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Lacota: sul bus in Slovenia con la scritta ”Istria è nostra” (Il Piccolo 14 feb)

L’Unione degli Istriani non porge l’altra guancia. Figurarsi. Da giorni in prima linea con la richiesta a Napolitano della revoca dell’onorificenza conferita a Ribici e agli ”altri criminali sloveni”, il suo presidente Massimiliano Lacota è partito subito alla carica dopo che la versione slovena di Playboy è uscita con in copertina la triestina Giulia Cobez affiancata dalla scritta provocatoria ”Trst je naš”.

«Sono delle sottili provocazioni che mi fanno sorridere – ha detto – ma che ci hanno dato lo spunto, visto l’interesse manifestato oltreconfine in questi ultimi mesi con adesioni di nuovi soci, per pubblicizzare l’Unione degli Istriani anche nei comuni costieri da Capodistria a Sicciole».

L’Unione degli Istriani è quindi pronta a “sbarcare” in Slovenia, con una campagna promozionale di adesioni che prevede la realizzazione di manifesti pubblicitari da porre sulle fiancate dei bus pubblici utilizzati sulle linee tradizionali (Trieste–Capodistria–Isola–Portorose–Pirano), con la scritta “L’Istria è nostra!”. Ci sarà pure il vessillo della Provincia Istriana, che dal 1954, dopo il memorandum di Londra, rappresenta oggi il simbolo ufficiale (e registrato, con tanto di copyright) della associazione. «Non vorranno mica negarcelo, si tratta di pubblicità che pagheremmo profumatamente alla società erede della vecchia Slavnik», sottolinea il presidente Lacota.

Dura presa di posizione dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia a firma di Rodolfo Ziberna.

«Nel recente incontro tra i presidenti Napolitano e Turk è stata riconosciuta quella data come spartiacque nei rapporti tra le due nazioni. Intendiamo porre in essere altre iniziative, senza forzature, nel rigoroso rispetto dei propri ideali, dei vissuti di ciascuno, nella ma nella consapevolezza che questa strada intrapresa sia una strada scelta ma anche una strada dovuta, dalla quale non intendiamo allontanarci.

«Saranno queste le ragioni che ci faranno superare anche la stupidità di chi ha imbrattato il monumento della Foiba di Basovizza, ma anche la provocazione del periodico Playboy sloveno che per danaro non esita a porre in essere azioni gravemente provocatorie».

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