al viso mal riuscito – sprofonda nella depressione (viene anche ricoverata presso il centro d’igiene mentale di Civitavecchia). I suoi legali, per ottenere un adeguato risarcimento per l’ingiusta detenzione, citano in giudizio il Ministero della Giustizia. Nel 2003, in primo grado, le vengono riconosciuti soltanto 10mila euro. In appello, nel 2006, la cifra è elevata a 108mila euro più interessi (sentenza poi confermata in via definitiva dalla Corte di cassazione nel 2007). Ma Laura Antonelli, che da tempo versa in difficili condizioni economiche, ormai vuole soltanto essere dimenticata. Quando nel 2010 il suo amico Lino Banfi lancia un appello dalle pagine del Corriere all’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e al ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi per chiedere l’applicazione della legge Bacchelli a sostegno degli artisti lei fa sapere tramite il suo avvocato, Lorenzo Contrada: «Ringrazio Lino Banfi e tutti coloro che si stanno preoccupando di me. Mi farebbe piacere vivere in modo più sereno e dignitoso anche se a me la vita terrena non interessa più. Vorrei essere dimenticata». Morirà il 22 giugno 2015.

Arianna Ascione
Fonte: Corriere della Sera – 28/11/2021

Servizio del Telegiornale Regionale del Lazio di domenica 28 novembre dedicato a Laura Antonelli e alla rassegna in suo onore che inizia oggi alla Casa del Cinema di Roma, realizzata anche con il contributo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

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