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L’Arena di Pola – 311207 – Una questione di radici

Sì, io e mio marito siamo spesso in Istria, direi circa ogni 3 mesi salvo d'inverno quando la rigidezza del clima ci tiene nostro malgrado al calduccio dei termosifoni di casa. Con l'Istria, io che ci sono nata ho un rapporto intenso di ritorni che durano da oltre 40 anni; da sposata, vi ho fatto ritorno assai volentieri con mio marito e, soprattutto, con anche i nostri cinque figli e, da ultimo, anche con le loro bambine, le nostre nipoti.

 E' una questione di radici, di vincoli di sangue, di appartenenza, in un incantamento che va oltre la negatività e la ingiustizia della nostra storia, e va anche oltre il locale clima nazionalista e anti-italiano che non possiamo f ingere non ci sia in Croazia, visti i rigurgiti tipo esternazioni del presidente Mèsic per il "Giorno del Ricordo"' di quest'anno e altro ancora.

Questi ritorni, cominciati grazie alle parentele che ancora conservo a Sissano, hanno accompagno i vari periodi della nostra vita riempiendo innumerevoli album di fotografie. E' grazie alla presenza dei cugini rimasti che siamo stati invogliati a tornare per ricostruire i legami famigliari spezzati dall'esodo. Così è cominciato e continuato un lungo cammino, molto complesso e coinvolgente, con l'Istria, che per certi versi assomiglia a quello compiuto dal nostro Direttore e che continua a portarci ancora oltre confine. A suo tempo rividi la casa di mio padre e dei nonni materni e paterni (tuttora esistenti) dapprima con grandissima emozione, poi con sempre maggior dolore, alla fine con tanta rabbia e quel senso di amara ingiustizia subita, chiedendomi continuamente “perché ci è accaduto questo, e perché al nostro popolo?”

Da qui a voler capire e a voler cercare il bandolo della matassa, i motivi e le cause, l'origine del dipanarsi della storia, il passo è state breve. E' iniziato lo studio, la ricerca, il bisogno di sapere e capire, la raccolta di testi, la ricognizione sui luoghi, su tutti i luoghi dell'Istria. L'abbiamo percorsa in lungo e in largo, ne abbiamo visitato ed esplorato ogni cantone e pertugio possibile, esterno ed anche interiore, assorbendo umori, atmosfere, incanti e bellezze ma anche l'orrore delle zone delle foibe, con la consapevolezza di quanto di terribile e malefico era qui accaduto. Poco per volta ci siamo sentiti avvolgere e trascinare dalla venezianità, la romanità e la latinità delle pietre, spinti fino in Dalmazia, affascinati da Pago, Zara, Sebenico, da Traù, Nona, Morter e Punta Dura con la veduta delle Incoronate, del lago di Vrana… Negli anni lo stato d'animo è passato attraverso mutazioni e crescite che mai avrei immaginato.

Ho dovuto lasciarmi ammansire dalla vita e vedere che nel mio cuore lentamente cadeva la tensione e la collera, l'amarezza e la ribellione e anche un poco … di odio. Ho dovuto guardare con occhi nuovi tutta l'umanità che mi circonda quando sono là, assai diversificata per razze e lingue, ma identif icandomi comunque con quel piccolo mondo autoctono profondamente e autenticamente “istriano” della nostra gente, che ha il merito non da poco di essere sopravissuta, passando attraverso mille crogioli e alternanze di domini e sopraffazioni, sbattuta fra culture e linguaggi diversi ma che ha continuato a vivere secondo il proprio costume e le proprie tradizioni, fedele al meraviglioso dialetto, alla cucina regionale, alle vecchie usanze, tuttora vive e rispettate.

Ora tornare ha più senso, un senso anche “politico” perché abbiamo avviato un rapporto costante con la Comunità degli Italiani di Sissano, alla quale abbiamo fatto anche donazioni di libri e di vecchie riproduzioni fotograf iche del paese, ora incorniciate e appese nelle sale della sede. Da alcuni anni, quando siamo al paese, partecipiamo alle loro iniziative culturali e aggregative, siamo ormai conosciuti da molte persone e in tanti anni non abbiamo mai avuto nessun problema con chicchessia, anche perché, come ben dice il nostro Direttore, tutti rispettando alla fine si è anche a nostra volta rispettati.

Oggi, oltre che i rapporti coi parenti, intratteniamo relazioni con amici carissimi di etnia italiana con reciproco e arricchente scambio di informazioni, esperienze e cultura. Il polso della situazione politica e sociale della Croazia attuale lo abbiamo tramite la lettura dei quotidiani, "La Voce del Popolo", "La Battana", “Il Piccolo”, “Panorama” di Fiume. Concordo con il Direttore quando dice che la vera storia dell'Istria è pochissimo conosciuta sia dai locali che dai turisti italiani che la affollano d'estate, per cui è sempre utile diffondere informazioni ogni qualvolta ne capita l'occasione.

Direi anzi che noi esuli che ritorniamo siamo testimonianze viventi di quel passato che molti vorrebbero dimenticare e che i nuovi croati non conoscono e anzi spesso tendono a oltraggiare (il loro nazionalismo è noto anche se so che molta sofferenza è stata riservata anche a loro e la storia non è stata esente di torti anche nei loro riguardi. Perché le guerre, gli assassinii, l'odio ideologico e le persecuzioni vanno sempre condannati per chiunque li abbia commessi, siano essi Tito, Mussolini, Hitler, Stalin. Milosevich o altri ancora).

Perché ritorno, dunque? Perché sento che là è ancora casa mia, dove hanno vissuto, lavorato e costruito le loro esistenze i miei avi, bisnonni, nonni, e genitori, da parte di padre e di madre, perché qualcuno di essi riposa in quei cimiteri, perché le mie profonde radici sono qui. Se tornerei a viverci? Per sempre e definitivamente certo che no. Ma per una parte dell'anno, almeno un mese ogni tanto, sicuramente sì. In definitiva, costretta a 8 anni all'esodo, a non poter serenamente crescere sui luoghi dove da generazioni aveva vissuto la mia famiglia, mi pare quasi che un po' alla volta mi sono ripresa un poco dì quello che mi era stato ingiustamente tolto: la possibilità e la libertà di ritornare e di andare e venire a mio agio, la soddisfazione di immergermi nella bellezza di luoghi che per noi sono ancora “nostri”, il piacere e il privilegio di gustare i prodotti della mia terra, la libertà di parlare italiano e di calpestate i selciati calpestati da mio padre e mia madre, la fierezza di affermare la mia istrianità e il diritto di potermi dichiarare nata qui, l'aver trasmesso l'amore per l'Istria ai miei figli conducendoli sin da piccoli su queste terre che oggi anch'essi amano, l'aver costruito rapporti d'amicizia con tanti miei conterranei, tutto questo è già qualcosa.

di Irma Sandri Ubizzo

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