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L’Adriatico guarda al Danubio (Il Piccolo 21 mag)

La sua definizione è emersa durante la preparazione della strategia comunitaria per il Mar Baltico, adottata a ottobre 2009. La posizione della Commissione è chiara: la macroregione è il luogo di integrazione e facilitazione di tutte le politiche comunitarie, che concorrono alla crescita dell'economia e della società nel territorio di più Paesi con caratteristiche comuni. Le strategie macroregionali di rango comunitario riguarderanno solo quelle realtà dove le loro azioni avranno un impatto elevato. «Le strategie che consistono di parole messe in documenti e nulla più, non raggiungeranno i loro obiettivi» afferma la Commissione. La strategia macroregionale è un vero piano d'azione, che richiede risorse per la gestione e per i progetti previsti. Perciò per la Commissione è chiaro che dal 2014 una parte dei fondi strutturali sarà allocata a supporto di strategie macroregionali.

Il processo preparatorio della Strategia Baltica rappresenta un modello di riferimento per gli altri Stati membri. Su impulso tedesco è stata avviata la costruzione di altre due macroregioni, quella danubiana e quella del Mare del Nord. Per la Strategia danubiana il Consiglio europeo, cioè l'istituzione dove siedono i governi, già a giugno 2009 ha incaricato la Commissione di predisporre un piano d'azione da adottare entro dicembre 2010. La strategia include tutto il bacino fluviale danubiano. La sua cartografia, coprendo i territori adriatici dalla Slovenia al Montenegro, sottolinea drammaticamente l'emarginazione dell'Italia.

Per la sua oggettiva giustificazione ambientale, trasportistica e culturale, il coinvolgimento dei Paesi partecipanti alla macroregione danubiana è assai alto ed è testimoniato dalla partecipazione dei loro capi di governo e delle maggiori autorità competenti agli eventi della campagna di consultazione, coordinata dalla Commissione europea, che è in corso da febbraio.

Alla conferenza di Budapest, tre mesi fa, tutti gli Stati membri interessati hanno sottoscritto una dichiarazione di impegno, aperta alla firma dei Paesi non membri. La Strategia danubiana focalizza tutte le politiche settoriali dell'Ue e prevede la definizione di una governance specifica. Si è già entrati nel merito dei progetti operativi, che riguardano reti di trasporto, energia e Ict, ambiente e prevenzione dei rischi naturali, sviluppo socio-economico e relazioni culturali (cioè tutto!). Il finanziamento della strategia con i fondi strutturali è rivendicato non solo per la nuova programmazione europea 2014 – 2020, ma anche per l'allocazione dei fondi dei programmi operativi dell'Obiettivo cooperazione territoriale europea (ex Interreg) attualmente in corso. Poiché «la visione del bacino del Danubio come un grande sistema unitario è un pre-requisito per il suo sviluppo economico sostenibile» e «nel corrente periodo di programmazione dei fondi strutturali 2007 – 2013 l'area danubiana è divisa in due ambiti di sviluppo parzialmente sovrapposti», il Comitato delle Regioni dell'Ue ha già chiamato le altre istituzioni europee a ricostituire una sola entità unitaria dopo il 2014. Che fine faranno le regioni italiane del versante adriatico, oggi partecipi di entrambi i programmi messi sotto accusa?

Il valore aggiunto determinato da una strategia macroregionale, a partire dalla sua capacità di acquisizione di finanziamenti da tutte le politiche comunitarie, è evidente. La macroregione danubiana costituisce perciò un grave rischio per il futuro della direttrice meridionale dell'integrazione Est – Ovest: l'Italia è il Paese, che vede più direttamente minacciati i propri interessi legati alle relazioni con l'Est europeo. Per il Friuli Venezia Giulia tale prospettiva incide su una realtà che, grazie alla contiguità logistica e culturale, ancora nel 2008 realizzava con l'Europa centro-orientale il 6% del valore aggiunto sul Pil regionale, il doppio del Veneto e il triplo della media nazionale. Perciò, nonostante il recente attivismo del ministero degli Esteri italiano nel rilancio della Iniziativa adriatico-ionica quale base per la costruzione di una macroregione europea focalizzata sul ruolo dell'Italia, la questione del rapporto Adriatico – Danubio – Mar Nero merita attenzione straordinaria.

A fronte della configurazione ormai irreversibile della Strategia del Danubio, la salvaguardia degli interessi italiani richiede un'iniziativa originale capace di contrattare con Bruxelles uno spazio operativo straordinario fra Pianura Padana e Mar Nero all'interno della nuova programmazione comunitaria. Dieci anni fa la nascita del Programma transfrontaliero adriatico nel quadro di Interreg fu frutto di una incisiva posizione italiana, che scardinò i criteri chilometrici della burocrazia bruxellese. Oggi serve un'iniziativa di ancor più vasto respiro, che riproponga il quadrante adriatico come irrinunciabile volano della loro crescita a tutti i Paesi partner dell'Iniziativa centro europea. A favore della posizione italiana gioca la loro esigenza di riorientare i rapporti commerciali dall'asfittica "eurozona" ai mercati emergenti extra-europei, ma anche per noi è una partita di rilievo esistenziale.

Ugo Poli

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