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L’addio a Graziano Udovisi (Resto del Carlino 13 mag)

di ANTONIO BERGIANTI

«LA VECCHIAIA non ha mai smorzato la tua giovinezza. Il peso dei ricordi non ha mai vinto la tua gioia di vivere. Il lungo esilio dalla tua terra d'Istria non ha mai spento la tua italianità». Così la famiglia ha voluto sintetizzare la figura di Graziano Udovisi, morto lunedì ed i cui funerali si sono svolti ieri mattina nella chiesa parrocchiale di Montecavolo.

Il feretro avvolto nel tricolore e nella bandiera dell'Istria, è giunto nel piazzale della chiesa, presenti il sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini, Marco Eboli e rappresentanti dell'Associazione Venezia Giulia Dalmazia e del "Libero comune di Pola in esilio", la città in cui era nato 84 anni fa. Hanno concelebrato la Messa in un'atmosfera raccolta e partecipe il parroco Don Pier Luigi Ghirelli, don Riccardo Camellini, già parroco della frazione e don Umberto lotti della parrocchia di San Giuseppe.

Una cerimonia semplice come era nello stile del "maestro", ma nella quale si percepiva la grande partecipazione per un addio che porta con sè la memoria viva di una tragedia per troppi anni dimenticata, ma che Graziano Udovisi ha trovato la forza, perché nessuno dimentichi, di fissare nel volume "Foibe. L'ultimo testimone".

Il ricordo appassionato di nonno Graziano da parte del nipote Stefano, al termine della messa, ha fatto rivivere ai presenti un'esperienza umana e familiare di particolare intensità. La morte di oggi, ci ha ricordato è "il secondo trapasso, certamente meno doloroso rispetto al primo (quello della foiba – ndr)… "Con la prima, lunga, tremenda e mai dimenticata morte, ciò che venne colpito non fu unicamente il corpo, ma soprattutto l'anima".

Le date delle "due morti" quasi si sovrappongono: la prima, nella foiba, dalla quale tornò a nuova vita, il 14 maggio 1945, la seconda, in un letto d'ospedale il 10 maggio 2010, a 65 anni di distanza, "Denominatore comune la morte, ovvero la vita, o, meglio ancora, la foiba, cioè la morte e la vita".

Dalle parole del nipote è emerso il tormento di un uomo che ha conservato a lungo, nel silenzio, un segreto pesante, che non gli ha impedito però di essere un nonno speciale, capace di avvicinare i nipoti alla tragedia vissuta nel modo meno traumatico possibile. Al mare, il primo accenno. "Chiese a me e ad Andrea "Sapete cos'è una foiba?".

Nella risposta "fu preciso, quasi amorevole".

«La sua testimonìanza rimarrà per sempre»

IL SINDACO di Quattro Castella Andrea Tagliavini che ha rappresentato l'Amministrazione comunale ieri mattina ai funerali di Graziano Udovisi ci ha rilasciato questa dichiarazione: «A nome della comunità castellese esprimo profondo cordoglio per la morte di Graziano Udovisi.

Ho avuto modo di incontrarlo personalmente, insieme ai suoi famigliari, lo scorso mese di febbraio venendo a conoscenza della sua vicenda storica e umana. Insieme al nipote Stefano Setti proprio pochi me-

si fa la nostra Biblioteca comunale aveva organizzato una serata molto partecipata per la presentazione del suo libro di memorie. Anche attraverso quelle pagine la vita di Udovisi resterà nel tempo un'importante testimonianza per questa e per le generazioni future».

Il libro di cui parla il sindaco "Foibe. L'ultimo testimone" (Aliberti editore) è l'ultimo scritto che Graziano Udovisi ci ha lasciato. Il suo testamento da trasmettere come insegnamento alle nuove generazioni, per le quali si è speso incontrando spesso i giovani nelle scuole.

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